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di Liana Milella

La Repubblica, 6 marzo 2024

Il volume potrebbe uscire alla vigilia della conferenza stampa del presidente Barbera. Il titolo è di quelli giuridicamente incontestabili, “Le opinioni dissenzienti in Corte costituzionale “. Il sottotitolo recita anodino “Dieci casi”. E qui c’è già di che allarmarsi per via dell’autore, l’ex giudice della Consulta Nicolò Zanon. Perché, come ha già raccontato a dicembre la newsletter Toghe, proprio lui è già stato protagonista di una furiosa querelle a proposito della sua estrema voglia, dopo essersi lasciato alle spalle la porta della Corte, di raccontare mediaticamente tutto quello che non andava lì dentro, a partire soprattutto dalle decisioni, a suo avviso, decisamente contestabili. Degli esempi? In interviste, podcast e dibattiti, Zanon ha già divulgato i suoi distinguo sulla sentenza Regeni, sul verdetto per l’ergastolo ostativo, sulla decisione per le intercettazioni del caso Ferri, su cui l’ex giudice si è pure esibito in pubblico sollevando un vespaio.

La Consulta, presieduta dal costituzionalista bolognese ed ex deputato del PCI, poi Pds, Augusto Barbera, è stata persino costretta a un’uscita pubblica su di lui. Era il 20 dicembre. E con un comunicato molto duro. Che aveva una lunghezza inusuale per lo stile della Corte, in cui “l’imputato” Zanon veniva “condannato” con l’accusa di aver violato il segreto. La Corte scrisse che “i riferimenti alla discussione in camera di consiglio - la cui riservatezza è posta a garanzia della piena libertà di confronto tra i giudici e dell’autonomia e indipendenza della Corte - hanno ingenerato una rappresentazione distorta delle ragioni sottese alla decisione”.

Un mese dopo, il 17 gennaio, in un’intervista esclusiva del presidente Barbera con Repubblica, per ragioni di spazio in pagina, saltò la sua risposta proprio a una domanda su Zanon. Ecco cosa diceva Barbera: “Zanon non ha parlato di interferenze esterne, ma ha voluto solo evidenziare che dietro la decisione sul caso Ferri vi fosse, a suo dire, un’impropria preoccupazione per possibili effetti a cascata. Non vedo un consapevole tentativo di delegittimazione dall’esterno, semmai una grave leggerezza di Nicolò Zanon. È vero che da anni si batte, a torto o a ragione, per introdurre la dissenting opinion, che in astratto potrebbe essere introdotta in futuro, certo non assunta oggi tramite un’intervista a cui nessun giudice costituzionale può, peraltro, replicare per ragioni di necessaria riservatezza”.

Parole inequivoche quelle di Barbera che parla espressamente di “grave leggerezza”. E veniamo a oggi, al volume edito da Zanichelli, in cui Zanon s’interroga appunto sulla dissenting opinion. Facendolo però non in astratto, bensì sulla carne viva della Corte costituzionale in cui ha “vissuto” e ha lasciato appena quattro mesi fa. Leggeremo il libro, ovviamente destinato anche stavolta ad appannare inevitabilmente l’immagine della Corte. Rappresentata come un organo dove esistono contrasti molto pesanti che influiscono, magari su input politico, sull’esito delle sentenze. Che avrebbero potuto essere anche differenti. Un altro regalo alla destra insomma, quella a cui idealmente e obiettivamente appartiene Zanon che, del resto, non ne ha mai fatto mistero, al punto da svelare la sua militanza giovanile, aveva 14 anni, nel Fronte della gioventù.

Scorriamo l’indice allora. Dove non c’è soltanto la teoria, ma i casi concreti accaduti alla Corte. Svelando le dissenting opinion che non hanno avuto fortuna e che, come dice la Corte stessa, devono restare segrete. Può costituire un reato la loro rivelazione da parte di chi è uscito dalla Corte? I giudici sono coperti dall’immunità nell’esercizio delle loro funzioni, ma dopo? Siamo di fronte alla rivelazione di un segreto d’ufficio? Sta di fatto che Zanon, con la descrizione di ben dieci casi, attraversa le decisioni della Corte, e materialmente rivela, caso per caso, “l’opinione dissenziente mai venuta alla luce”. Come fa ad esempio a proposito del referendum sull’eutanasia, che la Corte non ammise. E l’allora presidente Giuliano Amato ne spiegò le ragioni in una conferenza stampa decisa a caldo proprio dopo il verdetto dei giudici.

Ma non basta. Zanon torna sul caso Ferri e sulle intercettazioni che furono disposte sul cellulare di Palamara dalla procura di Perugia utilizzate poi disciplinarmente per processare l’allora parlamentare di Italia viva. Una scelta che, a detta di Zanon, assecondò la decisione già presa dal Csm. Con metodo, l’ex giudice costituzionale espone il caso, illustra le questioni di legittimità sollevate, descrive quale sia stata la decisione della Corte, e poi ecco “l’opinione dissenziente mai venuta alla luce”. Dieci rivelazioni su dieci. L’indice del libro parla chiaro. Ce n’è anche per l’obbligo vaccinale, quando scatta e quando viene violato, nonché sulle ragioni che avrebbero giustificato di sospendere la prescrizione proprio per via della pandemia, e infine il caso Regeni.

Giusto il 18 marzo Augusto Barbera terrà la sua conferenza stampa annuale alla Consulta, un appuntamento istituzionale, a cui è presente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un’occasione importante, “rovinata” (ed è solo un caso?) dall’incombere del libro di Zanon. Annunciato in libreria giusto per l’11 marzo, una settimana prima, con un tempismo singolare. Anche se non è detto che il volume esca in tempo, perché, anche se dalla Zanichelli confermano che i magazzini sono pieni di copie, tentando di ordinarlo online ci si sente rispondere che “l’uscita è stata annullata dall’editore”. Da Bologna replicano che non è affatto così e sono pronti a spedire il libro. Ma a pensar male non si fa peccato…