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di Franco Stefanoni

Corriere della Sera, 1 gennaio 2024

Le parole di fine anno 2023 del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il suo nono discorso, il 75esimo tenuto dal Capo dello Stato. Nono discorso di fine anno per Sergio Mattarella, il 75esimo per un presidente della Repubblica italiana (qui il testo integrale). Alle 20,30 il capo dello Stato, in diretta televisiva, nel personale messaggio agli italiani riuniti per il Veglione, ha fatto un bilancio del 2023 e un augurio per il 2024, come Luigi Einaudi fece, allora via radio, l’ultimo giorno del 1949, dando inizio alla tradizione rispettata per 75 anni da tutti i presidenti.

La violenza e innanzitutto le guerre. Mattarella ha espresso l’allarme per la fase storica attuale, colpita da due conflitti, in Ucraina aggredita dalla Russia e in Medio Oriente dove i terroristi di Hamas hanno colpito Israele che a sua volta ha reagito colpendo Gaza. “Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana. La violenza. Anzitutto, la violenza delle guerre. Di quelle in corso; e di quelle evocate e minacciate”. Per il presidente della Repubblica, l’attacco contro Israele è stato “ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità”. Ma la reazione nei confronti dei palestinesi sta provocando “migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”. Sentite e preoccupate le prime frasi di Mattarella. Per la sofferenza e la dignità delle persone. Con il timore che l’odio possa durare a lungo. “E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti. La guerra è frutto del rifiuto di riconoscersi tra persone e popoli come uguali. Dotati di pari dignità”.

Nelle parole del capo dello Stato è emerso l’allarme per la deriva presa dai contrasti politici e bellici internazionali. “Si pretende di asservire, di sfruttare. Si cerca di giustificare questi comportamenti perché sempre avvenuti nella storia. Rifiutando il progresso della civiltà umana”. Tutto questo con il rischio, concreto, di abituarsi a questo orrore. “Vite spezzate, famiglie distrutte. Brutalità che pensavamo, ormai, scomparse; oltre che condannate dalla storia. Una generazione perduta. Volere la pace non è neutralità”.

Tema centrale, non solo la violenza, ma la sua diffusione. “Vediamo, e incontriamo, la violenza anche nella vita quotidiana. Anche nel nostro Paese. Quando prevale la ricerca, il culto della conflittualità. Piuttosto che il valore di quanto vi è in comune; sviluppando confronto e dialogo”. E poi: “Penso alla violenza più odiosa sulle donne. Vorrei rivolgermi ai più giovani”.

“Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore - quello vero - è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità”, ha così pronunciato il capo dello Stato. “Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete. Penso alla violenza che qualche gruppo di giovani sembra coltivare, talvolta come espressione di rabbia. Penso al risentimento che cresce nelle periferie. Frutto, spesso, dell’indifferenza; e del senso di abbandono. Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività”. E poi: “Democrazia è votare, non state sui social, inseguite la difesa della libertà”.

Quindi le questioni sociali, a cominciare dal lavoro. “Il lavoro che manca. Pur in presenza di un significativo aumento dell’occupazione”, ha detto Mattarella. “Quello sottopagato. Quello, sovente, non in linea con le proprie aspettative e con gli studi seguiti. Il lavoro, a condizioni inique, e di scarsa sicurezza. Con tante, inammissibili, vittime. Le immani, differenze di retribuzione tra pochi superprivilegiati e tanti che vivono nel disagio. Le difficoltà che si incontrano nel diritto alle cure sanitarie per tutti. Con liste d’attesa per visite ed esami, in tempi inaccettabilmente lunghi. La sicurezza della convivenza. Che lo Stato deve garantire”.

E il pensiero di nuovo ai giovani. “Affermare i diritti significa prestare attenzione alle esigenze degli studenti, che vanno aiutati a realizzarsi. Il cui diritto allo studio incontra, nei fatti, ostacoli. A cominciare dai costi di alloggio nelle grandi città universitarie; improponibili per la maggior parte delle famiglie. Significa rendere effettiva la parità tra donne e uomini: nella società, nel lavoro, nel carico delle responsabilità familiari”.

Il pensiero del presidente della Repubblica ha insistito sul concetto di libertà. “Perché la democrazia è fatta di esercizio di libertà. Libertà che, quanti esercitano pubbliche funzioni - a tutti i livelli -, sono chiamati a garantire. Libertà indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento. Non dobbiamo farci vincere dalla rassegnazione. O dall’indifferenza”.

Soprattutto, Mattarella ha voluto rimarcare il valore della Costituzione. “Ascoltare, quindi; partecipare; cercare, con determinazione e pazienza, quel che unisce”, sono state le parole scelte, “perché la forza della Repubblica è la sua unità. L’unità non come risultato di un potere che si impone. L’unità della Repubblica è un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace. I valori che la Costituzione pone a base della nostra convivenza. E che appartengono all’identità stessa dell’Italia”.

Valori che Mattarella ha ritrovato girando l’Italia. “Questi valori - nel corso dell’anno che si conclude - li ho visti testimoniati da tanti nostri concittadini. Li ho incontrati nella composta pietà della gente di Cutro. Li ho riconosciuti nella operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango; e cantavano ‘Romagna mia’. Li ho letti negli occhi e nei sorrisi, dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a Pizza aut. Promossa da un gruppo di sognatori”.