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di Monica Serra

La Stampa, 7 settembre 2023

La presidente del Tribunale dei minorenni di Milano: “Il disagio va intercettato prima, il problema è il calo degli investimenti nei servizi sociali e nella giustizia”. “Inasprire il sistema penale non può essere la soluzione per contrastare la criminalità minorile”.

In vista delle nuove misure che saranno discusse dal Consiglio dei ministri, la presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, Maria Carla Gatto, spiega che invece bisognerebbe puntare su “prevenzione”, “rieducazione” e “integrazione” dei più giovani: “Il disagio dei ragazzi deve essere intercettato precocemente, prima che si traduca in devianza, cioè prima che commettano reati. Le pene più severe non possono supplire alla mancanza di attenzione che la società ha nei confronti dei più giovani”.

In che modo si può puntare sulla prevenzione?

“Per prima cosa, servono le risorse. Tutti gli investimenti destinati alla prevenzione si sono ridotti, tanto per i servizi socio-territoriali quanto per quelli della giustizia”.

Mancano le comunità?

“Non solo le strutture, anche gli educatori. E questo mette a rischio il benessere dei giovani e la sicurezza dei territori, vanificando anche le opportunità garantite dalle norme processuali”.

Ma il sistema giudiziario minorile è sufficiente?

“Se ci fossero le risorse necessarie il sistema attuale sarebbe in grado di assicurare risposte adeguate. Senza, non può reggere. Oggi non vengono eseguiti neppure i provvedimenti penali di collocamento in comunità per il mancato reperimento di una struttura adeguata”.

Che significa?

“Che, nel frattempo, i minori sono costretti a rimanere in carcere (compromettendo così il loro diritto) o a casa, in famiglia, anche se sono accusati per esempio di maltrattamenti ai danni dei genitori”.

E anche quelli su cui la famiglia ha un’influenza negativa perché appartiene a un contesto criminale?

“In attesa che si liberi un posto in comunità, i ragazzi restano in stato di libertà, privi di ogni controllo”.

In strada, tanti sono anche minori stranieri non accompagnati. È aumentato il numero di quelli arrivati a Milano in questi anni?

“Non nel nostro distretto, che va da Sondrio a Pavia. Al netto dell’ondata dei minori ucraini che si è interrotta, e degli invisibili, che sfuggono al controllo delle istituzioni, un migliaio di msna è arrivato lo scorso anno (luglio 2021/giugno 2022) e un migliaio è arrivato quest’anno (luglio 2022/giugno 2023)”.

È aumentato però il numero dei reati che commettono...

“I dati relativi ai minori che hanno commesso almeno un reato sono allarmanti. Al minorile Beccaria nell’ultimo anno sono finiti 229 stranieri di cui 130 non accompagnati. L’anno precedente erano 103 stranieri, di cui 37 non accompagnati. Quelli invece finiti in comunità (con un processo penale in corso) nell’ultimo anno sono stati 252 stranieri di cui 88 non accompagnati, a fronte di 237 stranieri di cui 45 non accompagnati nel 2021/22”.

Come si spiega un aumento così significativo?

“Questi ragazzi non vengono qui per delinquere. In questi numeri, leggo l’inadeguatezza del sistema dell’accoglienza”.

Sempre a causa dell’assenza di risorse?

“Manca la predisposizione di un vero percorso che consenta di dare una risposta ai bisogni dei ragazzi, causando un grave danno a loro e alla società. Accogliere non può significare solo garantire un tetto e un pasto, ma insegnare loro la lingua, un lavoro, inserirli in un percorso di integrazione. Solo così possono diventare una risorsa sociale”.

Che fine fanno invece questi minori?

“Molti vanno in strutture che non sono adatte a loro. Tanti sono portatori di vissuti traumatici e avrebbero bisogno di percorsi specifici. Ma, a fronte di un disagio mentale crescente, che riguarda tutti i ragazzi, non solo i minori stranieri non accompagnati, i posti nelle comunità terapeutiche sono assolutamente insufficienti”.

Le strutture sono poche?

“E quelle presenti, sono sempre meno propense ad accogliere minori sottoposti a provvedimenti penali”.

Perché?

“Distruggono gli ambienti che li ospitano, assumono comportamenti violenti, mettono a rischio la sicurezza del personale e degli altri ragazzi e finiscono anche per danneggiarne il percorso rieducativo”.

Non c’è alcuna soluzione?

“Questa mancanza di risposte adeguate ai disagi crescenti manifestati dai minori nell’attuale società li pone in una posizione estremamente vulnerabile. Ancora di più se non hanno una famiglia e sono privati delle necessarie opportunità di cura e tutela della salute”.

Tra le misure in discussione in Cdm c’è anche il carcere ordinario per i 21enni problematici.

“In questa situazione di emergenza ormai strutturale di risorse, sarebbe opportuno rimettere al magistrato di sorveglianza una maggiore discrezionalità nella valutazione dell’eventuale trasferimento”.