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di Costanza Oliva

Avvenire, 11 aprile 2024

Quasi tutti gli edifici scolastici e gli ospedali sono stati distrutti. Il sistema sanitario è al collasso e mancano anche le cure più basilari. Negli ultimi sei mesi, a Gaza, ogni 15 minuti circa un bambino ha perso la vita. Significa che in soli 180 giorni, cioè sei mesi da quando la guerra è iniziata, il 2% della popolazione infantile è stato ucciso. I bambini e le famiglie vivono sotto le bombe, costretti spesso a trovare rifugi di fortuna dato che più della metà delle abitazioni non esiste più. La situazione è drammatica. Quasi tutte le scuole sono ormai distrutte e per la maggior parte della popolazione è impossibile ricevere anche le cure più basilari. Il sistema sanitario è al collasso: sono stati bombardati 30 dei 36 ospedali. Lo confermano le immagini arrivate nella notte dopo un attacco aereo israeliano a un edificio residenziale nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia. Tra le 14 vittime, la maggior parte sono donne e bambini. I 30 feriti sono stati portati d’urgenza in ospedale: i medici li esaminano sul pavimento per la mancanza di posto. “Abbiamo provato ad allestire tende per il triage fuori dall’ingresso dell’ospedale, ma anche quella è piena di feriti e la capacità è scarsa”, ha raccontato alla CNN il dottor Khalil Al-Dikran, portavoce dell’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa.

Save the Children ha esposto uno striscione vicino alla sede di Roma dell’Organizzazione per diffondere i dati di questa realtà allarmante, insieme ad alcuni giocattoli, scarpine e libri che rappresentano l’infanzia rubata dei bambini che vivono in zone di conflitto. “Pensare che circa ogni 15 minuti un bambino perda la vita, - ha spiegato la direttrice di Save the Children Daniela Fatarella - ci fa capire quanto questa guerra sia tra le più letali e distruttive della storia recente. In sei mesi di conflitto, circa 26 mila bambini sono stati uccisi o feriti, mentre coloro che sono sopravvissuti hanno perso la casa, gli affetti, la scuola, la loro vita quotidiana e oggi stentano a sopravvivere per la fame”. L’iniziativa vuole essere un monito alla comunità internazionale affinché si adoperi per far cessare il conflitto. “Tutto questo è inaccettabile: il mondo deve agire ora per garantire un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso umanitario senza restrizioni. Ogni oggetto che abbiamo deposto oggi vicino alla nostra sede vuole ricordare queste piccole vite spazzate via, ma al tempo stesso tutto il bello che dovrebbe popolare la vita di un bambino, in cui non dovrebbe esserci spazio per violenza e morte”, ha precisato Fatarella.

La popolazione è allo stremo e sull’orlo di una crisi umanitaria senza precedenti. Come riportato dagli ultimi dati dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), metà della popolazione sta affrontando un livello catastrofico di insicurezza alimentare, e il nord della Striscia è a rischio carestia.