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di Samuele Finetti

Corriere della Sera, 7 febbraio 2024

Le opinioni espresse durante il MED organizzato a Roma dall’Istituto. Gli scenari, il ruolo di Teheran, il peso degli Stati Uniti. La guerra a Gaza tra Israele e Hamas? Destinata a durare a lungo. Ed è improbabile che il gruppo terroristico venga smantellato definitivamente. Sono due delle previsioni espresse dagli esperti di Medio Oriente, provenienti da oltre 35 Paesi, che il 4 e il 5 febbraio si sono riuniti a Roma in occasione del MED Extraordinary Expert Meeting organizzato dall’Ispi.

Nel corso di incontri a porte chiuse, il confronto ha mosso da alcune tematiche centrali nelle attuali dinamiche mediorientali: il futuro della sicurezza regionale, il rischio di un allargamento del conflitto, il peso geopolitico dell’area; e ancora, come prevenire una escalation e quale ruolo posso giocare attori come gli Stati Uniti e l’Unione europea, oltre che l’importanza dal punto di vista energetico della regione.

La prima previsione degli esperti, raccolta come le altre attraverso un sondaggio, è che le ostilità tra lo Stato ebraico e il gruppo terroristico palestinese “proseguiranno a lungo”. Ne è convinto il 61 per cento degli interpellati; il 25 per cento crede che si arriverà a un cessate il fuoco, ma dopo l’intervento di una coalizione internazionale. Mentre i restanti ritengono più probabile (9 per cento) che la Striscia resterà sotto il controllo di Hamas, solo il 4 per cento pensa che l’organizzazione sarà smantellata. La soluzione dei due Stati è ancora praticabile? Solo per il 36 per cento degli studiosi.

Per quanto riguarda una possibile escalation, nessuno scenario prevale sugli altri: il 40 per cento la ritiene “probabile”, il 34 “improbabile”, il 15 per cento “né probabile né improbabile”, solo il 2 per cento “molto improbabile”. Ma il sondaggio riguardava anche la strategia di altri attori regionali, primo su tutti l’Iran. Quali sono gli obiettivi di Teheran? Secondo il 70 per cento degli esperti, “accrescere il proprio ruolo come potenza regionale”, secondo il 15 per cento “prevenire qualsiasi futura minaccia”, per il 13 per cento “compromettere i tentativi di normalizzazioni nella regione”; nessuno ritiene che l’Iran voglia “trascinare gli Stati Uniti in un conflitto regionale”.

Stati Uniti che, in ogni caso, sono stati coinvolti dagli Houthi, milizia yemenita fedele a Teheran: questi hanno colpito diverse imbarcazioni in transito verso il mar Rosso e da lì il canale di Suez, Washington ha lanciato una serie di attacchi alle loro basi. Sono serviti a qualcosa? No, ha risposto il 70 per cento degli esperti. Infine, uno scenario elettorale: un’eventuale vittoria di Donald Trump alle presidenziali di novembre aprirebbe la strada a una pace a lungo termine tra Israele e Palestina? L’81 per cento degli esperti è convinto che la risposta sia “no”. Il restante 18 percento la ritiene “possibile”, ma solo con ampie concessioni allo Stato ebraico.