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di Monica D’Ascenzo

Il Sole 24 Ore, 29 giugno 2024

Il mese dell’orgoglio della comunità arcobaleno assume valenze diverse a seconda delle latitudini e delle leggi in essere nelle diverse nazioni: si va dai Paesi in cui è illegale essere gay alle conquiste del matrimonio egualitario in Thailandia e Grecia. Un mese dedicato a una minoranza a livello globale. Una conquista, dopo 55 anni dai moti di Stonewall Inn, da cui ebbe inizio la lotta contro le discriminazioni della comunità Lgbtq+. Tutto cominciò nel 1969 con gli scontri che dal 28 giugno si aprirono fra la polizia, che aveva organizzato una retata nel bar di Christopher Street a New York, e manifestanti omosessuali e trans.

Pride 2024 - Nel 2024 il Pride è una realtà in svariati Paesi al mondo. Così si va dalla prima parata Lgbtq+ a Kiev dopo l’inizio degli attacchi militari russi, che ha visto momenti di tensione per la contro parata organizzata da neonazisti, alla manifestazione a Lagos in Nigeria come sfida alla repressione; dalle migliaia di persone in strada per l’annuale Pride Parade di Gerusalemme alla celebrazione dei due spiriti dei nativi americani del villaggio di Miccosukee, in Florida. Manifestazioni che spesso travalicano il significato originario, per divenire espressione di libertà soprattutto nei Paesi in cui esiste una criminalizzazione per legge o di fatto contro la comunità Lgbtq+.

I dati della comunità - Una comunità che è andata via via allargando i propri confini come dimostra l’evoluzione dell’acronimo arrivato a contenere più sfumature degli orientamenti sessuali: Lgbtqiap+ che sta per lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali, pansessuali con il + finale che apre a tutti gli orientamenti sessuali e le identità di genere non eteroconformi. Ma che allo stesso tempo ha aggregato consensi che vanno oltre la propria comunità.

In Italia, ad esempio, secondo un report di Pew Resaerch a livello globale il 73% degli italiani intervistati si dichiara a favore del matrimonio gay, in un panorama che vede le percentuali europee comunque ben più alte: in Svezia il 92%, nei Paesi Bassi l’89%, in Spagna l’87%, in Francia l’82% e in Germania l’80%. Percentuale, quella italiana, però alta se si confronta con i dati delle persone che si riconoscono nell’acronimo Lgbtq+: secondo il sondaggio Ipsos pubblicato per il Pride Month 2023, condotto in 30 nazioni del mondo e che ha visto coinvolte oltre 22.500 persone di età compresa tra i 16 e 74 anni, il 9% degli italiani si dichiara Lgbtq+. In particolare, il 2% si definisce omosessuale, il 3% bisessuale, l’1% pansessuali/omnisessuale e l’1% asessuale. C’è poi un 4% che si definisce transgender/genderfluid/non-binario.

Il dato italiano è in linea la media dei 30 Paesi, ma questa percentuale varia notevolmente tra le generazioni: i dati vanno dal 18% tra i GenZ al 4% tra i Babyboomers. A livello geografico, Spagna, Brasile e Olanda sono i Paesi ad avere il maggior numero di persone che si identificano come omosessuali, bisessuali, pansessuali/omnisessuale o asessuali. Al contrario, Polonia, Giappone e Perù sono i Paesi con le percentuali più basse.

In realtà le statistiche nazionali faticano a indagare in modo esaustivo l’identità di genere e l’orientamento sessuale della popolazione e problemi di riservatezza hanno spesso ostacolato il lavoro di istituti di statistica e di centri di ricerca quantitativa. Così la stessa Unione Europea, che già nel 2011 aveva espresso la necessità di avere dati più certi per poter monitorare e garantire una protezione sociale, non è riuscita a elaborare report esaustivi a riguardo. Negli Stati Uniti, un sondaggio Gallup sulla base di interviste telefoniche su oltre 12.000 americani, rivela che circa un adulto su 13 si identifica come Lgbtq +. Anche in questo caso la percentuale si alza con l’abbassarsi dell’età, fino ad arrivare a un quinto fra le persone nate tra il 1997 e il 2005.

