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di Andrea Nicastro

Corriere della Sera, 22 giugno 2023

Il giallista greco dopo il naufragio dei migranti di Pylos: prevalgono il denaro e la logica di Ponzio Pilato. Petros Markaris è uno dei pochi scrittori greci conosciuti nel mondo. Creatore del commissario Charitos, il Montalbano di Atene, si è sempre considerato di sinistra. Ieri è uscito in Italia il suo nuovo libro, “La rivolta delle cariatidi” (La Nave di Teseo).

Il naufragio di Pylos, le centinaia di migranti affogati, le contraddizioni della Guardia costiera influenzeranno le elezioni greche di domenica?

“No, arriverà prima comunque Nuova democrazia (il centrodestra del premier uscente Mitsotakis, ndr). L’unica incognita è se otterrà la maggioranza assoluta oppure no”.

Come si risolve il problema dei migranti?

“L’Europa è immersa nella logica di Ponzio Pilato. Se ne lava le mani. Su Grecia e Italia c’è la maggiore pressione migratoria e cosa fa l’Unione europea? Finge di aiutare con l’agenzia di confine Frontex. Ma è solo una scusa per continuare a non fare nulla e dare la colpa sempre a qualcun altro. Inorridisco a vedere il mare che ha dato vita alla civiltà trasformarsi in un mare di trafficanti e vittime. Siamo arrivati alle stragi e nessuno reagisce. Mi viene in mente un mio racconto dal titolo “L’epoca dell’ipocrisia”. Ecco ci siamo in mezzo, qui regna l’ipocrisia”.

L’Europa sta proponendo multe da 20mila euro a chi non accetta la redistribuzione dei migranti. Aiuterà?

“Siamo impazziti? Mettiamo il cartello del prezzo sulla morale? Sulla vita? Ormai, ogni valore è stato soppiantato dal denaro. La società è ossessionata dal denaro. Non esiste altro. Mi irrita un’Europa che mette confini anche alla morale. È bello aiutare le vittime della guerra ucraina, ma gli altri? Non hanno bisogno di aiuto?”.

Se la soluzione non è l’Europa, quale dovrebbe essere?

“La sinistra, lo sappiamo, è scomparsa quando da anti-sistema si è trasformata in forza di governo. L’Europa è piuttosto deludente: ha fallito durante la crisi greca, sta fallendo con la migrazione. Persegue solo una logica di compromessi che servono a salvare se stessa. È un’Europa che crede che la felicità arrivi dal denaro. D’altra parte, un’Europa senza intellettuali dove può andare?”.

Sono scomparsi anche gli intellettuali? Non sarà troppo pessimista?

“L’ottimismo, diceva lo scrittore tedesco Heiner Müller, “altro non è che mancanza di informazione”. Chi interveniva nel dibattito pubblico, chi spiegava gli accadimenti, non c’è più. Siamo arrivati a una generazione di pensatori abilissimi a promuoversi, a mostrare “profondità”. Peccato che abbiamo idee totalmente fittizie”.

Perché?

“Nel secolo scorso le rivendicazioni ideali o politiche venivano espresse nelle strade. I cortei si traducevano in problema sociale ed era necessario per la politica trovare una soluzione. Ora ci siamo ridotti a una logorroica polemica dentro i social network. Così la gente si sfoga e si tranquillizza da sé. Pensa di aver già fatto abbastanza con qualche post indignato. Invece, ecco il paradosso, finisce per arricchire il sistema economico-finanziario che conquista ancora più spazio per fare quello che conviene ed è utile a se stesso”.

Ci sarà qualcosa di meglio rispetto alla Grecia misera degli Anni 60?

“La povertà di allora era vissuta in modo straordinario, con valori intellettuali, morali e anche un gran senso di umorismo. Oggi la ricchezza della società è solo virtuale”.

Dai suoi libri sul commissario Charitos sta per nascere una serie tv come successe al suo amico Camilleri...

“Le nostre vite sono state incredibilmente parallele. Entrambi nasciamo sceneggiatori e approdiamo al giallo dopo i 50 anni. Io non vedo più da un occhio e lui era cieco. Ora la tv. Peccato se ne sia andato. Ce ne vorrebbero altri come lui”.