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di Angela Stella

L’Unità, 16 novembre 2023

Le famiglie arcobaleno avevano promosso ieri mattina un sit-in di protesta davanti al tribunale in occasione delle prime udienze. Poi la svolta. La Procura di Padova, che a partire da marzo aveva chiesto di annullare gli atti di nascita di 37 bambini figli di coppie lesbiche cancellando una delle due mamme (e quindi togliendo uno dei genitori a quei bambini, costringendoli a ricorrere alla procedura di adozione in casi particolari) ha cambiato ieri almeno in parte linea, in una svolta importante per la battaglia giuridica sul riconoscimento delle famiglie omogenitoriali. Infatti nelle due udienze a porte chiuse la Procura ha chiesto al Tribunale di Padova di sollevare la questione di legittimità di fronte alla Corte costituzionale, perché valuti se l’esclusione delle coppie di madri lesbiche e dei loro figli dalle norme che regolano l’accesso alla fecondazione assistita eterologa violi i loro diritti fondamentali.

Si tratta della legge 40 che limita l’accesso alla fecondazione eterologa alle coppie eterosessuali. La svolta importante è che la Procura di Padova, ora guidata dalla procuratrice aggiunta Maria D’Arpa (che ha sostituito la pm del ricorso originario, Valeria Sanzari, dopo il trasferimento di quest’ultima ad altra sede), si allinea in parte alla richiesta delle madri arcobaleno.

Nel giugno scorso, in seguito ad una circolare del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi emanata a marzo, la Procura aveva impugnato tutti i certificati di bambini nati in famiglie omogenitoriali. “Va contro le leggi, e i pronunciamenti della Cassazione, un atto di nascita registrato con due mamme”, aveva detto Sanzari.

Ora il cambiamento di rotta. Dunque è rimandato quello che sembrava essere un vero e proprio maxiprocesso civile contro le coppie lesbiche i cui figli sono stati riconosciuti alla nascita dal 2017 a oggi dal sindaco Sergio Giordani. Le famiglie arcobaleno avevano promosso ieri mattina un sit-in di protesta davanti al tribunale in occasione delle prime udienze. Poi la svolta.

“Quello che rischiava di essere solamente il primo doloroso giorno di udienze per decidere del destino degli atti di nascita dei 37 bambini nati da due madri, si è aperto con una grande novità - ha dichiarato la deputata del Partito Democratico, Rachele Scarpa - : il pubblico ministero ha richiesto al tribunale di Padova di rimettere la questione alla Corte Costituzionale, inviando ad essa gli atti. Questa è una svolta fondamentale, coerente con quanto sostenuto dalle associazioni di difesa legale della comunità Lgbqia+. Possiamo trasformare quello che nasceva come un attacco alle famiglie arcobaleno in un’occasione per sanare quei vuoti nella legge italiana, per prevenire discriminazioni future. Ci aspettiamo che il tribunale di Padova accolga questa richiesta: continueremo a batterci senza sosta per il diritto di tutte le famiglie a esistere e a vivere in pace anche di fronte alla Corte Costituzionale”. Ora starà al Tribunale di Padova decidere se sollevare la questione di legittimità.