L’evoluzione normativa - L’attenzione, anche politica, negli Stati Uniti è molto alta rispetto alla comunità Lgbtq+, tanto che nel suo discorso per il mese del Pride il presidente Joe Biden ha sottolineato: “Ho firmato lo storico Respect for Marriage Act, che protegge il matrimonio delle coppie omosessuali e interrazziali. Sono orgoglioso di aver posto fine al divieto per gli americani transgender di prestare servizio nell’esercito degli Stati Uniti. Ho firmato storici ordini esecutivi che rafforzano la tutela dei diritti civili per quanto riguarda l’alloggio, l’occupazione, l’assistenza sanitaria, l’istruzione e il sistema giudiziario. Stiamo anche combattendo la pratica pericolosa e crudele della cosiddetta “terapia di conversione”. L’altra faccia della medaglia nel Paese è la raffica di proposte di legge che ogni anno prendono di mira i diritti Lgbtq+. Solo nella prima metà del 2024 sono state 275 leggi, secondo l’American Civil Liberties Union.

D’altra parte a livello globale la mappa dei diritti è fatta di luci e ombre: se ci sono Paesi come la Thailandia e poco prima la Grecia che hanno approvato il matrimonio egualitario, dall’altra non mancano Paesi che stanno esacerbando le misure contro la comunità Lgbtq+ come la Russia, che nel marzo scorso ha inserito il “movimento Lgbt” nell’elenco di organizzazioni estremiste e terroristiche.

Dove è ancora illegale essere gay? A livello globale sono ancora 60 i Paesi in cui è illegale essere gay, con pene che vanno dalla detenzione fino alla condanna a morte. In questi contesti il mese del Pride diventa occasione per poter uscire allo scoperto e manifestare contro leggi discriminatorie. Fra le icone di coraggio la foto di qualche anno fa che ritrae un giovane ugandese con un adesivo sul volto che recita “Some ugandans are gay. Get over it!” (Alcuni ugandesi sono gay. Fatevene una ragione!), in un Paese in cui i rapporti fra uomini vengono puniti con l’ergastolo.

Le violenze contro le persone Lgbtq+ - Alle leggi contro i gay si sommano le violenze per discriminazione. L’associazione Tgeu, ad esempio, monitora ogni anno le morti violente di presone trans: dal settembre 2022 al settembre 2023 si sono contate 320 morti, con il Brasile che detiene il primato, tanto che dal 2008 ad oggi ha superato i mille assassini. Si tratta, però, solo della punta dell’iceberg, perché ad esempio il Bureau of Justice Statistics sottolinea come fra le persone Lgbtq+ le vittime di crimini d’odio siano 43,5 ogni mille persone di età pari o superiore a 16 anni, un dato più di due volte superiore rispetto alle persone etero (19 per mille).

Da questa parte dell’Atlantico l’ultimo report dell’European Union Agency for Fundamental Rights ha evidenziato come le violenze contro le persone Lgbtq+ risultino in aumento, tanto che nel 2023 il 33 % degli intervistati ha dichiarato di aver subito nei cinque anni precedenti tre o più attacchi violenti (contro il 26% del 2019). A destare preoccupazione poi il dato del bullismo nelle scuole: nell’Ue il 67% dichiara di esserne stato vittima con la percentuale che sale al 79% per i gay. Tanto che il 54% delle persone Lgbtq+ evita di tenersi per mano nei luoghi pubblici. E questo succede nell’avanzata Europa in tema di diritti, diventata meta per l’immigrazione dovuta alla discriminazione in altri Paesi. Il mese del Pride, alla luce di tutto questo, assume una valenza che va oltre la celebrazione colorata e festosa delle parate. Resta un mese dedicato a una minoranza che viene ancora discriminata.