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di Giancarlo Visitilli

Corriere del Mezzogiorno, 27 settembre 2023

Il dentro e il fuori, il qui e l’altrove. Senza distinzioni fra reclusione e libertà, nella consapevolezza che si può essere più liberi dentro, molte volte. E tale libertà ha utilizzato Marilù Ardillo in “Parlami dentro. Oltre il carcere: lettere di ®esistenza” (Edizioni La Meridiana). Una pubblicazione che ha messo in relazione cittadine e cittadini “liberi” e detenuti, condividendo attraverso la scrittura le proprie catene e prigioni. È un progetto della Fondazione Vincenzo Casillo, impegnata da anni in diverse azioni socio-culturali a sostegno dell’istruzione.

A giusta ragione, anche lo scrittore Paolo Di Paolo, che cura la prefazione al libro, utilizza termini come “delicatezza, pudore rispettoso” a riguardo di scritti che rendono “visibile l’invisibile”. Perché le lettere raccolte da Ardillo si rivolgono a un destinatario sconosciuto ma tutte fungono come anelli di una catena umana che, di lettera in lettera, contribuisce a ricostruire l’identità di persone che hanno perso tanto, soprattutto in termini di dignità, private della libertà personale. Dall’autore radiofonico che avverte l’esigenza di “sfondare la porta”, sentendosi protetto “dal suo essere ristretto in carcere”, premunendosi di non “essere giudicato troppo per quello che sto per scriverle”, a Rosalba, che ammette di “curarmi con le parole per guarire”, nella consapevolezza che le parole “salvano”.

Tutte le lettere sono un’alternanza di emozioni profonde che trasfondono vita, coraggio, interesse per il vissuto di chi legge e di chi scrive. Una vera e propria corrispondenza d’amorosi sensi, che passa in rassegna anche le esperienze di chi, da recluso fuori, in occasione dell’emergenza Covid, comunque fa la differenza, rispetto a chi è sempre in una condizione di mancanza di libertà. In tante lettere si avverte un senso di pudore da parte di chi scrive, quando si ammette di “non voler dare consigli”: a chi, perché, rispetto a cosa, se la vita di chi è recluso non ha nulla da spartire con il respiro di chi guarda il cielo? La descrizione dei tempi e degli spazi diventano ora claustrofobia e perdizione, per poi rivelarsi, almeno nell’immaginazione fra chi legge e chi scrive, desiderio di volo, respiro pieno. È in questo districarsi del concetto di libertà che Parlami dentro è un libro prezioso. Un libro di parole resistenti, capaci di scrivere sulla pelle di chi legge e di chi scrive quel sentimento che comincia con il volersi avvertire dentro, perché le parole possano andare dove è giusto che aprano e scardinino porte, cancelli e catene. Scuotendo gli umani.