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di Greta Privitera

Corriere della Sera, 29 novembre 2023

La ong “Physicians for Human Rights Israel” chiede alla Corte penale internazionale di indagare sugli abusi sessuali commessi dai terroristi. E anche noi dovremmo chiedere verità e giustizia. Se tutte e tutti, per la prima volta insieme, “facciamo rumore” contro i femminicidi e la violenza di genere - come ci ha insegnato Elena, la sorella-resistente di Giulia Cecchettin - se uniti condanniamo l’orrore delle bombe e ci stringiamo alle madri di Gaza diventate orfane di quasi seimila figli, che cosa ci frena dal “bruciare tutto” anche per le donne d’Israele violentate e massacrate da Hamas? Il silenzio o la minimizzazione sulla sorte delle ragazze calpestate, stuprate e uccise nella mattanza del 7 ottobre è un’ingiustizia collettiva. Che cosa ci manca per identificarci con le loro famiglie e dire insieme “say her name”, come facciamo per le sorelle palestinesi, iraniane e di tutti gli altri Paesi? Le prove? I racconti? Molte non potranno mai spiegare che cosa è successo ai loro corpi quel sabato mattina. I segni degli stupri e delle sevizie sono raccolti nei referti dei medici forensi che hanno studiato le ferite lasciate dal male. Sono stati analizzati nei video di Hamas pubblicati e poi rimossi, trovati nei racconti di un testimone che, nascosto, vedeva tutto.

Forse, va ricordato che cosa è stato scoperto nei kibbutz, o al Nova Festival: donne senza vita e senza indumenti, vagine lacerate, una ragazza che veniva stuprata a turno da uomini in mimetica. Dettagli raccapriccianti, in teoria non necessari. Ma forse sì. Documenti e prove alla mano, “Physicians for Human Rights Israel” - una ong che difende il diritto all’assistenza sanitaria anche dei palestinesi - chiede alla Corte penale internazionale di indagare sugli abusi sessuali commessi da Hamas. Vuole sapere se costituiscono crimini contro l’umanità. Chiede il rilascio di tutti gli ostaggi, soprattutto delle donne, che si trovano ad affrontare una “minaccia continua” di stupro. Il documento dell’ong raccoglie l’orrore di quel 7 ottobre. Non si basa sulle informazioni dei servizi segreti, ma su fonti indipendenti che cercano quella giustizia e quella verità che dovremmo rivendicare anche noi.