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di Daniele Zaccaria

Il Dubbio, 12 novembre 2023

L’Unrwa gestisce da 70 anni l’emergenza dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente. L’agenzia ha ricevuto negli anni miliardi di dollari dai paesi donatori e spesso è stata accusata di connivenza con il gruppo islamista. L’Unrwa è l’agenzia delle Nazioni Unite che da oltre settant’anni si occupa per mandato dei rifugiati palestinesi in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza ma anche nei campi profughi in Siria e in Libano. Fu creata nel 1948 alla fine della prima guerra arabo- israeliana con i soli voti contrari del blocco comunista che all’epoca vedeva nell’agenzia “uno strumento dell’imperialismo americano”. Di fatto i rifugiati palestinesi sono l’unica popolazione che dipende da un organismo ad hoc, distinto dall’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) che gestisce le emergenze umanitarie nel resto del mondo.

C’è subito una cifra che salta all’occhio, qualcosa di difficilmente spiegabile che attiene alla metafisica: l’Unhcr ha a libro paga circa 6400 impiegati per occuparsi di circa sessanta milioni di profughi sparsi in tutto il pianeta (un operatore ogni 9375 rifugiati) , mentre l’Unrwa dà lavoro a oltre 28mila persone per occuparsi di cinque milioni di palestinesi (un operatore ogni 178). Si tratta in gran parte di insegnanti, medici e lavoratori sociali, al 95% assunti tra le persone del luogo. Il 70% di loro lavora nel campo dell’educazione, il principale core business dell’agenzia che gestisce programmi pedagogici per 800 scuole elementari e decine di istituti superiori per un totale di 500mila studenti. Il suo budget annuale gravita intorno al miliardo di dollari provenienti in gran parte dagli Stati Uniti, da Arabia Saudita, Iran e Kuwait e dai principali paesi europei più altri donatori non governativi e molto eterogenei come Bank of Palestine, Fondation Real Madrid, Islamic relief Canda e il gruppo giapponese Uniqlo.

Nella sua lunga storia l’Unrwa si è ovviamente occupata di venire incontro ai bisogni materiali dei palestinesi offrendo servizi gratuiti e un’assistenza a tratti essenziale. Ma è stato spesso oggetto di critiche feroci, accusata da Israele di connivenza se non proprio di venire controllata dalle milizie islamiste di Hamas a cui dirotterebbe parte di finanziamenti e di tenere un discorso pubblico ostile all’esistenza dello Stato ebraico. Nel 2014, durante le drammatiche fasi dell’operazione militare israeliana “Bordo di protezione” diverse istallazioni militari di Hamas sono state ritrovate negli scantinati di scuole, ospedali e altri centri gestiti dall’Unrwa, circostanza ammessa dai suoi stessi dirigenti.

Anche la destra americana ha più volte attaccato l’Unrwa per gli stessi motivi, in particolare l’entourage di Donald Trump che durante la sua presidenza ha ridotto in modo significativo il flusso di dollari destinato all’agenzia. Non solo attacchi politici e di parte, però: nel 2022 l’ong Un Watch, che da trent’anni controlla che le Nazioni unite rispettino la loro Carta fondamentale, ha infatti pubblicato un rapporto che documenta come nelle scuole di Gaza e della Cisgiordania gli insegnanti dell’Unrwa incitino i giovani palestinesi all’odio nei confronti di Israele diffondendo contenuti antisemi-ti e a volte esplicitamente “neonazisti”. Vengono citati testimoni diretti ma anche gli stessi programmi scolastici e libri di testo fondati sull’insegnamento della legge coranica e sul rifiuto dei diritti umani in cui gli ebrei sono “assassini”, i terroristi di Hamas “martiri” e, manco a dirlo, la Shoah non è mai realmente esistita.

La stessa Un watch ha ricevuto a sua volta critiche per posizioni troppo filo- israeliane e per l’aggressività che ha riservato al Consiglio dell’Onu per i diritti umani ma le conclusioni a cui è giunto il rapporto sono difficilmente smentibili. L’aspetto più allarmante è che sono decenni che l’Unrwa coltiva questa ambiguità di fondo facendo poco e nulla per rimuoverla: nel 2004, quando Hamas non aveva ancora preso il potere a Gaza, l’ex commissario, il danese Peter Hansen ammise che “circa il 30%” degli operatori dell’agenzia sono membri del movimento islamista malgrado quest’ultimo sia considerato un’organizzazione terrorista.

Parole che spinsero l’allora Segretario generale Kofi Annan a non rinnovare il suo mandato. Nel 2009 ci fu anche una denuncia di un ex consigliere, lo statunitense James G. Lindsay che accusò l’Unrwa di non effettuare alcun controllo nel reclutamento dei suoi impiegati e di fare “pochissimi passi” per evitare che l’agenzia venga infiltrata dall’ala militare di Hamas. Più recentemente, nel 2021, è stato il parlamento europeo a esprimere preoccupazione per “l’incitamento alla violenza” che avviene regolarmente nelle scuole palestinesi controllate dall’Unrwa. Poi ci sono anche le denunce di corruzione e nepotismo, l’accusa di gonfiare i dati demografici dei rifugiati per ottenere più finanziamenti, e poiché si tratta del solo organismo autorizzato a far entrare dollari liquidi a Gaza che rifiuta transazioni via carta bancaria è sospettata di ingrassare la macchina del contrabbando di Hamas in un sistema che, al netto della durissima occupazione israeliana, mantiene da decenni milioni di palestinesi nella più assoluta povertà materiale.