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La Repubblica, 7 marzo 2024

Un documento per ribadire che “fermare il massacro di palestinesi inermi e liberare tutti gli ostaggi israeliani è un imperativo politico”. Tra i firmatari don Ciotti, monsignor Paglia, il Nobel Parisi e Dacia Maraini. “Fermare il massacro di palestinesi inermi e liberare tutti gli ostaggi israeliani è un imperativo politico, umanitario e morale”: è l’appello forte sottoscritto da Luigi Ciotti, Luigi Manconi, Dacia Maraini, Vincenzo Paglia, Giorgio Parisi, Liliana Segre. Un documento che parte dalla strage dei palestinesi in coda per gli alimenti: “Oltre un centinaio di palestinesi sono caduti mentre cercavano il cibo per sopravvivere, uccisi dalla calca e dalle armi dell’esercito d’Israele. Si sommano alle decine di migliaia di morti - tra cui donne e bambini - vittime della reazione del governo Netanyahu all’orrendo crimine messo in atto da Hamas il 7 ottobre 2023: oltre milleduecento cittadini israeliani uccisi nel più efferato pogrom antisemita compiuto dopo la Seconda guerra mondiale”.

Ciotti, Manconi, Maraini, Paglia, Parisi e Segre ricordano che “almeno due generazioni, se sopravvissute, usciranno devastate da cinque mesi di una strage senza tregua e senza scampo”. E intanto “l’Europa invoca timidamente un cessate il fuoco. L’amministrazione americana preme per una pausa della carneficina in atto. L’Egitto chiude il varco di Rafah che lo separa dalla striscia di Gaza, mentre Benjamin Netanyahu dichiara di voler proseguire la distruzione di Hamas mettendo nel conto altre migliaia di vittime innocenti; e la crescita, già in atto, di un diffuso sentimento antisemita in tutto il mondo”.

Davanti a ciò, i firmatari affermano che “quanto si consuma a Gaza è una violenza intollerabile a quel senso di umanità che, se calpestato, annulla la civiltà della vita e del suo irrinunciabile valore”. Da qui l’appello, “per la fine di una strage che assieme a migliaia di corpi spegne la speranza per una convivenza possibile di due popoli in due Stati”. Un appello, viene ribadito “per la difesa della civiltà”, nella consapevolezza che “gli appelli sono sempre e soltanto una testimonianza di volontà” e “non hanno il potere di condurre gli eventi sul sentiero della giustizia e della salvezza di vite violate”, ma “a volte possono scuotere coscienze smarrite”.