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di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 1 maggio 2022

Il sottosegretario Sisto: esiste la separazione dei poteri.

Francesco Paolo Sisto, sottosegretario alla Giustizia: i magistrati sciopereranno contro la riforma, cosa ne pensa?

“Lo trovo ingiusto”.

Perché?

“Perché l’Anm è stata ascoltata al ministero per ben sette volte, minoranze comprese. Poi il Parlamento decide. La legge, alla Camera è stata votata dall’85% delle forze politiche”.

Ma non è ancora legge…

“Manca il sì del Senato, certo. Ma visto il larghissimo consenso, mi sembra che la scelta di incrociare le braccia non sia in perfetta sintonia con la Costituzione (cito un guru come il presidente Gaetano Silvestri). All’articolo Dm prevede i giudici soggetti solo alla legge, ma, almeno quella, come tutti sono tenuti a rispettarla. Si chiama separazione dei poteri...”.

Intende dire che è una scelta eversiva?

“No, per carità. Né eversiva né illegittima. E ben consentito ad un sindacato di criticare. Ma l’Anm non è un sindacato qualsiasi e certo non può rimproverare alla ministra Cartabia la mancanza di dialogo”.

L’Anm dice che non è protesta ma richiesta di ascolto…

“C’è stato tempo per riflettere, seguito da un confronto plurimo. Ma poi, per la Costituzione, è solo il Parlamento che scrive le leggi”.

Criticano soprattutto il fascicolo delle perfomance e la separazione delle funzioni...

“Il fascicolo è lo strumento operativo di un criterio già presente. E molte mediazioni sono state fatte al ribasso. La legge elettorale del Csm, in tante proposte, prevedeva il sorteggio temperato. Sulla separazione delle funzioni c’era chi proponeva “passaggi zero”. Le porte girevoli prevedevano stop più incisivi e a più categorie. Sui fuori ruolo addirittura il testo Bonafede era stato più drastico. C’è stata una mediazione secondo me necessaria, prolungata, convinta: tutti hanno fatto un passo indietro, per fame, insieme, due avanti”.

Mediazione vera?

“Sì. Lo ha dimostrato l’Aula. A parte l’astensione di Italia viva la maggioranza è stata iper compatta. E la prova della mediazione è che per alcuni la riforma è del tutto buonista e insufficiente; per altri, come l’Anm, super aggressiva. La scelta del Parlamento sta evidentemente nel mezzo”.

Lo sciopero può portare a modifiche del testo?

“Non dipenderà certo dall’Anm. Il Parlamento ha i suoi meccanismi di decisione, ha la necessità e il dovere di andare avanti ed evitare che alle prossime votazioni del Csm vi sia il solo rischio di andare con l’attuale legge. Sarebbe una sconfitta della democrazia, non solo della politica”.

Al Senato i voti potrebbero non essere compatti…

“Le fibrillazioni su questi temi sono fisiologiche. Ma confido in una ulteriore prova di maturità dei gruppi di maggioranza”.

Non pensa che sarebbe una sconfitta far passare una riforma che non piace a nessuno?

“Quello che davvero conta, nel nostro sistema fondato sulla democrazia rappresentativa, è che la legge sia votata in Parlamento”.