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di Gian Antonio Stella

Corriere della Sera, 22 febbraio 2023

Nel primo e unico confronto televisivo tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini, un tema centrale come il diritto alla cittadinanza è stato liquidato con poche parole. “E poi vorrei dire che ci vuole una legge sullo Ius soli perché chi nasce e cresce in Italia è italiana o italiano”. “D’accordo ovviamente sullo Ius soli...”.

Totale: 8 secondi e una manciata di centesimi. Ma scusate: è mai possibile che nel primo e unico confronto televisivo su SkyTg24 tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini un tema centrale come il sacrosanto diritto alla cittadinanza, con tutto il suo carico di divisioni, polemiche, razzismo, ostilità, tormentoni, odio e lacrime e sparate propagandistiche occupi lo spazio del volo di un aeroplanino di carta? E quando hanno intenzione di parlarne ai loro elettori, i due candidati alla guida del Partito Democratico?

Quando? Nei cenacoli sempre più ristretti dove recentemente, come segnalava con leggiadra ferocia Sebastiano Messina, “è in corso un dottissimo dibattito in cui viene messa sotto accusa “l’impostazione ordoliberista” e contestato “il mantra della disintermediazione”“?

Son passati quasi cinquant’anni da quando l’Italia contò per la prima volta più immigrati stranieri in arrivo che italiani decisi a emigrare, quaranta dalla prima richiesta della Chiesa cattolica di dare almeno il voto amministrativo ai nuovi arrivati, oltre trenta dal primo censimento Istat coi moduli anche in arabo, più di venti dalla legge Bossi-Fini, dieci da quando l’allora astro nascente Matteo Renzi tuonava: “Torniamo a chiedere al Parlamento e alle autorità centrali che sia presto approvata la legge sullo Ius soli, perché chi nasce in Italia deve essere cittadino italiano”. Tout court: Ius soli. Senza sfumature.

E mentre il consenso degli italiani alla concessione d’una cittadinanza temperata da indispensabili paletti (tot anni di residenza, tot anni di scuola, regole chiare sui diritti civili, il rispetto per le donne...) calava dal 72,1% (dato Istat 2012) al 41%, la sinistra andava avanti: “Ius soli! Ius soli! Ius soli!”. Una formula, messa così. E basta. Una bandiera da sventolare come un drappo rosso davanti al toro delle destre urlanti: “Mai! Mai!”. Senza provare davvero a convincere i perplessi e spiegare che ormai l’Europa intera aveva scelto sistemi misti e “Ius culturae”. Finché lo stesso Renzi nel 2017, messo alle strette in tivù da Corrado Formigli che chiedeva perché non avesse insistito sulla cittadinanza dopo aver stravinto le europee 2015, chiuse: “Ma lei vive su Marte? Non ci sono i numeri”. Otto anni dopo siamo ancora lì. Alla bandierina sventolata en passant in tivù...