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di Michele Giorgio

Il Manifesto, 16 dicembre 2023

L’allarme dell’Oms. I più colpiti sono i bambini, che sono malnutriti e privi di acqua pulita per il latte artificiale. Dal 29 novembre al 10 dicembre, i casi di diarrea nei bambini della Striscia di Gaza sotto i cinque anni sono aumentati del 66% e del 55% nel resto della popolazione. Migliaia i minori che soffrono di disidratazione per la scarsità di acqua potabile. E dopo oltre due mesi di guerra, in condizioni di vita a dir poco precarie, aumentano i casi di epatite A. Non lascia dubbi sui pericoli che incombono sulla salute dei civili palestinesi il quadro della situazione fatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai medici a Gaza. I numeri peraltro sono sottostimati per il collasso del sistema sanitario causato dalla guerra: 21 dei 36 ospedali della Striscia sono chiusi, 11 sono parzialmente funzionanti e quattro possono offrire solo servizi minimi. In parole povere, per i sopravvissuti alle bombe israeliane le malattie potrebbero rivelarsi un killer altrettanto letale. La mancanza di cibo, acqua pulita e di un tetto ha indebolito le difese di centinaia di migliaia di persone ora esposte alle epidemie. Negli ultimi giorni vento e pioggia hanno strappato tante tende montate a Rafah, sul confine con l’Egitto. Gli allagamenti costringono gli sfollati a trascorrere le ore fredde della notte sulla sabbia bagnata.

Marie-Aure Perreaut, coordinatrice a Gaza dei servizi d’emergenza di Medici senza Frontiere, avverte che sono in aumento le infezioni respiratorie e quelle della pelle. “Temo che si diffonderà la dissenteria in tutta Gaza e purtroppo né il ministero della Sanità né le organizzazioni umanitarie saranno in grado di rispondere in modo adeguato”. La dissenteria e la diarrea grave, spiegano gli esperti, potrebbero uccidere tanti bambini quanti ne hanno uccisi finora i bombardamenti israeliani. Un’epidemia diffusa di diarrea potrebbe verificarsi già nelle prossime settimane, a meno che non vengano lasciati entrare a Gaza ogni giorno centinaia di camion di aiuti umanitari e fornita acqua pulita ai civili palestinesi.

I medici dell’ospedale Abu Yousef al-Najjar di Rafah riferiscono che sono centinaia le persone vittime di infezioni e malattie trasmissibili a causa delle condizioni in cui vivono nei rifugi sovraffollati. “I bambini bevono acqua che di fatto non è potabile. Non c’è frutta, né verdura, registriamo una carenza di vitamine e anemia da malnutrizione”, spiega il dottor Nasser Al Farra. Soffrono anche i neonati per la scarsità di acqua pulita da mescolare al latte artificiale. L’impossibilità di accedere a cibo sufficiente causa il deperimento che a sua volta rende più vulnerabili a molte malattie. Il Programma alimentare mondiale lunedì ha detto che l’83% delle persone che si sono trasferite nel sud di Gaza non mangiano abbastanza. Durante la tregua a fine novembre, circa 200 camion di aiuti al giorno sono entrati a Gaza, ma da allora il numero è sceso a 100 e l’offensiva israeliana impedisce la distribuzione in tutti i distretti meridionali mentre al nord e a Gaza city, dove vivono ancora oltre 200mila palestinesi, le consegne di generi prima necessità sono occasionali e largamente insufficienti.

Per evitare le epidemie gli ospedali e i centri sanitari ancora operativi dovrebbero curare le persone per queste malattie ma sono sopraffatti dal continuo arrivo di feriti dai bombardamenti aerei e dal fuoco dell’artiglieria. In queste condizioni rischiano la vita circa duemila malati oncologici che non possono più curarsi. Tra questi ci sono decine di bambini. Prima potevano andare al reparto di oncologia pediatrica aperto dall’ong Pcrf nell’ospedale Rantisi di Gaza city che il mese scorso è stato evacuato su ordine dell’esercito israeliano. Ora quei bambini sono abbandonati al loro destino tra la disperazione dei genitori.