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di Chiara Marsilli

Corriere del Trentino, 4 gennaio 2024

Moderato nei modi, nei toni, nelle parole scelte per difendere anche in maniera appassionata le proprie idee. E intransigente nei pensieri, nelle scelte di barricata, nell’esercizio ad ogni costo della democrazia come strumento. È in questo ossimoro che sta la vita e la carriera di Marco Boato, ora diventato anche il titolo di una biografia firmata dalla penna del giornalista catanese Marco Di Salvo.

“Marco Boato. Il moderato intransigente” (Edizioni Efesto, 2023), è un volume di dimensioni agili che in poco meno di 300 pagine ripercorre la storia dell’ex parlamentare, dalle aule dell’università fino ai banchi di Montecitorio e di Palazzo Madama. A dare il via alla pubblicazione è l’introduzione del giornalista e storico Carlo Romeo, che subito inquadra la caratura dell’uomo di cui si va a parlare: “Fare bene il parlamentare è un lavoro complesso, un mestiere difficile, impegnativo. (…) È difficile oggi vedere in questi rappresentanti del popolo la dignità che ebbe un tempo la prima generazione di parlamentari, molti dei quali avevano avuto modo, grazie al regime fascista, di studiare e riflettere a lungo nelle carceri o al confino, Marco Boato è stato uno dei migliori parlamentari che abbia avuto modo di conoscere”.

Il volume nasce da una attenta ricerca storica di documenti e materiale giornalistico, ma soprattutto dalla feroce memoria di Boato stesso. La narrazione si sviluppa serrata tra le ricostruzioni di Di Salvo, che spesso lascia la parola direttamente al protagonista, ricostruendo su carta il dialogo che ha generato il libro. La storia inizia a Venezia, dove Boato nasce nel 1944, e si sposta subito a Trento, tra quelle aule di Sociologia che vedranno svilupparsi appieno le caratteristiche del futuro politico, già allora soprannominato “il rivoluzionario con la cravatta”, per lo stile di abbigliamento classico unito all’impegno nell’ambito di Lotta Continua, che lo porterà all’elezione a deputato nel 1979. Sono anni intensissimi e pericolosi: nel 1977 rischia la vita in un attentato organizzato in occasione del convegno contro la repressione a Bologna.

“Tre-quattro anni dopo, durante una delle mie visite in carcere come parlamentare Radicale, qualcuno di Prima Linea mi disse “A Bologna avevano deciso di ucciderti”“, racconta lo stesso Boato. Sin da subito la sua attività parlamentare si concentra sui temi della giustizia e delle carceri, “il deputato radicale che più andò a trovare i prigionieri e l’unico deputato in assoluto che andò a parlare anche con i neofascisti”, ricorda ancora Boato. I primati del moderato intransigente non si fermano alle visite ai detenuti: suo è il record assoluto dell’intervento più lungo mai pronunciato nelle aule parlamentari, non solo italiane: dalle 20 del 10 febbraio alle 14 dell’11 febbraio, 18 ore no stop, interamente a braccio, in occasione della conversione in legge di un decreto sul fermo di polizia.

Seguono gli anni della fondazione dei Verdi, l’elezione a primo Senatore verde italiano, il lavoro di ricerca sugli ordigni inesplosi davanti al Tribunale di Trento nel 1971, le peripezie dei Verdi, la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Il tutto in un mosaico di nomi, episodi e date che hanno segnato il recente passato italiano. Quella di Boato, scrive Di Salvo, è soprattutto la storia di uno spreco: “La storia di Marco Boato è simbolicamente la storia di uno spreco. In lui è rappresentato pienamente ciò che ha saputo farsi l’Italia di una generazione, quella giunta a maturità fra gli anni Sessanta e Settanta, che è stata di fatto esclusa dalle leve del potere politico del nostro paese. Uno spreco di risorse intellettuali, di capacità politica”.

Completa l’opera la seconda parte del volume, interamente composta da una selezione di scritti di Boato, nei quali si può esplorare l’evoluzione della complessità del pensiero del parlamentare, dai primi interventi riguardanti i movimenti studenteschi universitari fino alla guerra in Ucraina, passando per il necessario impegno ecologista dell’Europa Unita. Un libro che è sì una biografia, ma è anche il racconto di un mondo nel quale affondiamo ancora profondissimamente le radici.