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di Simona Musco

Il Dubbio, 21 febbraio 2024

Al Senato si attende la calendarizzazione della prescrizione. Ma il Governo non sarebbe intenzionato ad accontentare le toghe. Il governo prende ancora tempo sulla riforma del Csm, rinviando a data da destinarsi i pareri tanto attesi. Pareri non vincolanti, che sarebbero dovuti arrivare nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato entro il 28 gennaio, ma dei quali ancora non vi è traccia. Un sintomo, ormai evidente, delle profonde spaccature interne alla maggioranza, divisa tra chi vorrebbe evitare ulteriori strappi con la magistratura - già su tutte le furie per l’approvazione del ddl Nordio e sulle norme che riguardano il sequestro degli smartphone - e chi, invece, vorrebbe tirare dritto per arginare la presenza delle toghe negli uffici legislativi dei ministeri.

A chiedere tempo, ieri, è stato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che è intervenuto a Palazzo Madama a nome del governo chiedendo un nuovo rinvio per licenziare i pareri sui due provvedimenti che riguardano il collocamento fuori ruolo dei magistrati e il tanto odiato fascicolo di valutazione. “Sono ancora in corso gli approfondimenti, da parte del governo, sulle tematiche emerse nel corso del dibattito parlamentare”, ha dichiarato il sottosegretario, chiedendo dunque “un ulteriore, breve differimento dell’esame dell’atto del governo”. Ovvero di un provvedimento a propria firma, sul quale, evidentemente, i conti interni non tornano.

I relatori Pierantonio Zanettin (FI) e Sergio Rastrelli (FdI) si sono limitati a prendere atto della richiesta, facendo slittare l’argomento a data da destinarsi. Sulle ragioni che hanno spinto il governo a temporeggiare non è dato sapere. Ma l’ennesimo rinvio, già fuori tempo massimo, sembra destinato a deflagrare, nonostante i tentativi di mantenere la calma. Forza Italia, appoggiata da Azione e Italia Viva tra le file dell’opposizione, ritiene infatti insufficiente il taglio di soli 20 magistrati, oltre il quale il ministro della Giustizia Carlo Nordio non sembra essere intenzionato ad andare. Anzi, la prospettiva è quella di non far rientrare tra i tagli i magistrati che occupano posizioni legate all’attuazione del Pnrr, decisione che di fatto farebbe slittare la discussione al 2026. Ma se anche così non fosse, il taglio rimarrebbe irrisorio.

Anche perché, secondo Nordio, non avrebbe grossi effetti sul funzionamento della macchina della giustizia: “Una riduzione c’è - aveva dichiarato al Congresso nazionale forense rispondendo ad una domanda del Dubbio -, d’altra parte non è nel minor numero dei fuori ruolo la soluzione alle carenze d’organico dei magistrati”. Ma a questo punto diventa parossistica l’incapacità dell’esecutivo di trovare una via d’uscita alle divisioni interne. E se tra i partiti di governo la parola d’ordine è “no comment”, a non risparmiare bordate all’esecutivo è Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione, principale fautore della riduzione dei magistrati fuori ruolo e del fascicolo del magistrato. “La cosa vergognosa è che il governo ha fatto uno schema di decreto legislativo, delegandolo ad una commissione presieduta da chi poi è diventato capo corrente, e adesso lo stesso governo sta discutendo le modifiche da fare al suo stesso decreto legislativo, dimostrando di non avere alcun rispetto per le Commissioni parlamentari ha commentato il deputato di Azione al Dubbio -. Ogni settimana abbiamo questo provvedimento all’ordine del giorno e ogni settimana i relatori non sanno nulla e aspettano il parere del governo. Da noi - alla Camera, ndr -, nelle settimane scorse, è già arrivato un parere sui fuori ruolo a firma della relatrice, ma non è mai stato messo in votazione. Io nella prima settimana di pendenza del provvedimento ho depositato due pareri, chiamiamoli alternativi, sia sulle valutazioni professionali, per rimediare a quella vergogna dell’analisi degli esiti a campione, sia sui fuori ruolo, con la vergogna della norma transitoria che salva dal limite di sette anni tutti quelli che stanno al ministero”. Uno stallo “indecente”, ha poi aggiunto Costa, “che dura da quasi due mesi. Non sanno che pesci pigliare, vorrebbero addirittura aumentare i fuori ruolo che la delega impone di ridurre, parlano di test psico attitudinali per i magistrati, ma rendono più blande le valutazioni di professionalità. I relatori brancolano nel buio e si arriva al paradosso che a scrivere i pareri è l’esecutivo, ossia lo stesso soggetto a cui questi pareri devono essere indirizzati. Forse “Qualcuno” dovrebbe intervenire per far cessare questo spettacolo indecoroso che riguarda il settore delicatissimo delle regole che presidiano la vita della magistratura”. Un invito, nemmeno troppo velato, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ma non solo. Rimane ancora in stallo la riforma della prescrizione, dopo la richiesta di Zanettin di calendarizzare il prima possibile il provvedimento - già approvato alla Camera - a Palazzo Madama. Sul piatto c’è anche la lettera dei presidenti di Corte d’Appello, che chiedono una norma transitoria prima di far entrare in vigore le nuove modifiche. Ma sul punto, questa volta, il governo non sembra intenzionato a concedere nulla. “Le norme di attuazione riguardano norme procedurali, non di diritto sostanziale - ha sottolineato la senatrice Susanna Donatella Campione di Fratelli d’Italia - quindi è improbabile che venga prevista una norma transitoria. Il provvedimento non è stato calendarizzato, ma la maggioranza su questo è compatta, non ci sono crepe”.