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di Liana Milella

La Repubblica, 26 giugno 2024

L’ex Garante dei detenuti nella giornata mondiale contro la tortura: “Condizioni detentive degradanti, contrarie alla Costituzione”. Servono “provvedimenti urgenti, sia per rispetto delle persone, sia per evitare nuove sanzioni internazionali”. “Tutte le norme che vietano la tortura vietano anche i trattamenti inumani e degradanti”. E nella giornata mondiale sulla tortura, che si celebra domani, Mauro Palma, l’ex Garante dei detenuti che oggi, all’università RomaTre, presiede l’European Penological Center che si occupa di esecuzione penale, inevitabilmente non può che partire subito, parlando con Repubblica, dalle carceri italiane.

Perché è fuor di dubbio che “le attuali condizioni detentive siano degradanti per come ti costringono a vivere nella promiscuità stretta e accaldata, e sono contrarie a quel senso di umanità che la stessa Costituzione richiama”. Proprio per questo “richiedono provvedimenti urgenti, sia per rispetto delle persone, sia per evitare nuove sanzioni internazionali”.

Dal governo nuovi reati, come la rivolta - Misure “urgenti” dunque. Attese ormai sin da quando si è insediato il governo Meloni. Promesse infinite volte, mentre continua a salire l’asticella dei suicidi, a oggi già 45. Ma sempre rinviate. Ancora adesso. Mentre la presidente di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini, da ieri, è in sciopero della fame e della sete . E mentre proprio la Camera discute l’ultimo decreto sicurezza del governo che aumenta i reati e di conseguenza, inevitabilmente, anche le future detenzioni. “Proprio sotto l’ombrello della ‘sicurezzà - dice Palma - si prevede addirittura che il non obbedire a un ordine anche con resistenza passiva sia qualificato come ‘rivoltà e così sanzionato con una pena fino a otto anni anche ostativa. Al di là dell’enormità della previsione, che spero non passerà, e anche al di là del suo valore letteralmente antidemocratico, questa previsione è indicativa di come si voglia rendere ineffettiva la previsione del reato di tortura: alle botte per essersi rifiutato di fare qualcosa corrisponderà l’accusa di rivolta per quel rifiuto”.

Il delitto di tortura non dev’essere toccato - Ecco come, in un terribile binomio, si legano carcere e tortura. Ed è inevitabile affrontare con Palma, che è stato presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa, i fatti e le conseguenze. “La ricorrenza di questa giornata ci trova meno disarmati del passato, quando nel nostro codice penale non compariva un reato che fosse chiaramente indicato come “tortura”, nonostante gli impegni internazionali ratificati e i richiami internazionali, inclusa la Corte di Strasburgo. Dal 2017 la previsione nel codice c’è e le procure possono procedere dando il nome giusto a ciò che si verifica e che spesso è documentato anche da videoregistrazioni. Situazioni che spetta alla magistratura indagare e qualificare e che se certamente non costituiscono una situazione generalizzata, sono però indicative di alcune sacche culturali su cui occorre intervenire”.

Le violenze nel carcere Beccaria - Inevitabile riandare subito alle immagini del carcere minorile Beccaria di Milano e ai ragazzi picchiati violentemente. Tortura? Palma è sempre stato rispettoso dei passi compiuti dalla magistratura che indaga. “Non generalizzo - dice subito - ma non mi convince la connotazione di “mele marce” con cui spesso si qualificano i responsabili. Credo sia invece qualcosa più grave che si incista in alcune sbagliate culture che si nutrono di supremazia rispetto alle persone che, anche se scontano una pena, sono affidate alla responsabilità dello Stato. Si deve assicurare sicurezza, ma anche tutela dei loro diritti”.

