sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Rossella Tercatin

La Repubblica, 6 aprile 2024

Medico israeliano denuncia il trattamento dei prigionieri da Gaza nell’ospedale dell’Idf. Il sanitario ha scritto una lettera ai ministri di Sanità e Difesa spiegando che nell’ospedale da campo della base militare di Sde Teinam le conseguenze di questa detenzione violenta prevedono spesso l’amputazione degli arti a causa delle ferite dovute alle manette. Prigionieri da Gaza tenuti ammanettati e bendati 24 ore su 24, nutriti tramite cannuccia, costretti a defecare in pannolini. Condizioni che spesso causano danni irreparabili alla salute, come la perdita degli arti.

A denunciare la situazione dell’ospedale da campo costruito dall’esercito israeliano nella base militare di Sde Teiman, uno dei medici. “Proprio questa settimana, a due prigionieri sono state amputate le gambe a causa di ferite dovute alle manette, il che purtroppo è un evento di routine”, ha scritto il dottore in una lettera inviata ai ministri della Sanità e della Difesa e al procuratore generale, riportata dal quotidiano Haaretz.

Il centro di detenzione di Sde Teiman, a cui l’ospedale da campo è annesso, è stato aperto nelle primissime settimane di guerra. È una delle strutture dove sono detenuti sospetti arrestati durante l’operazione militare nella Striscia, compresi i terroristi che hanno realizzato la strage del 7 ottobre. Chi viene identificato come estraneo alle accuse viene poi rimandato nella Striscia. Sin dall’attacco di Hamas, Israele si è ritrovata di fronte al nodo del trattamento medico ai terroristi feriti. Il loro ricovero in ospedali civili all’epoca ha suscitato aspre polemiche - anche alla luce del fatto che le strutture sanitarie si trovavano in difficoltà nel gestire le migliaia di vittime del massacro.

In dicembre, il Ministero della Sanità ha promulgato le sue direttive per il trattamento dei “combattenti illegali” - definizione giuridica che distingue i terroristi dai soldati di un esercito nemico, che includeva la necessità di mantenere i prigionieri ammanettati e legati a meno che le terapie non richiedessero altrimenti (per proteggere da attacchi il personale medico). Eppure, secondo l’autore della denuncia, le condizioni sono persino peggiori di quanto previsto dai regolamenti. “Dai primi giorni di attività della struttura sanitaria fino ad oggi, ho dovuto affrontare seri dilemmi etici”, ha scritto il medico. “Scrivo per avvertirvi che le operazioni della struttura non rispettano una sola sezione tra quelle che trattano di salute nella legge sull’incarcerazione dei combattenti illegali”.

Nella lettera viene spiegato che i pazienti sono ammanettati a tutti e quattro gli arti, indipendentemente da quanto ritenuti pericolosi e almeno la metà si trova a ricevere trattamenti medici per via di ferite causate dalle stesse manette. In risposta a quanto denunciato da Haaretz, l’Idf ha risposto che l’esercito opera secondo la legge e nel rispetto della dignità umana, che ai detenuti viene dato cibo sufficiente per le loro esigenze di salute e accesso al bagno in base alle loro condizioni mediche. Inoltre di recente è stato cambiato il tipo di manette utilizzate. In febbraio, il centro è stato visitato da un comitato etico composto da medici e funzionari ministeriali. Che però non paiono aver raggiunto alcuna conclusione.