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di Edith Bruck*

La Stampa, 6 gennaio 2024

Ogni giorno dovrebbe essere il giorno dell’antisemitisimo, non solo il 7 ottobre. Sono naturalmente d’accordo con l’appello lanciato da Marek Halter. Ma credo che non basti. L’antisemitismo oggi è un vero tsunami, difficile da arginare solo con un giorno della memoria. È sempre esistito e continuerà purtroppo a esistere, i fatti di questi mesi hanno solo aumentato la sua potenza. Per questo prima di tutto serve una testimonianza quotidiana. Da 62 anni vado nelle scuole a incontrare i ragazzi e le ragazze. Una pratica che continuo a portare avanti anche adesso che sono in sedia a rotelle, perché credo che ai giovani serva conoscere la storia e sapere quello che è successo, scoprirne anche gli orrori. Devono sapere per il loro futuro, per il futuro dell’umanità. Mi colpisce, dunque, con favore che l’appello sia nato dalle nuove generazioni. A breve anch’io pubblicherò un libro con il mio editore, La nave di Teseo, che contiene le lettere degli studenti, l’ho chiamato I frutti della memoria. Uscirà il 27 gennaio. Credo fortemente che la memoria non riguardi solo noi sopravvissuti ma sia patrimonio di tutti. Oggi però c’è un ritorno preoccupante di antisemitismo dappertutto. L’unico argine è continuare a testimoniare contro l’imbarbarimento. Leggo con sconforto anche le notizie sul museo della Liberazione di Roma, se restasse chiuso sarebbe molto grave per un paese che già fa fatica a ricordare. Infine, spero che si trovi al più presto una soluzione di pace in Medio Oriente, è già troppo tardi. Ogni morte mi riguarda. La guerra è una sconfitta di tutti, è la sconfitta dell’umanità tutta.

*Testo raccolto da Eleonora Camilli