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di Federica Olivo

huffingtonpost.it, 2 febbraio 2023

Dopo una mattinata di nervosismi, Meloni blinda tutto. Il ministro va in Parlamento e (per ora) salva il sottosegretario che ha passato a Donzelli le conversazioni di Cospito coi boss. Prova a liquidare la questione Delmastro-Donzelli con una manciata di parole, giustificandosi con il fatto che i tempi non sono maturi per dare una risposta definitiva. Che al ministero è in corso un approfondimento e che anche la procura di Roma ha aperto un’inchiesta. Ma, così facendo, Carlo Nordio ottiene l’effetto contrario. Perché l’opposizione - che lo aveva chiamato alla Camera per riferire del caso Cospito, ma anche per spiegare che tipo di atti fossero quelli di cui il sottosegretario con delega alle carceri, Andrea Delmastro, aveva parlato con il vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli, il quale ne aveva spiattellato il contenuto in Parlamento - se la prende con lui. E lo accusa di essere stato reticente.

Dietro le sembianze del Ponzio Pilato a Montecitorio, che si lava le mani di una questione che solo lui può redimere, c’è però il grande imbarazzo di un ministro che sa di avere le mani legate. Di essere, come ha commentato sarcastico qualche parlamentare in Transatlantico, considerato dalla premier meno importante del suo sottosegretario. Di Delmastro, per l’appunto, che con Nordio non va esattamente d’accordo. Soprattutto dopo che per due settimane l’avvocato biellese fedelissimo di Meloni ha fatto da controcanto al ministro sulla riforma delle intercettazioni. Che i due non si prendano è ormai il segreto di Pulcinella, anche se in via Arenula raccontano che Nordio si sforzi di trattare il suo sottosegretario sempre con grande cortesia e “grande umanità”.

Nella frenetica mattinata di via Arenula - condita, peraltro, da quattro blackout parziali in poche ore, che hanno spazientito non poco i dipendenti - non è passato inosservato che il Guardasigilli fosse irritato, per non dire arrabbiato, per il fatto che il suo sottosegretario avesse raccontato all’amico-coinquilino Donzelli il contenuto di atti quantomeno molto delicati. Eppure, irritazione a parte, Nordio ha potuto fare ben poco. E non tanto perché sulla vicenda c’è un’istruttoria interna in corso, quanto perché sa bene di avere poco margine di azione.

Ritirare le deleghe a Delmastro sarebbe stato un gesto troppo forte, che lo avrebbe messo in contrapposizione con FdI e anche con la premier tanto più che già dalla mattinata fonti di FdI assicuravano che il ruolo del sottosegretario era blindato. Chiedergli, con il sorriso sulla bocca, di fare un passo indietro per il bene della coalizione forse sarebbe stato un gesto meno forte, ma che Nordio non si è sentito di fare. Sarebbe stato solo contro tutti e non se l’è sentita: l’effetto è stato quello di prestare il fianco al melonianissimo sottosegretario. Dal canto suo la premier è stata molto silente, ma allo stesso modo molto interessata alla vicenda, per tutto il giorno, fino a quando non ha telefonato in diretta in prima serata su Rete4, per dire che “la sfida (degli anarchici, ndr) non è al governo, la sfida è allo Stato e lo Stato ci riguarda tutti, non è un tema politico, di destra e sinistra”.

Così, in Aula, il Guardasigilli poco ha potuto fare se non soffermarsi a lungo sulla storia dell’anarchico che è da 105 giorni in sciopero della fame e accennare appena qualche frase sulla querelle che da due giorni agita il Parlamento. In sostanza, ieri Donzelli alla Camera ha citato atti riservati del Dap che riguardavano le conversazioni di Cospito con altri detenuti al 41 bis, a Sassari, mafiosi. Atti il cui contenuto, per sua stessa ammissione, gli è stato riferito da Delmastro. Ma di che atti si parla? Erano atti secretati o solo riservati? È molto probabile che si tratti di carte della seconda categoria, ma a questa domanda Nordio non risponde: “Gli atti che riguardano detenuti al 41 bis sono in via generale di natura sensibile. A partire da questo dato esiste però una pluralità di aspetti che meritano approfondimenti: bisogna vedere di che tipo di atti si tratti, quale livello di segretezza essi abbiano, se e chi potesse averne conoscenza e se il destinatario potesse divulgarli e condividerli con terzi”, premette il ministro. E in queste parole, pronunciate con il solito garbo, si nasconde tutto l’imbarazzo che prova in questo momento.

“Già nella giornata di ieri, come è noto, ho chiesto al mio Capo di Gabinetto di ricostruire quanto accaduto. Questi quesiti attengono ad una materia complessa, delicata, suscettibile per alcuni aspetti di diverse interpretazioni. A questo quadro si aggiunge l’indagine aperta dalla procura di Roma per rivelazione del segreto d’ufficio. Questa notizia è un elemento di novità, di cui per il doveroso rispetto del lavoro degli inquirenti non possiamo non tener conto”, ha concluso il ministro, attirandosi i boati dell’opposizione. Debora Serracchiani, parlamentare del Pd, gli chiede di ritirare le deleghe a Delmastro - opzione che, come dicevamo, non è neanche sul tavolo al momento - e si rammarica del silenzio della premier. Riccardo Magi, deputato di +Europa nonché autore dell’espressione “analfabeti istituzionali” che, indirizzata a Delmastro e Donzelli, ha monopolizzato ieri la discussione parlamentare, accusa il ministro di essere stato elusivo: “Se la finalità del 41-bis è impedire la comunicazione tra detenuti ed esterno, ieri quelle comunicazioni sono state garantite dall’onorevole Donzelli. Lei si assume la responsabilità di non intervenire ma si deve assumere anche la responsabilità di dirci cosa è accaduto rispetto alle dichiarazioni di Donzelli. Lei non ha voluto o non ha potuto prendere delle decisioni rispetto alle deleghe del sottosegretario né dirci parole chiare, a questo punto quella responsabilità ricade direttamente su di lei e sul presidente Meloni”.

Nordio ascolta in silenzio, non si scompone, parlotta per pochi secondi con Francesco Paolo Sisto, unico dei suoi vice in via Arenula presente in Aula: Delmastro non c’era, eppure meno di un’ora prima aveva abbondantemente parlato ai giornalisti per dire che non si sarebbe mai e poi mai dimesso, perché riteneva non ci fosse motivo. Anche Donzelli è assente. “Ha la riunione del Copasir”, viene giustificato il deputato dai suoi, eppure quello scranno vuoto viene notato da tutti. L’espressione tra l’impassibile e l’imbarazzato di Nordio, visibilmente stanco, cambia solo verso la fine, quando interviene Davide Faraone di Italia Viva: “Ministro - gli dice il deputato - FdI è garantista quanto io e lei abbiamo una folta chioma”. La battuta è gustosa e lo sa anche il Guardasigilli. Che, pur essendo stato eletto nelle file di Fratelli d’Italia, proprio non riesce a trattenere il sorriso. L’unico, probabilmente, di questa giornata complicata.