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di Francesco Damato

Il Dubbio, 22 novembre 2023

Per quanto bipartisan lo sciacallaggio politico e la sua appendice mediatica della tragica fine di Giulia Cecchettin è stato, anzi è di uno squallore certamente prevedibile ma non per questo accettabile. Chi abbia cominciato per prima è difficile dire. Forse la sinistra cavalcando certe reazioni internettiane della sorella, Elena, della giovane assassinata da quell’aguzzino che alla fine si è rivelato il fidanzato Filippo Turetta. La congiunta, in particolare, facendo per me un po’ di confusione fra potere, al minuscolo, e Stato, con la maiuscola, ha definito l’assassinio di Giulia un omicidio di un potere, appunto, ancora patriarcale nella concezione dei rapporti sociali, affettivi e familiari e quindi di uno Stato rivelatosi incapace di prevenire, educare e quant’altro. La ciliegina sulla torta già intossicata ce l’ha messa il giornale debenedettiano della radicalità - Domani - scrivendo in fondo ad un titolo ispirato ad una frase di Elena Cecchettin - “Se tocca a me voglio essere l’ultima” - che delle leggi necessarie “Per educare alla libertà e all’affettività la destra ha paura”.

Una destra - si deve dedurre - ancora attaccata alla già ricordata concezione patriarcale della società e della famiglia, da cui deriva la riduzione della donna a persona posseduta dall’uomo sino a diventarne vittima nel senso anche sanguinario della parola.

La destra peraltro oggi guidata da una donna anche alla testa del governo- una giovane francamente difficile, con la sua storia personale, da immaginare come partecipe convinta di una simile concezione dei rapporti umani- non è rimasta naturalmente silenziosa o passiva davanti a questa rappresentazione di se stessa. Ma, ahimè, è scesa al livello della sinistra - o pseudosinistra - d’attacco pregiudiziale, antipatica - direbbe Luca Ricolfi - nel rivendicare superiorità morale ed educativa anche in questo, Vi è scesa rivendicando il merito dei femminicidi diminuiti, rispetto al passato, nel 2023 contrassegnato dal governo della Meloni. Un 2023 peraltro non ancora finito - vorrei ricordare al Giornale, che se n’è vantato - e perciò capace ancora di riservare brutte sorprese anche a questo modo di misurare, calcolare e quant’altro meriti e demeriti di una parte politica o dell’altra. Come si fa del resto in tema di migranti approdati sulle coste italiane.

Piuttosto che proseguire su questa strada oscena della strumentalizzazione o dello sciacallaggio di turno, sarebbe ora che almeno di fronte a certi fenomeni drammatici come il femminicidio la politica scoprisse il dovere o quanto meno il buon gusto di non dividersi e di esercitare in positivo la pratica bipartisan. Cioè affrontando unitariamente e solidarmente quella che è ormai diventata un’autentica emergenza, senza sgambettarsi e intestarsi da soli successi più o meno effimeri.