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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 14 giugno 2023

La misura ha scopo deflattivo ma anche “risarcitorio” per la detenzione durante il Covid. L’appello delle “ragazze di Torino”, sottoscritto da 114 detenute del carcere La Vallette, chiede che venga presa in esame la proposta Giachetti sulla liberazione anticipata speciale. Ricordiamo che si tratta di una misura alternativa introdotta nel 2013 tramite un decreto, volta a risolvere, nel minor tempo possibile, il sovraffollamento carcerario.

L’aspetto caratterizzante di questa misura si sostanzia in un temporaneo sconto di pena pari a 75 giorni per ogni singolo semestre di pena espiata, in luogo dei 45 giorni previsti dalla liberazione anticipata disciplinata dall’art. 54 della legge sull’ordinamento penitenziario. Non si tratta di un regalo. Va a favore dei detenuti che danno prova di aver partecipato all’opera di rieducazione. Tale misura ha avuto un carattere temporaneo. Infatti ha avuto applicazione per due anni dall’entrata in vigore del decreto, ovvero nel biennio intercorso tra il 24 dicembre 2013 e il 23 dicembre 2015.

Riproporla oggi, ha senso. La liberazione anticipata speciale potrebbe rispondere a due finalità. Una deflattiva, perché indubbiamente il sovraffollamento ha cominciato nuovamente a galoppare. L’altra è risarcitoria. Come spiegò molto bene il garante regionale Stefano Anastasìa, sarebbe necessario un ristoro anche per i detenuti, una minima misura di giustizia dopo quello che hanno sofferto durante i terribili e devastano anni di pandemia: una liberazione anticipata speciale per riconoscere a chi è stato detenuto in questo periodo di aver scontato una pena di fatto più dura della detenzione ordinaria. Una doppia pena. Da ribadire che tale misura non è un “tana libera tutti”. Ha una finalità premiale, in quanto l’abbuono di pena viene riconosciuto al detenuto “meritevole” e comunque discende da una valutazione del magistrato di sorveglianza. L’istituto della liberazione anticipata speciale consente al condannato a pena detentiva di beneficiare di una congrua riduzione di pena, come riconoscimento della sua partecipazione all’opera di rieducazione e ai fini del suo reinserimento nella società.

Nel 2021, in occasione della proroga delle misure deflattive anti Covid per il carcere, Giachetti ha presentato un ordine del giorno che impegnava il governo a introdurre, in via temporanea e per un periodo di due anni, l’istituto della liberazione anticipata pari a 75 giorni per ogni semestre di pena, non applicabile ai condannati ammessi all’affidamento in prova, alla detenzione domiciliare o a quelli che siano stati ammessi all’esecuzione della pena presso il proprio domicilio. Ovvero “per quanto riguarda i condannati che, a decorrere da dicembre 2015, abbiano già usufruito della liberazione anticipata, del riconoscimento per ogni singolo semestre della maggiore detrazione di trenta giorni, sempre che nel corso dell’esecuzione successivamente alla concezione del beneficio abbiano continuato a dare prova di partecipazione all’opera di rieducazione”. Purtroppo non è stato preso in considerazione dal governo scorso. Con quello attuale, è tutto finito nell’oblio. Non solo la liberazione anticipata speciale, ma tutto l’intero pacchetto.