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di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 16 ottobre 2023

Per il professore di diritto internazionale alla “Statale” di Milano, è “indubbio che gli attacchi, gli omicidi e gli altri atti di violenza costituiscano gravi violazioni”. Il conflitto tra Israele e Hamas farà emergere, inevitabilmente, diversi aspetti - in questi giorni poco considerati o volutamente poco considerati - collegati all’intervento della giustizia internazionale.

Eppure, proprio la giustizia penale internazionale, quando l’odio, il senso di vendetta e il tifo per una parte o per l’altra al quale stiamo assistendo si placheranno, inizierà a lavorare senza fare distinzioni. Sugli strumenti attivabili e su alcune espressioni, poco ancorate a questioni giuridiche, utilizzate in questi giorni da molti commentatori, abbiamo parlato con il professor Marco Pedrazzi, ordinario di diritto internazionale nell’Università di Milano “Statale”.

Professor Pedrazzi, come si inquadrano gli scontri tra Israele e Hamas? È corretto parlare di guerra tra uno Stato e un movimento politico, definito anche terroristico?

La proclamazione di uno “stato di guerra” è questione di pertinenza del diritto interno, dal punto di vista del diritto internazionale occorre parlare di “conflitto armato”. In termini generali, è pacifico che un conflitto armato possa sussistere tanto fra Stati (conflitto armato internazionale) quanto fra uno Stato e un gruppo armato organizzato non statale (conflitto armato non internazionale o interno). Nel caso di specie, l’opinione prevalente nella comunità internazionale, per quanto contestata, tra gli altri, da Israele, è che la Striscia di Gaza continui a essere sottoposta a occupazione militare da parte di Israele, nonostante l’anomalia data dal fatto che Israele abbia da tempo posto fine alla sua presenza continuativa dentro i confini del territorio della Striscia. Se si accetta questa ricostruzione, la situazione degli scontri armati fra il gruppo Hamas, che controlla il territorio di Gaza, e Israele si inquadra nel diritto dei conflitti armati internazionali.

Si sta parlando di crimini di guerra in merito alle riprovevoli azioni dei miliziani di Hamas ai danni della popolazione israeliana. È corretto?

È indubbio che gli attacchi, gli omicidi e gli altri atti di violenza, le prese di ostaggi commessi da Hamas, in particolare ai danni della popolazione civile israeliana, costituiscano gravi violazioni del diritto internazionale di conflitti armati - o diritto internazionale umanitario - e crimini di guerra, ai sensi tanto delle quattro Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, quanto delle norme del diritto internazionale consuetudinario, nonché in base allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

In riferimento all’offensiva militare nella Striscia di Gaza, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto a Israele di rispettare il diritto di guerra. In questo momento di così grande esasperazione sarà possibile?

Deve essere possibile, in quanto è prescritto dal diritto internazionale dei conflitti armati e dalle norme in tema di crimini internazionali. Si tratta di norme che non possono essere trasgredite in alcuna circostanza. Sono anzi norme le quali per definizione sono destinate ad applicarsi in situazioni di emergenza e di forte esasperazione.

Per i crimini commessi in Israele non verranno mai attivati strumenti di giustizia internazionale?

Benché Israele non sia parte dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, la Palestina lo ha ratificato. La Corte ha già accertato di avere giurisdizione su crimini commessi anche nel territorio della Striscia di Gaza. Ma a seguito della ratifica palestinese, la Corte può occuparsi anche di crimini commessi da “cittadini” palestinesi al di fuori della Palestina, quindi anche sul territorio dello Stato di Israele. Va inoltre considerato il fatto che alcuni dei crimini di Hamas, pensiamo alla presa di ostaggi, continuano ad essere perpetrati sul territorio della Striscia.

Per le violazioni che potrebbero verificarsi nella Striscia di Gaza chi dovrebbe intervenire e giudicare?

Come già ricordato, a seguito dell’accettazione della giurisdizione della Corte penale internazionale e poi della ratifica dello Statuto da parte della Palestina, la Corte ha giurisdizione sui crimini commessi nella Striscia di Gaza, anche da parte di cittadini di Stati non parti dello Statuto, quale Israele. Su richiesta della Palestina, il Procuratore ha del resto già avviato un’indagine sui crimini commessi nel territorio della Palestina stessa, inclusa la Striscia di Gaza, negli anni scorsi. La Corte penale internazionale può dunque occuparsi anche dei gravi crimini internazionali commessi nel corso dell’attuale conflitto che vede contrapposti il gruppo Hamas e lo Stato di Israele.