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di Monica Dolciotti

La Nazione, 25 luglio 2023

“A 81 anni ha bisogno di cure, non riesce più a resistere in carcere”. Alessandra Fedele, figlia di Antonio Fedele, ha scritto a “La Nazione” per segnalare la situazione del padre, detenuto in carcere a Livorno dopo avere ucciso l’ex genero Massimiliano Moneta lo scorso 11 aprile nelle campagne di Vada (nel Comune di Rosignano Marittimo) sparandogli.

Il 7 aprile Antonio Fedele si costituì presentandosi alla Stazione dei Carabinieri di Rosignano Solvay dopo una settimana di latitanza. “Mio padre è detenuto nella casa circondariale di Livorno. - ricorda nella lettera Alessandra Fedele - Non ho mai voluto parlare con i giornalisti perché ritenevo non fosse opportuno anche per proteggere i miei figli ancora minorenni. Adesso però la situazione è molto grave, mio padre è in fin di vita e non viene né scarcerato, né portato in ospedale. Il garante dei detenuti di Livorno (Marco Solimano, ndr) ha scritto all’avvocato Giuseppe Cutellè che difende mio padre, per comunicare la sua situazione critica, ma nessuno fa niente. Mio padre ha 81 anni e la sua età è incompatibile con il regime carcerario, in più da più di 10 giorni non mangia e non beve, non prende le medicine, è depresso e non sappiamo quanto potrà reggere”.

Raggiunta al telefono, Alessandra Fedele ci riferisce: “Mia madre si recherà in carcere domani (oggi, ndr) per provare a vedere mio padre, che negli ultimi tempi ha rifiutato di ricevere visite. Ci andrà anche l’avvocato Cutellè. Mio padre ha parlato al telefono con mamma questa mattina (ieri ndr) sollecitandola a chiedere aiuto anche tramite i media. Mio padre ha commesso un gravissimo reato e lo ha confessato. Ma per le sue condizioni e per la sua età non può restare in carcere. L’unica cosa da fare è portarlo in ospedale perché soffre di diabete, problemi cardiaci e disfunzioni alla tiroide. Se il Giudice lo permettesse, chiediamo che sia poi trasferito a casa agli arresti domiciliari. Se deve morire che avvenga tra le mura di casa.

Dal carcere hanno fatto sapere all’avvocato Cutellé che mio padre è guardato a vista in isolamento, perché sono state trovate delle lettere scritte da lui che hanno fatto temere potesse compiere atti di autolesionismo. Ma quando l’avvocato si è rivolto al giudice Mario Profeta chiedendo gli arresti domiciliari per mio padre, la risposta è stata che le indagini non sono concluse, perciò deve restare in carcere. Intanto stamani (ieri, ndr) il nostro medico e il medico nominato dal Tribunale si sono recati da mio padre per verificarne le condizioni. L’avvocato Cutellè spera di avere subito la relazione medica”.