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di Giuseppe Sarcina

Corriere della Sera, 1 novembre 2023

Le atrocità di Hamas, i bombardamenti di Israele. La protezione dei civili, usati come scudi umani. Sono giorni di angoscia, ma anche di accese discussioni sui limiti della guerra, fissati dal diritto internazionale.

1. Quali sono le norme di riferimento? Punto di partenza è la “Carta delle Nazioni Unite”, pubblicata il 24 ottobre del 1945 e sottoscritta dai 193 Paesi che fanno parte dell’Onu. Da notare che la Palestina, che si è proclamata Stato nel 1988, è presente come osservatore permanente dal 2012, insieme con Taiwan e il Vaticano. Il “diritto umanitario”, invece, si condensa nelle quattro Convenzioni di Ginevra, messe a punto il 12 agosto 1949, con l’aggiunta dei Protocolli del 1977. Israele ha aderito alle Convenzioni il 6 luglio 1951; la Palestina il 2 aprile del 2014. Infine è di grande importanza lo “Statuto di Roma” (17 luglio 1998), che istituisce il Tribunale penale internazionale con sede all’Aia. Attenzione a questo passaggio: Israele non ha mai firmato lo Statuto, come per altro gli Usa, mentre la Palestina ha aderito il primo aprile 2105.

2. Quando è legittimo l’uso della forza militare? La Carta delle Nazioni Unite esclude l’uso della forza nei rapporti internazionali. Con una sola eccezione: il “diritto naturale all’autotutela”, previsto dall’articolo 51. I legislatori del dopoguerra hanno affidato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il compito di mettere ordine, ricorrendo, solo in ultima istanza, anche a mezzi militari. Il problema è che l’organo direttivo delle Nazioni Unite è paralizzato dai veti incrociati tra i cinque membri permanenti, cioè Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia. È successo con l’aggressione putiniana all’Ucraina; succede ora con l’attacco di Hamas e la risposta di Israele.

3. Il diritto internazionale può punire i crimini di Hamas commessi il 7 ottobre? La dimensione di Hamas è controversa. Per Stati Uniti, Unione europea ed altri Paesi è un’organizzazione terroristica; per altri è espressione del governo palestinese, almeno nella Striscia di Gaza. Ma qualunque sia il loro status giuridico, il 7 ottobre scorso i miliziani di Hamas hanno violato in blocco le Convenzioni di Ginevra e lo Statuto di Roma, attaccando, torturando e uccidendo “deliberatamente” civili inermi. La tesi prevalente è che potrebbe attivarsi il Tribunale penale internazionale, come spiega Philippe Sands, romanziere e professore di diritto criminale internazionale all’University College di Londra: “Le azioni di Hamas sono perseguibili. Su questo non ci sono dubbi. Il Procuratore del Tribunale internazionale ha piena giurisdizione (come abbiamo visto la Palestina ha firmato lo Statuto di Roma, ndr) per individuare i responsabili dei crimini del 7 ottobre”.

4. La reazione di Israele è sproporzionata? Il governo Netanyahu invoca il diritto di autodifesa, fissato dalla Carta delle Nazioni Unite. Ma anche la reazione, avverte ancora il professor Sands, “deve rispettare i limiti di legge”. La Quarta Convenzione di Ginevra impone “la protezione delle persone civili in tempo di guerra”. Per cominciare viene previsto l’allestimento di zone sicure per i non combattenti. Inoltre è prescritto lo “sgombero dei fanciulli, dei feriti, dei malati da una zona assediata”. Toccherebbe al governo israeliano, dunque, far uscire da Gaza almeno i bambini e le persone più vulnerabili. Non dovrebbe essere necessario fare pressioni sull’Egitto. Infine le azioni di guerra devono risparmiare obiettivi non militari. E tra questi è davvero difficile inserire le condotte d’acqua potabile o le linee elettriche. Il punto è: il Procuratore dell’Aia potrà indagare anche sull’operato dell’esercito israeliano? E con quali conseguenze? È l’aspetto forse più controverso, perché Israele non riconosce il Tribunale penale internazionale.

5. In guerra è consentito usare i civili come “scudi umani”? Il Tribunale penale internazionale ha chiarito che “costituisce crimine di guerra utilizzare la presenza di civili per rendere immuni da attacchi alcuni punti, alcune zone o alcune forze militari. Anche la cattura degli ostaggi è un crimine di guerra”.

6. È ammesso l’attacco agli ospedali? Di nuovo troviamo la risposta nella Quarta Convenzione. Ma questa volta ci sono margini di interpretazione. O meglio: l’articolo 18 vieta ogni attacco agli ospedali, anche se vi fossero ricoverati dei militari. Ma l’articolo 19 prevede un’eccezione: una casa di cura può diventare un bersaglio “soltanto qualora ne fosse fatto uso per commettere, all’infuori dei doveri umanitari, atti dannosi al nemico”. E uno dei Protocolli del 1977 aggiunge: “In nessun caso unità mediche possono essere usate per schermare infrastrutture militari”. L’intelligence israeliana sostiene che Hamas abbia mimetizzato basi di comando nell’ospedale Shifa, a Gaza.