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di Liana Milella

La Repubblica, 25 novembre 2023

 La grave norma nel decreto sicurezza che toglie il 5% al lavoro dei detenuti per incrementare il Fondo per le vittime della mafia. Serracchiani e Gianassi “decisione aberrante”. Verini “Il governo indebolisce di fatto il contrasto alle organizzazioni criminali”. A parole i meloniani si dichiarano sempre contro le mafie. A partire da Giorgia Meloni, per finire alla deputata Chiara Colosimo che la premier ha piazzato come presidente della commissione parlamentare Antimafia. Ma poi, quando c’è da scrivere le leggi, tagliano persino i pochi fondi esistenti per tutelare le vittime delle organizzazioni criminali. In una parola, come dice il dem Walter Verini, senatore e componente sia in questa che nella precedente legislatura della storica commissione di palazzo San Macuto, “il governo indebolisce di fatto il contrasto alle mafie”.

Vediamo come e perché. A partire da un singolare intervento contenuto nell’ultimo decreto sicurezza, un testo omnibus che colpisce qua e là, mettendo a rischio la partecipazione ai cortei e inserendo una norma che, per finanziare il Fondo per le vittime dell’usura e della mafia, introduce un prelievo forzato del 5% sugli stipendi dei detenuti che lavorano dentro e fuori dal carcere. E chissà perché proprio chi lavora dentro le mura di una prigione dovrebbe poi vedersi decurtato lo stipendio per aumentare i soldi disponibili per le vittime. Una regola che la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani e il capogruppo in commissione Giustizia della Camera Federico Gianassi, definiscono “aberrante”, perché “il governo si disimpegna in modo vergognoso sul finanziamento di un Fondo che ha un valore sociale ed etico, lasciando che sia finanziato dal lavoro dei detenuti”. Serracchiani e Gianassi dicono ancora che il governo Meloni, con una norma del genere, “penalizza gli ultimi e nega uno dei principi fondanti della nostra Costituzione, e cioè che la pena ha principalmente il fine rieducativo e di reinserimento sociale”.

Ma non basta. Come afferma Verini, autore con i colleghi del Senato Anna Rossomando, Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli, Valeria Valente, di un corposo pacchetto di emendamenti alla manovra destinati tutti a potenziare il capitolo del contrasto alle mafie, “è un fatto che il governo stia indebolendo il contrasto alla criminalità”. Secondo Verini lo fa “tagliando i fondi alla gestione dei beni confiscati, non tutelando le vittime, né adeguatamente i testimoni di giustizia”. Ma secondo Verini la cosa più grave è che tutto questo avviene “mentre lo stesso governo aumenta il contante in circolazione con il rischio di favorire il riciclaggio, indebolisce i controlli negli appalti, alza le soglie per gli affidamenti diretti”.

Ma vediamo qual è la risposta proprio del Pd agli inesistenti investimenti del governo Meloni per il capitolo della lotta alla mafia. Basta scorrere il nutrito pacchetto di emendamenti probabilmente destinato a rimanere sulla carta. Partiamo dal potenziamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e all’istituzione del fondo per recuperare e valorizzare proprio questi beni. Su questo capitolo il Pd chiede al governo di mettere 10 milioni di euro all’anno a partire dal 2024, con l’obiettivo di “snellire e velocizzare le procedure di assegnazione, garantire l’efficienza della gestione”. Presso il ministero dell’Interno ecco il “fondo per il riutilizzo dei beni immobili confiscati alla mafia” con una dotazione di 90 milioni di euro per il prossimo anno e di 100 milioni sia per il 2025 che per il 2026.

Capitolo a parte per il “fondo di solidarietà alle vittime dei reati di mafia, delle richieste estorsive, dell’usura, ma anche dei reati intenzionali violenti nonché agli orfani dei crimini domestici. Il Pd prevede un incremento di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni del prossimo triennio. Un articolo è dedicato alla possibilità di rendere reversibile l’assegno periodico versato al collaboratore di giustizia in sostituzione del trattamento pensionistico. Con uno stanziamento di 40 milioni di euro per ognuno dei prossimi tre anni. Mentre 5 milioni di euro all’anno sono destinati a rifinanziare il fondo dei beni confiscati alla mafia. Trenta milioni all’anno vanno invece a incrementare la disponibilità per “i cittadini vittime del dovere, del terrorismo, e della criminalità organizzata”. Misure concrete dunque, fondi disponibili subito, e non la “tassa” del 5% ai detenuti che lavorano.