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di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 6 novembre 2023

La giornalista, famosa per la sua clamorosa protesta, è stata condannata a 8 anni e 6 mesi e ora vive in esilio in Francia. Il 14 marzo 2022 è una data che segna l’inizio di una nuova vita per la giornalista Marina Ovsyannikova. La sera di quel giorno, durante uno dei telegiornali più seguiti di Russia, in onda su Channel One, la reporter apparve alle spalle della conduttrice Ekaterina Andreeva mostrando un cartello con la scritta “No war”. Le immagini fecero il giro del mondo. Da quel momento Marina divenne un personaggio conosciuto anche fuori dalla Russia.

Il Dubbio si è immediatamente occupato della vicenda professionale, umana e politica di Ovsyannikova. Il 27 marzo 2022 Marina è intervenuta da Mosca nella trasmissione Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio in onda su Raitre. Il nostro giornale è stato il secondo media italiano, il 14 aprile 2022, a intervistare l’ex reporter di Channel One.

“Ogni tanto - è stata una delle prime dichiarazioni al Dubbio di Ovsyannikova - mi chiedono come mai mi sia ricreduta, dopo aver lavorato per circa vent’anni con la propaganda di Stato. Dopo il 24 febbraio 2022, ho cambiato definitivamente idea. Il Cremlino fa il lavaggio del cervello ai cittadini e parla male continuamente dell’Europa e degli Stati Uniti. Ora voglio dare il mio contributo per la verità, dato che le fake news sono quelle del Cremlino e non di altri “. Anche quella di Marina Ovsyannikova è una storia di “ordinaria” violazione dei diritti umani nella Russia di Putin. Ora Marina vive in Francia. Nel 2022, prima di affrontare i processi a suo carico e di organizzare la fuga dalla Russia, Ovsyannikova ha firmato una serie di articoli per il Dubbio sulle condizioni di vita dei russi, sui metodi di arruolamento dei giovani mandati sul fronte ucraino, sulle storie dei dissidenti processati per il semplice fatto di aver espresso il loro pensiero sulla guerra e sul modo di agire del Cremlino.

Nell’estate di un anno fa la giornalista si è trasferita per un periodo in Germania, avviando una collaborazione con Die Welt. L’inizio di una nuova vita sancito anche dalla scrittura del libro dedicato alla sua esperienza umana e professionale. Nell’ottobre 2022 le comunicazioni tra il Dubbio e Ovsyannikova si sono interrotte per alcuni mesi. Un silenzio giustificato e, sotto certi versi imposto, per la fuga rocambolesca dalla Russia con la figlia all’epoca undicenne. Grazie, però, all’avvocato Dmitry Zakhvatov, è stato possibile continuare a ricevere notizie. Con la fuga in Francia la giornalista è riuscita a voltare pagina. Negli uffici parigini di Reporters sans frontières, organizzazione che difende la libertà di stampa, nel febbraio 2023, Marina ha potuto annunciare la sua nuova vita di giornalista “in esilio”.

Qualche mese dopo è stato pubblicato il libro intitolato “Tra il bene e il male. Come mi sono opposta alla propaganda del Cremlino” e tradotto in varie lingue (non ancora in italiano). Ovsyannikova racconta l’esperienza nella televisione russa, partendo dalla fatidica data del 14 marzo 2022. Questa è la descrizione dell’apparizione nello studio televisivo con il cartello “No war”: “Corro in sala di montaggio. Una luce rossa lampeggia sulla porta della redazione. L’accesso alla zona di trasmissione avviene solo tramite appositi pass elettronici. Ne ho uno. Il blocco sulle notizie dall’Ucraina sta per finire; non ho molto tempo. Vado nel mio ufficio quasi volando e afferro la mia giacca bianca. Nella manica c’è un poster avvolto. Lo tiro fuori e salgo velocemente sul podio dove è seduta la conduttrice del telegiornale. Decine di riflettori mi colpiscono gli occhi”. “…Su come mitigare l’impatto delle sanzioni occidentali…”, ricordo queste parole lette monotonamente da Andreeva”. Eccomi. “Niente guerra! Fermate la guerra!’, grido, mostrando un enorme striscione dietro la schiena della mia collega. Non riconosco la mia voce. Andreeva continua a leggere con nonchalance. Capisco che un’altra videocamera funziona. La luce rossa è a sinistra, il che significa che gli spettatori non possono vedere il poster in onda dietro la conduttrice. Faccio un passo a sinistra. Ora possono vedere il cartello: “Niente guerra. Fermate la guerra. Non credere alla propaganda. Ti stanno mentendo qui. Russi schieratevi contro la guerra”. Con la coda dell’occhio mi vedo sul monitor, ma l’immagine cambia immediatamente. È stato il regista che alla fine ha reagito e ha avviato una sorta di reportage per nascondere ciò che stava accadendo in studio. La mia protesta è durata solo sei secondi.

Esco dallo studio con le gambe molli. Una poliziotta bionda sbatte le ciglia sorpresa e guarda in silenzio nella mia direzione. Attraverso la redazione e lascio il poster accanto alla fotocopiatrice che sta sotto le scale. L’intera direzione del telegiornale di Channel One si sta già avvicinando a me lungo il corridoio. “Eri tu?” è la prima domanda. Il volto del vicedirettore è teso, le sopracciglia aggrottate. “Sì, sono stata io”, dico. È inutile negarlo. Il capo della direzione dei programmi di informazione, Kirill Kleimenov, sentendo la mia risposta, si volta improvvisamente e se ne va senza dire una parola. “Andiamo nel mio ufficio”, intima un altro vicedirettore della redazione”.

Il 4 ottobre scorso Marina Ovsyannikova è stata condannata dal tribunale distrettuale Basmanny di Mosca a 8 anni e 6 mesi di carcere, a fronte della richiesta del pubblico ministero l’esilio: la vita in un paese straniero, senza famiglia, amici, casa, lavoro e, soprattutto, senza l’opportunità di tornare in patria e abbracciare i miei cari”. Il riferimento è alla fuga in Francia. Il ministero degli Esteri transalpino è intervenuto prontamente sulla sentenza del tribunale di Mosca: “La Francia denuncia con il più grande vigore la condanna in contumacia della giornalista russa Marina Ovsyannikova a 8 anni e mezzo di carcere”. Da Parigi anche un appello per il rispetto dei diritti umani. “Ovsyannikova - ha aggiunto il Quai d’Orsay - aveva coraggiosamente denunciato la guerra d’aggressione contro l’Ucraina durante un telegiornale in Russia nel marzo 2022. La Francia è molto preoccupata per l’intensificarsi della campagna di repressione condotta dalle autorità russe nei confronti di voci critiche del potere e della sua guerra di aggressione contro l’Ucraina. La propaganda russa rappresenta di per sé un’arma nella guerra di aggressione russa in Ucraina. Ci appelliamo alle autorità russe affinché rispettino il diritto internazionale relativo ai diritti umani e alla libertà d’informare. Liberino tutti i prigionieri politici e abbandonino le procedure giudiziarie avviate nei loro confronti”.