Ma purtroppo proprio Fratelli d’Italia, alla Camera, sin dall’inizio della legislatura ha proposto la sostanziale cancellazione del reato di tortura. E non ha mai ritirato la proposta. Un’ipotesi che Palma considera “grave” perché “se questo è il messaggio che arriva dalla politica, i singoli agenti percepiscono una sostanziale sottovalutazione della gravità di quanto hanno commesso, se non addirittura un’accondiscendenza”. E qui il suo messaggio è chiaro e estremamente fermo: “Il reato di tortura non si tocca e far prevedere questa ipotesi di revisione è un messaggio strutturalmente ambiguo”.

Inevitabile ricordare qui come proprio Nordio abbia detto che il reato di tortura non va bene… “Non commento perché non siamo in un dotto cenacolo di fine diritto - chiosa adesso Palma - ma la norma ha sempre un elemento di emancipazione nei confronti della collettività e di chi agisce. Sta svolgendo questo ruolo: la collettività è più consapevole, chi agisce ha un’allerta maggiore”.

La squadretta antisommossa - Eppure suona singolare che, mentre non si vede ancora arrivare da via Arenula un ampio programma di politica carceraria, sia il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove di Fratelli d’Italia, a organizzare e presentare il Gio, il Gruppo di intervento operativo anti sommossa. Che Palma non boccia, ma critica proprio nella sua ispirazione: “Penso che rispetto alla grave situazione in cui versa il sistema detentivo questa previsione, peraltro in assenza di altri interventi che migliorino le condizioni interne di chi è detenuto e di chi in carcere lavora, significa puntare l’attenzione solo sul tema del reprimere. Certo, in caso di necessità, è meglio avere gruppi strutturati che non quelli abborracciati, come quelli intervenuti a Santa Maria Capua Vetere, con le conseguenze che abbiamo visto, ma il carcere non deve diventare il luogo del conflitto, e di ben altre figure c’è oggi bisogno”.

Gli annunci di Nordio sul carcere - E nella giornata della tortura eccoci infine proprio a Nordio e ai suoi annunci reiterati sulle carceri. Il Guardasigilli parla molto, ma le carceri scoppiano…e non arriva nulla di suo in un Parlamento che blocca la liberazione anticipata speciale, 75 giorni giorni di sconto ogni sei mesi invece di 45. Palma, sempre garbato, stavolta è netto: “Nulla non direi, arrivano diverse cose in negativo. Sono aumentati in meno di due anni i reati, a cominciare dall’esordio del reato di rave. Aumentano le previsioni di pena per i reati in carcere e se ne introducono di nuovi. Non è vero, come ha detto il ministro giorni fa che metà dei detenuti sono stranieri, perché sono solo un terzo e in proporzione sono diminuiti negli ultimi due anni. E non è vero che l’aumento della popolazione detenuta è dovuta alla custodia cautelare, come lui ha sostenuto, perché invece non aumentano gli ingressi, ma diminuiscono le uscite. E questi sono dati del suo dicastero. Quindi, per ragionare, forse bisogna prima partire dai dati di realtà. Sentir parlare, per esempio, di rinviare a scontare la pena nel proprio paese, sembra risentire un ritornello un po’ stantio”.

Un errore non fare la liberazione anticipata speciale - E siamo proprio alla liberazione anticipata speciale per cui sciopera Bernardini. La maggioranza di governo l’ha bloccata. Non si farà. Palma, invece, insiste. “Questa soluzione era, e potrebbe ancora essere, un modo per dare un po’ di respiro e progettare così anche soluzioni di medio periodo. Sento parlare di altre misure molto meno impattanti sui numeri, qualcosa che può sveltire, ma ancora vedo proporre, come fosse una grande cosa, di passare da 4 a 6 telefonate al mese. Non si ha una percezione del dramma interno”. E qui Palma dà un consiglio a Nordio: “Per questo è necessario andare a vedere, ma non una visita per salutare direttore e operatori e fare due chiacchiere. Visitare in funzione preventiva, e lo dicono tutte le indicazioni degli organi di garanzia, vuol dire stare in un luogo più giorni, parlare in modo riservato con le persone detenute, esaminare registri. Solo così è possibile fare raccomandazioni e assolvere a un compito di prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti. Cioè l’obiettivo della giornata mondiale sulla tortura”.