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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 22 febbraio 2024

La commissione Giustizia della Camera ha avviato l’esame della proposta di legge presentata da Roberto Giachetti di Italia viva con l’associazione “Nessuno Tocchi Caino”. Finalmente in Commissione Giustizia della Camera è stata dedicata l’attenzione necessaria alla proposta di legge presentata dal deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, insieme all’associazione Nessuno Tocchi Caino, sulla liberazione anticipata (speciale e ordinamentale). L’obiettivo principale di questa iniziativa è affrontare il problema del sovraffollamento carcerario e migliorare le condizioni di vita e lavoro all’interno delle prigioni. Questo risultato tangibile è il frutto del sacrificio di molte persone (il deputato Giachetti e Rita Bernardini di Nessuno Tocchi Caino in primis), e centinaia di detenuti che hanno sostenuto il Grande Satyagraha. A titolo esemplificativo, si può menzionare la partecipazione attiva di 46 donne (le ormai conosciute “ragazze di Torino” per il loro attivismo) e 64 uomini del carcere “Le Vallette” di Torino, oltre a ben 700 reclusi del carcere di Siracusa.

La commissione ha quindi avviato l’esame della proposta di legge. Lo scorso giovedì 8 febbraio si è svolta un’importante discussione in Assemblea riguardante la dichiarazione di urgenza su richiesta del gruppo Italia Viva, motivata dalla crescente preoccupazione per il sovraffollamento carcerario e per il numero allarmante di suicidi registrati nei primi mesi dell’anno nelle carceri.

Durante il dibattito, sono intervenuti anche i rappresentanti del gruppo Avs e del Pd, oltre al deputato Benzoni del gruppo Azione, a favore dell’urgenza della questione. La discussione non si è conclusa con una deliberazione, in quanto il deputato Giachetti ha ritirato l’istanza, aderendo alla richiesta del suo collega Pietro Pittalis di Forza Italia, il quale ha esplicitato “un impegno - concordato con il presidente della Commissione giustizia, Ciro Maschio, e con il consenso dei rappresentanti dei gruppi della maggioranza - affinché questa proposta venga incardinata in Commissione giustizia nella prossima seduta’.

Passando al merito la proposta di legge è di due articoli. Il primo mira ad aumentare da 45 a 60 giorni la riduzione di pena per ogni semestre di detenzione ai fini della liberazione anticipata, mentre il secondo articolo prevede di introdurre per i prossimi due anni un ulteriore aumento dei giorni di sconto di pena (da 60 a 75). La modifica proposta all’articolo 54 della legge 354/ 1975 mira a riconoscere e incentivare la partecipazione dei detenuti all’opera di rieducazione, favorendo così il loro reinserimento sociale.

Altro punto cruciale è la decisione sulla liberazione anticipata. La proposta di legge prevede che la competenza su questa decisione, in via generale, spetti al direttore dell’istituto penitenziario, con un’eccezione nel caso in cui il detenuto abbia subito una sanzione disciplinare che comprometta il suo percorso di rieducazione, caso in cui la competenza torna al magistrato di sorveglianza. Questa modifica, come affermato nella relazione illustrativa, è giustificata dal fatto che “ogni anno i tribunali di sorveglianza riescono a evadere solo poche migliaia di pratiche riguardanti la liberazione anticipata dei detenuti”.

L’articolo due inserisce un ulteriore incremento dei giorni di sconto di pena per la liberazione anticipata da 60 a 75 giorni per i due anni successivi alla data di entrata in vigore della legge. Il secondo comma prevede un ulteriore incremento della detrazione di pena, come già previsto dal primo comma, per i detenuti che hanno già beneficiato della liberazione anticipata a partire dal 1° gennaio 2016, a condizione che dimostrino continuativamente un comportamento rieducativo durante l’esecuzione della misura. Questa disposizione sembra introdurre un nuovo metodo valutativo, diverso dalla valutazione semestrale ordinaria prevista dall’articolo 54, comma 1, dell’ordinamento penitenziario. In questo caso, la valutazione sarebbe ‘ unitaria’ e considererebbe il comportamento complessivo del detenuto nei semestri successivi a quelli in cui ha già beneficiato dello sconto ordinario di 45 giorni.

Il terzo comma specifica che la detrazione di pena proposta si applica anche ai semestri di pena ancora da scontare al 1° gennaio 2016. Queste disposizioni, come sottolineato nella relazione illustrativa della proposta di legge, mirano a contrastare il sovraffollamento carcerario e a fornire un necessario ristoro per le condizioni detentive aggravate dalle misure adottate durante la pandemia di Covid- 19. Esse presentano somiglianze con le disposizioni relative alla liberazione anticipata speciale prevista dall’articolo 4 del Decreto Legge 146/ 2013 (convertito con modifiche dalla Legge 10/ 2014) riguardante misure urgenti per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e per la riduzione controllata della popolazione carceraria. Questo decreto, adottato in risposta al grave sovraffollamento carcerario, è stato emesso dopo la sentenza della Cedu dell’ 8 gennaio 2013, conosciuta come la sentenza pilota Torreggiani.

A tal proposito, la scheda di lettura per l’esame di questo progetto di legge, ci tiene a ricordare che l’articolo 3 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali proibisce la tortura o pene e trattamenti inumani o degradanti. La sentenza Cedu nel caso Torreggiani ha ribadito che gli Stati hanno l’obbligo di garantire condizioni di detenzione compatibili con il rispetto della dignità umana e il benessere del detenuto. La Corte ha sottolineato che la mancanza di spazio nelle celle può costituire una violazione dell’articolo 3. In tale sentenza, la Cedu ha riconosciuto che il sovraffollamento carcerario in Italia era dovuto a problemi strutturali del sistema penitenziario e ha ordinato alle autorità nazionali di adottare misure preventive e correttive entro un anno.

Come ha ricordato il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, nel corso di un’audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera, sono 60.926 i detenuti presenti nelle carceri italiane al 19 febbraio. Tra questi 44.681 con condanna definitiva e 9.536 in attesa di primo giudizio. Il capo del Dap ha anche ricordato che “sono 21 le donne con 24 bambini negli istituti detti Icam, anche se in realtà solo quello di Lauro è specifico per questi trattamenti mentre gli altri sono reparti specializzati con una vocazione avanzata ma inseriti in istituti ordinari”, sottolineando anche che che nei dati mancano quelli delle case famiglia di Roma e Milano. Ricordiamo i posti ufficiali disponibili sono 51.347. Ciò significa che il sistema carcerario italiano opera di gran lunga oltre il suo limite, senza dimenticare che vanno sottratti 3.000 posti inagibili. Una tendenza in crescita che vede un incremento significativo rispetto all’anno precedente, con un aumento di oltre 7.000 detenuti dall’inizio del 2021.

Tale aumento, che corrisponde a una media mensile dello 0,8% negli ultimi sei mesi, mette in evidenza una situazione che si fa sempre più critica col passare del tempo. Questo dato va accompagnato dall’aspetto particolarmente preoccupante rappresentato dal numero crescente di suicidi all’interno delle carceri nel corso dei primi due mesi 2024. Dall’inizio dell’anno, in appena due mesi, siamo giunti a 19 suicidi (venti se consideriamo il migrante al cpr di Ponte Galeria) e 26 detenuti morti tra “cause naturali” e ancora da accertare. Cifre confermate dal capo del Dap che ha specificato: “Sui 19 suicidi del 2024 7 erano definitivi, 8 in attesa di primo giudizio e 3 con posizione giuridica mista, un solo detenuto era appellante”. L’emergenza è chiara.