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di Simone Marcer

Avvenire, 9 agosto 2023

Gli istituti di pena lombardi fra sovraffollamento, aumento delle situazioni di fragilità, malattia, tossicodipendenza, deficit di risposte sociali e sanitarie. Ancora un suicidio nelle carceri lombarde. Il terzo in dieci giorni. L’altro ieri un detenuto per bancarotta, italiano di 50 anni, si è tolto la vita impiccandosi nel carcere di Opera, in provincia di Milano. A comunicarlo l’associazione Antigone, che si occupa dei diritti delle persone detenute e il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe. Solamente cinque giorni prima a San Vittore un 30enne era morto dopo aver inalato gas da una bomboletta per stordirsi. E quattro giorni prima ancora, il 29 luglio, c’era stato un altro suicidio nello stesso carcere milanese. Un detenuto moldavo 38 enne che si è tolto la vita a pochi giorni dall’ingresso in carcere e dopo che era stato visto da educatori e psicologi. Tre morti che rappresentano più di un terzo dei suicidi nelle carceri lombarde nel 2023: otto le persone morte per gesti di autolesionismo da inizio anno. Tre i morti a San Vittore (c’era stato un altro suicidio il 10 febbraio, un 21enne sudamericano), un’altra persona che si è tolta la vita nel carcere di a Opera (senza contare altri tre detenuti morti che erano ricoverati nel reparto ospedaliero), altri tre i casi a Busto Arsizio (un 29enne il 6 giugno), nel carcere di Brescia (26 maggio, 40 anni), e Como (11 maggio, vittima un 26enne). Dati forniti da Antigone e da Ristretti Orizzonti, altra associazione che si occupa della situazione nelle carceri.

Chiaramente l’escalation di queste settimane è dovuta al fatto che nel mese di agosto molte attività interne sono sospese, e di conseguenza si accentuano la percezione della solitudine e dell’isolamento nella popolazione carceraria. L’ultimo picco di suicidi era stato nel dicembre scorso con due morti nelle carceri lombarde nella settimana delle festività di Natale (a Bergamo, il 21 dicembre 2022, e a Pavia il 28). Al di là del fatto, comune anche a chi non è detenuto e vive liberamente, che durante le feste l’isolamento pesa di più, vanno cercate le ragioni strutturali dietro l’alto numero di suicidi in cella. Dopotutto nelle carceri italiane ci si suicida sedici volte di più che nel resto del Paese, che non è certo tra i primi in Europa per atti di autolesionismo, ma lo è invece riguardo ai suicidi dei detenuti.

La Lombardia in particolare, tra i suoi tanti primati, perlopiù confinati negli ambiti produttivi, ha anche quello del sovraffollamento carcerario, (136%, e l’anno scorso era al 150%) contro una media nazionale del 112% (secondo i dati forniti da Antigone). Tra gli istituti più sovraffollati ci sono: Busto Arsizio, dove un detenuto si è suicidato due mesi fa, e dove la percentuale di sovraffollamento è di quasi il 175%, Bergamo, (168% circa, un suicidio in dicembre), Brescia Canton Mombello (166%, un suicidio nel 2023), Lodi (164%), Brescia Verziano (156%), Como (152%, un suicidio), Monza (149% e due suicidi nel 2022), Vigevano (138%), Opera (136% e due suicidi nel 2023), Mantova (134%) e Milano San Vittore (sceso al 126%, dopo che negli anni scorsi ha registrato punte di sovraffollamento del 190%), tre suicidi in un anno.

Si fa prima a elencare le strutture detentive dove il sovraffollamento carcerario esiste comunque, ma è contenuto entro limiti tollerabili. Il carcere di Bollate, che con 1.371 detenuti è il più grande della Lombardia, ha un tasso di affollamento nella media nazionale (109%) e conta due suicidi avvenuti l’anno scorso; e quello Cremona (110%), dove tuttavia c’è stato un record di 13 incendi dolosi nei primi tre mesi dell’anno 2023. L’altra spia del malessere sono infatti le aggressioni e gli incendi. Ieri il segretario del Sappe Donato Capece ha stimato in 5mila unità la carenza di organico della polizia penitenziaria.

A destare particolare preoccupazione è la sofferenza di San Vittore (940 detenuti, 600 stranieri), dato che è una casa circondariale (per gli imputati in attesa di giudizio e condannati fino a cinque anni) da dove poi i detenuti vengono smistati nelle strutture detentive lombarde per scontare la pena definitiva.

Invecchiamento della popolazione carceraria, aumento di situazioni di fragilità, di tossicodipendenza, o doppia diagnosi tra i detenuti, mancanza di assistenza psichiatrica, abuso di tranquillanti (in media ne fa uso uno su tre), attività lavorative e spazi interni carenti sono tutti aspetti di una situazione insostenibile. “Oggi c’è sicuramente una quantità di sofferenza sociale maggiore, con un impatto a livello di arresti e passaggio definitivo molto significativo”, spiega Valeria Verdolini di Antigone Lombardia.

“Ma che c’è anche un problema di tenuta del sistema carcerario. La regione - prosegue Verdolini - presenta un deficit di cura e presa in carico per la parte sociale, e il carcere ne diventa il collettore. È necessaria una risposta sistemica e sinergica di area sanitaria, sociale e pubblica amministrazione, a livello locale e regionale” conclude Verdolini, che, nei giorni scorsi aveva riportato il caso di una detenuta 90enne a San Vittore, in attesa di ricollocamento in Rsa, e quello di una sessantaseienne apatica, con frattura del bacino che ha bisogno di assistenza igienica e di alimentazione, in condizioni di totale indigenza. “Inoltre - ha aggiunto - da inizio anno sono passate in istituto almeno 28 donne in gravidanza”.