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di Liana Milella

La Repubblica, 14 ottobre 2023

Le commissioni Giustizia di Camera e Senato, nonostante le richieste delle opposizioni, non hanno ritenuto necessario l’audizione dei tre candidati. Se come Garante dei detenuti fosse stata scelta Rita Bernardini - che non ha neppure bisogno di presentazioni vista la sua storia personale - di certo non ci sarebbe stato bisogno di alcuna audizione in Parlamento. Sa tutto sulle carceri, e non solo, visto che stiamo parlando del Garante delle persone private della libertà, che non stanno solo nelle patrie galere. Ma visto che il lungimirante Guardasigilli Carlo Nordio - obbedendo ai criteri della lottizzazione anche per questo delicatissimo incarico che dura per cinque anni ed è rinnovabile per altri due - ha scelto un futuro Garante di cui non si riesce a trovare una sola dichiarazione dedicata alle carceri, allora c’è da chiedersi perché mai le due commissioni parlamentari che si occupano di giustizia, una alla Camera e una al Senato, come ha scritto sul Dubbio Valentina Stella, abbiano respinto la richiesta delle opposizioni di audire i tre candidati. Parliamo del meloniano ed ex forzista Felice Maurizio D’Ettore, dell’avvocata in quota Lega Irma Conti e di Mario Serio, civilista palermitano indicato dalla sinistra.

Per chi non lo sappia le audizioni non si negano a nessuno in Parlamento. Prova ne è che al Senato, per il disegno di legge Nordio che vuole cancellare l’abuso d’ufficio, la commissione Giustizia sta risentendo magistrati e giuristi che già sono stati auditi alla Camera sullo stesso argomento. Bastava chiedere le registrazioni. Invece vanno avanti da tre settimane. Per sentirsi dire che l’abuso d’ufficio non deve essere cancellato. Ma loro, per obbedire a Nordio, vogliono eliminarlo lo stesso. Ore e ore di audizioni. Poi arriva la nomina del Garante dei detenuti, su cui le due commissioni potrebbero anche pronunciare un niet, o sollevare almeno dei dubbi. Comunque è un loro dovere ascoltarli, sentire cosa hanno da dire, porre domande intriganti.

Ma forse proprio questo è il problema. Perché - è l’interrogativo - D’Ettore saprebbe rispondere a quesiti complessi sulle carceri, oppure rivelerebbe subito che forse quel ruolo non è per lui? Meglio allora “proteggerlo” e non farlo parlare troppo. D’altra parte, a chi importa se i detenuti continuano a morire in galera, se le celle sono invivibili, se i bambini sono ancora dentro con le madri, se proseguono le violenze delle guardie? Questo non interessa a una maggioranza che si professa garantista, a parole, solo quando ci sono da ridurre le intercettazioni, quando bisogna buttare via le leggi che evitano ai processi di morire per prescrizione, quando c’è da separare le carriere per poi mettere il pm sotto l’esecutivo. Felice Maurizio D’Ettore può stare tranquillo. Nessuno gli farà domande difficili che potrebbero mettere in imbarazzo lui e il Guardasigilli Nordio che lo ha scelto.