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di Antonio Fraschilla

L’Espresso, 26 giugno 2022

I numeri della Direzione centrale antidroga del ministero fotografano un fenomeno in crescita: “Il nostro Paese è il più grande hub tra Sud America e Balcani, ma cresce anche il consumo interno”.

I numeri sono impressionanti e li ha messi in fila la Direzione centrale dei servizi antidroga del ministero dell’Interno. Un fiume di cocaina sta invadendo il nostro Paese come mai era capitato negli ultimi dieci anni: sia per consumo interno ma soprattutto perché l’Italia è diventata un hub tra Europa, Sud America e Balcani. Certo, il dato è influenzato dalla pandemia e anche dall’ottimo lavoro della polizia e delle forze dell’ordine tutte che hanno incrementato le attività. Ma resta il fatto che dal 2012 a oggi non si era arrivati a queste cifre di sequestri: e considerando che di solito quello che si scopre in questi casi oscilla tra il 10 e il 20 per cento del reale traffico, ecco che l’Italia si dimostra essere crocevia e grande paese consumatore della polvere bianca che arriva, in gran parte, dal Sud America e dai Balcani, ma non solo.

Dicono dalla Direzione antidroga del ministero, che ha appena fatto il punto sull’attività del 2021 con il generale Antonino Maggiore e il vice capo della Polizia Vittorio Rizzi: “Il dettaglio degli incrementi segnala un ulteriore record nei sequestri di cocaina, che, dopo l’exploit del 2020, in cui i volumi erano arrivati a 13,6 tonnellate, raggiungono la quota di 20,07 tonnellate, traguardo assoluto senza precedenti nel passato. L’incremento percentuale rispetto all’anno precedente, che già aveva segnato un considerevole aumento rispetto al 2019 (+64,25%) e al 2018 (+127,76%), è del 47,66%. L’andamento dei primi mesi dell’anno in corso sembra confermare il rilevante aumento dei volumi sottratti al mercato illecito. Si tratta di una crescita costante e dall’andamento esponenziale: dalle 3,6 tonnellate del 2018, grosso modo duplicandosi ogni anno, si è vertiginosamente passati alle 8,2 del 2019, alle 13,5 del 2020 e, infine, alle 20,07 del 2021. Sembra prospettarsi un fattore consolidato, che induce qualche considerazione”.

È chiaro che il dato è frutto, come detto, del miglioramento costante dell’attività di indagine e controllo: “Si ritiene plausibile che le Forze di Polizia abbiano sviluppato efficaci strategie per l’individuazione dei carichi che giungono nel nostro Paese, attraverso una sempre più evoluta ed incisiva analisi di rischio applicata sui movimenti e sulla circolazione dei container commerciali. Nell’anno di riferimento, non a caso, i sequestri frontalieri di cocaina hanno rappresentato il 69,13% del totale intercettato in Italia (il 98,7% considerando gli ingressi marittimi), raggiungendo 13,8 tonnellate sulle 20,07 complessive. Questo dato, che appare assai significativo, consente anche una seconda riflessione; già nel 2020, in sede di consuntivo, era stata ipotizzata l’eventualità di una “nuova” rotta mediterranea che, dopo aver fatto tappa negli scali nazionali (Gioia Tauro, innanzitutto), consentisse a compagini criminali etniche, in particolare albanesi e serbo-montenegrine, di trasferire lo stupefacente nei porti dell’area balcanica, del Mar Egeo e del Mar Nero”.

Il nostro Paese è quindi “il punto di snodo e di passaggio verso altri mercati di consumo dello stupefacente e il consolidamento sulla scena criminale delle organizzazioni criminali balcaniche, ormai in grado di instaurare rapporti di stretta collaborazione sia con i cartelli criminali dei produttori, che con i sodalizi più strutturati della criminalità autoctona”.

Ma c’è un terzo elemento di “interpretazione” di questo vertiginoso trend può essere verosimilmente individuato nella ripresa dei traffici nel secondo anno della crisi sanitaria dovuta al Covid-19: “Come è stato accennato, dopo il rallentamento dei primi mesi del 2020, è subentrata una decisa ripresa delle importazioni di stupefacente provenienti dal Sudamerica, dove i cartelli del narcotraffico stanno immettendo nei flussi di traffico il surplus di prodotto stoccato durante le fasi più aggressive della pandemia. È ipotizzabile che questo fenomeno condizionerà nel medio periodo le importazioni di cocaina verso i mercati di consumo europei”.