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di Maria Berlinguer

La Stampa, 1 maggio 2023

L’ex parlamentare di Italia Viva: “Investire su prevenzione e protezione. Un pronto soccorso psicologico? Sì, ma con interventi strutturali”. Martina Mucci, massacrata di botte da due sicari ingaggiati dall’ex fidanzato per 400 euro, dice che è più difficile guarire dal trauma psicologico che dalla violenza fisica. Un centro anti violenza le ha consigliato uno psicologo, ma a pagamento, e lei non crede di poterselo permettere. Possibile che le donne non abbiano diritto all’assistenza psicologica gratuita?

“Non sarei così drastica”, dice Lucia Annibali, ex parlamentare di Italia Viva, che ha raccontato la sua terribile storia di violenza in un libro scritto con Giusi Fasano, “La mia storia di non amore”. “Ci sono certamente dei centri che aiutano e che danno anche un sostegno psicologico. È vero però che il percorso di recupero alla fine si deve fare un po’ da soli. Le forze per reagire bisogna trovarla sostanzialmente dentro di sé. C’è chi può avere bisogno di sostegno psicologico, però la solitudine la si sente”.

Lei, dopo essere stata sfregiata con l’acido dai sicari assoldati dal suo ex fidanzato, ha avuto bisogno di un sostegno psicologico?

“In ospedale, al Centro grandi ustionati dove sono stata ricoverata, avevo la possibilità di un sostegno psicologico. Durante la degenza c’era una psicologa che mi veniva a trovare e con la quale mi confrontavo. Dimessa dall’ospedale ci ho provato, ma non mi sono trovata bene. Non è facile trovare un interlocutore che sia adeguato rispetto a questi casi. Io ero impegnata soprattutto sul fronte fisico a recuperare, ma non è detto che dall’altra parte ci sia sempre qualcuno che è in grado di capirti e di capire le tue caratteristiche. Non tutte le vittime reagiscono allo stesso modo di fronte a un trauma”.

Però dovrebbe essere giusto poter scegliere...

“Sì certo, un percorso terapeutico può servire. Trovare qualcuno che sia capace di farti capire cosa stai vivendo e qual è la situazione ancora di più. Ma quello che davvero servirebbe è un’azione di prevenzione e di protezione. Ci sono i centri antiviolenza che sono un punto importante, ma sono ancora troppo pochi e non sono raggiungibili per tutte. C’è un problema territoriale”.

Una violenza dentro la stazione di Milano si può e si deve prevenire, potenziando i controlli, ma come si fa a prevenire la violenza cieca di un ex fidanzato che fa sfregiare una donna?

“Quando vivi una storia così complicata potersi confrontare con qualcuno servirebbe molto. Se per esempio una ragazza potesse rivolgersi prima a un centro antiviolenza questo sarebbe importante. Spesso le donne tendono a sottovalutare i segnali di pericolo. Non è facile distaccarsi da un sentimento emotivo e spesso l’altra persona non lo permette. E vorrei aggiungere che non serve solo un sostegno psicologico ma anche un supporto economico. Rispetto al dopo manca ancora qualcosa di più strutturato”.

Sostegno economico per affrontare le cure fisiche?

“Il sostegno economico serve anche per trovare una casa, cambiare lavoro. Questa ragazza per esempio è stata aggredita nell’androne della sua casa. C’è spesso una ricostruzione complessiva della propria vita che si è costretti a fare per questo sarebbero necessari aiuti più complessi. Su tutti i fronti. Psicologico, emotivo, economico”.

Quando legge queste storie cosa prova?

“Sono sempre storie che mi colpiscono tantissimo per questa violenza sempre più forte. Vivo queste vicende con sofferenza, dispiacere e partecipazione”.

Non si potrebbe immaginare un soccorso di emergenza psicologica come quello proposto per i ragazzi dopo il Covid?

“Si. Però l’investimento dovrebbe essere strutturale”.

Come si fa?

“Intanto studiando questo tema e poi imparando molto dalle esperienze delle donne”.

Questo governo le sembra attento al tema della violenza?

“Spero di sì, ma l’importante è reperire risorse perché senza risorse non si riesce a realizzare nulla”.