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di Claudio Marmugi

Il Tirreno, 19 aprile 2023

Cristiano Grasso e il nuovo incarico in alta sicurezza: “Sono lì per scelta. Bella classe, il canto come pratica di recupero”. L’avventura, giovedì scorso, è diventata realtà con una prima lezione di fatto, concreta, in presenza. Una grande soddisfazione. Il Maestro Cristiano Grasso, docente di formazione audio-percettiva presso il Conservatorio Mascagni nonché direttore di due cori tra i più famosi della città, lo “Springtime” e le “Monday Girls”, è diventato direttore del coro delle “Sughere”, la Casa Circondariale di Livorno, con un progetto sperimentale che lo impegnerà per sei mesi insieme a venti detenuti volontari della sezione di “alta sicurezza”.

Un percorso che rientra negli interventi educativi in ambito penitenziario, da un’idea della coordinatrice dell’Area Trattamentale della Casa Circondariale, la dottoressa Marcella Gori e di tutto il suo staff di educatrici. Un’ora e mezzo alla settimana (lo stesso tempo delle lezioni “fuori” con gli altri cori), nel primo pomeriggio del giovedì, fino all’autunno 2023; corso che terminerà con un’esibizione (presumibilmente all’interno del carcere, visto il regime di detenzione al quale sono sottoposti i membri di quella sezione). Il nome che Grasso ha scelto per il gruppo è bellissimo e già la dice lunga sugli intenti pedagogici d’insieme: sarà il coro “UnAnime”.

Maestro, come è andata la prima lezione?

“Al di là di ogni più rosea previsione, ma non avevo dubbi. Io ho giocato a carte scoperte, ho detto alla classe “Io sono qui per scelta, perché voglio essere qui”. E l’hanno capito. L’hanno sentito. Hanno risposto tutti in maniera estremamente positiva. Si è creato subito un feeling. Dopo venti minuti di lavoro mi sembrava di essere alle prove di un coro mio qualsiasi, uno di quelli con cui lavoro da sempre”.

Come è nata l’idea di questa avventura?

“Nella vita non mi occupo solo di musica. Dal 2009 lavoro come docente all’Istituto Comprensivo Bartolena, da alcuni anni sono il referente della disabilità. Per formazione (e deformazione) sono attento a qualsiasi realtà mi circondi, ai bisogni speciali di ognuno. All’inizio dell’anno, mi hanno contattato loro, mi hanno chiesto se fossi stato interessato ad una collaborazione con le “Sughere”. Non li ho fatti neppure terminare la frase che avevo già risposto “s씓.

Che tipo di lavoro cercherà di realizzare?

“Voglio mettere al centro di tutto, attraverso la musica, per mezzo del coro e del cantare insieme, la possibilità di esercitare (e far esercitare) una pratica sociale all’interno di una comunità che le relazioni - per un insieme di motivi che non sta a noi giudicare - le ha perse. E’ un percorso di recupero che fa capo all’Educativa e io lo sento perfettamente calzante alle cose che faccio”.

Sono stati bravi i suoi alunni?

“Sono rimasti per un’ora e mezzo a cantare senza risparmiarsi. Hanno partecipato con slancio, lasciandosi andare anche ad affermazioni non scontante all’interno di luogo così delicato e complesso. Sono trapelate molte emozioni nel nostro incontro. Mi ha colpito molto la loro determinatezza, si sono lasciati correggere senza subire la frustrazione dell’errore, un atteggiamento molto costruttivo”.

Ci può dire com’è composta la classe?

“Sono tutti italiani, a parte un paio. Mi aspettavo persone più in su con l’età, invece ci sono diversi giovani”.

Cosa avete cantato?

“C’è un murale nell’ala del carcere dove proviamo. Lo avevo visto durante il mio primo sopralluogo. In questo affresco domina una frase del “Mio canto libero” di Battisti. Sapete, “in un mondo che non ci vuole più… Il mio canto libero…” quello che “Vola sulle accuse della gente”. Mi è sembrato un ottimo attacco per una grande esperienza”.