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di Graziella Di Mambro

riforma.it, 12 settembre 2023

Morti, tentativi di suicidio, rivolte. Cosa accade nelle carceri? Il sovraffollamento è un dato (purtroppo noto) e i numerosi suicidi e così i tentativi di suicidio e le violenze all’interno di molti Istituti di reclusione stanno facendo emergere una realtà ancor più grave di quella di cui già si era a conoscenza. L’ultima storia di cronaca giunge dal “Mammagialla” di Viterbo, dove in pochi giorni una sequenza di fatti gravissimi ha mostrato quanto le promesse - fuori dal carcere - spesso non coincidano con la realtà. Un detenuto, infatti, è morto a seguito di un malore e nelle stesse ore, un altro pare sia stato salvato da un tentativo di suicidio. Fatti che hanno generato in un’ala del carcere un principio di rivolta.

L’agenzia di stampa Ansa riporta che si è reso necessario richiedere l’ausilio di squadre di supporto alla polizia penitenziaria. La ricostruzione dei fatti è contenuta (anche) in una nota redatta dall’Unione sindacati di polizia penitenziaria (Uspp), del Lazio. Nella casa circondariale di Viterbo due detenuti italiani si sarebbero affrontati picchiandosi rendendo così necessario il trasporto in ospedale, dove le condizioni di un ferito che non sarebbero state giudicate gravi. Ciò che preoccupa, invece, è che quest’episodio sia accaduto proprio nella stessa sezione dove, solo due giorni fa, una cinquantina di detenuti - per protesta - si sono rifiutati di rientrare nelle celle per la notte.

Stando a quanto riferisce il sindacato Uspp: “Il decesso di uno dei detenuti sarebbe avvenuto in seguito ad un malore imprevedibile, mentre in un’altra sezione nell’ora di chiusura delle stanze detentive, verso le ore 19, alcuni detenuti hanno messo in atto una rivolta, minacciando il personale presente, producendosi autolesioni con taglierini rudimentali rendendo così necessario - “per ripristinare l’ordine” - l’intervento di personale richiamato con urgenza in sede. Sono state necessarie molte ore per ripristinare la calma e - si legge ancora - solo grazie alla professionalità del personale intervenuto”.

Nei giorni scorsi l’Uspp del Lazio aveva espresso all’amministrazione penitenziaria la gravità della situazione in cui versa il carcere viterbese in termini di sovraffollamento (situazione comune a pressoché tutte le carceri italiane), superiore di 230 detenuti rispetto alla capienza regolamentare. Rimarcando altresì la deficitaria presenza di personale […] che impedisce un’organizzazione del lavoro in sicurezza e difficoltà nel mantenere l’ordine è il rispetto delle regole penitenziarie”. In questo carcere e nelle altre strutture penitenziarie del Lazio i detenuti in attesa di giudizio sono il 15%, come quelli che aspettano una sentenza definitiva.