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di Michela Marzano

La Stampa, 28 luglio 2023

“Bambini comprati”. L’unica cosa che resterà dell’assurda legge che vuole trasformare la Gpa in reato universale sarà quest’orribile frase, quest’insulto che, ormai sdoganato, verrà buttato in faccia a tante bambine e a tanti bambini che, oltre alle difficoltà oggettive che l’esistenza riserva a chiunque, avranno sulle proprie spalle pure il peso dell’essere trattati come capricci, giochini, cose che ci si compra come qualunque altro oggetto. Come si fa anche solo a immaginare di imporre a una figlia o a un figlio la fatica di dover giustificare la propria vita e i propri genitori? Dietro gli slogan sulla “schiavitù del terzo millennio”, dei “ricchi committenti”, o della protezione del “diritto del bambino ad avere una mamma e un papà”, c’è solo tanta cattiveria.

C’è sempre cattiveria, d’altronde, quando un essere umano viene usato all’interno di un’ideologia (qualunque essa sia) per portare avanti la propria visione delle cose, per spiegare a destra e a manca cosa siano davvero la libertà e la dignità, e per sentirsi quindi bravi, difendendo una certa idea della famiglia o della donna. Ma, questa volta, è peggio del solito. È peggio perché Francesco, Donatella, Sandra, Giuseppe, Caterina e tanti altri bambini, d’ora in poi (anche se, in realtà, sta già accadendo), verranno additati come: “comprati”. E vivranno quell’ingiustizia atroce che sin da adesso conoscono tutti coloro che provano a raccontare chi sono e come vivono, l’amore profondo che li lega ai propri genitori, la ninnananna la sera o i tuffi in piscina, le lacrime asciugate da papà Gianni o da papà Marcello, che sono i loro papà - ma come si permettono gli altri, che non ne sanno nulla della loro vita, a giudicarli o indicarli con il dito?

Francesco, Donatella, Sandra, Giuseppe, Caterina e via di seguito sono bambini come gli altri: voluti, aspettati, desiderati, accuditi, sgridati, talvolta anche trascurati, come accade in ogni famiglia, a ogni figlio e ogni figlia, mai nessuna esistenza è priva di difetti o fratture - inutile ripetere a pappagallo: “ogni bambino ha diritto a un papà e una mamma!” che vuol dire? da quando in qua è la presenza di un uomo e di una donna a garantire la felicità di un figlio? Ci si riempie la bocca di “supremo interesse dei minori”: perfetto, sono d’accordo! è questa l’unica cosa che conta, il supremo interesse dei minori - che hanno ovviamente diritto all’amore, e a essere accettati e riconosciuti per quello che sono, e che hanno disperatamente bisogno che gli adulti li aiutino a capire che la vita è bella e merita di essere vissuta, e che non tutti i desideri si potranno realizzare, certo, ma che il proprio valore è intrinseco, c’è e non cambia, c’è ed è lo stesso identico per ogni essere umano, c’è e non viene meno nemmeno quando qualcuno prova a calpestarlo. Ma come si fa a sentirsi importanti, e ad accedere alla consapevolezza del proprio valore, se c’è chi li tratta come “bambini comprati”? Ci si riempie la bocca di tante frasi fatte, ma quand’è che si guardano negli occhi questi bambini e questi genitori, li si ascolta veramente e li si prende sul serio, invece di etichettarli, privandoli anche solo della possibilità di raccontare ciò che vivono?

“La maternità è unica, insostituibile, non surrogabile” ha dichiarato la prima firmataria di quest’assurda legge sulla GPA. Probabilmente contenta di sé, perché la frase suona bene - che c’è che non va in una frase così? Ma cos’è questa maternità di cui parla? Di cosa è fatta? Di legami genetici o di affetti? Lo sa, la prima firmataria della legge, che una donna che porta avanti la gravidanza per altri non ha alcun legame genetico con quel bambino o quella bambina? Lo sa che nessun genitore adottivo ha legami biologici con i propri figli? Lo sa che ciò che è unico e insostituibile e non surrogabile è quel legame unico, insostituibile e non surrogabile (appunto!) che ogni bambino e ogni bambina creano pian piano con i propri genitori, e che nessun legislatore dovrebbe poter recidere? Lo sa, e lo sanno coloro che hanno votato questa legge, che ci sono donne che hanno portato avanti la gravidanza per altri (e che lo hanno fatto essendo già madri, senza aver alcun legame genetico con quei bambini, per libera scelta visto che nei Paesi in cui la Gpa è legale si deve già avere un reddito) che vorrebbero raccontare pure loro la propria storia, e che nessuno le ascolta? Lo sanno, queste brave persone, che la vita non si riduce a formule vuote, e che sdoganare insulti crea dolore e tragedie e ingiustizie?