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Avvenire, 28 febbraio 2023

Per chi vive in carcere, la partita di calcetto è un’occasione per compattare lo spirito di squadra, rapportarsi con l’allenatore e rispettare le decisioni dell’arbitro. E l’allenamento di ginnastica può divenire uno spazio dove, oltre a stimolare i muscoli, si condivide il benessere con altre persone. Ma secondo l’ultimo rapporto Antigone, negli istituti detentivi italiani il 36,5% dei detenuti non ha accesso al campo sportivo e per il 30,2% le palestre sono precluse.

Ecco perché, in un contesto ancora con tante carenze, spicca l’impegno di enti e associazioni che portano lo sport tra le mura carcerarie. Ne è un esempio l’Us Acli - Unione sportiva Associazioni cristiane lavoratori italiani - di Ascoli Piceno e Fermo che, grazie al progetto “Una comunità in movimento”, ha attivato in tre istituti penitenziari marchigiani centinaia di ore di sport, 300 solo nel 2022, coinvolgendo professori di educazione fisica o allenatori nel ruolo d’istruttori.

“Crediamo nell’attività fisica come elemento essenziale per l’equilibrio di una persona. Per questo l’abbiamo portata con convinzione fra i detenuti”, racconta il presidente della Us Acli Marche e coordinatore del progetto, Giulio Lucidi. Diversi i corsi che l’associazione dal 2018, anche in piena pandemia, realizza negli istituti penitenziari di Ascoli Piceno, Fermo e Fossombrone. Partitelle di pallone, allenamenti a corpo libero, ma anche yoga, calciobalilla e scacchi, per accendere la mente e l’entusiasmo e guardare alla vita con aria fresca nei polmoni. Il progetto si è sviluppato in seguito al protocollo del ministero della Giustizia, stipulato dal 2016 con le associazioni sportive per favorire l’attività fisica negli istituti penitenziari.

“La sedentarietà è un grave problema per i carcerati, provoca malattie cardiovascolari o il diabete. Non solo. Lo sport favorisce benessere psicologico, pulsioni aggregative vitali”, spiega Lucidi. L’Us Acli di Ascoli e Fermo è riuscita in questi anni a dotare gli istituti penitenziari dove è entrata di nuove attrezzature, creare attività aggregativa e animazione.

“I club di Torino e Napoli ci hanno regalato casacche e palloni nuovi - dice Lucidi. Abbiamo invitato in un incontro i calciatori dell’Ascoli e della Sambenedettese”. I corsi sono settimanali e per detenuti d’ogni età, organizzati seguendo le indicazioni delle aree educative penitenziarie. Gli allenamenti di calcio, per esempio, coinvolgono maggiormente tossicodipendenti e condannati per piccoli furti, con l’obiettivo di rafforzare fiducia ed entusiasmo.

La ginnastica è rivolta alle persone con condanne lunghe, così da affrontare la sedentarietà con strumenti più adeguati. La partecipazione dei reclusi è intensa perché il lavoro dei volontari colma un grande vuoto. Se accessibili, nelle carceri italiane le palestre sono sguarnite di attrezzi e lo sport, quando concesso, si vive non in gruppo ma come pratica individuale, senza abbattere quell’isolamento che complica ogni percorso educativo.