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di Paolo Pandolfini

Il Riformista, 2 settembre 2023

Cresce il malcontento in Forza Italia per il piano di Nordio frenato da Meloni “Ci sono stati tanti annunci ma pochi fatti”. “Guardi, era stato il ministro della Giustizia Carlo Nordio ad annunciare che avrebbe intrapreso un profondo percorso riformatore di stampo “liberale” e “garantista”, musica per le nostre orecchie dopo anni di oscurantismo manettaro e giustizialista.

Fin dall’inizio Nordio aveva avuto il nostro appoggio incondizionato. Stupisce, quindi, questo rallentamento”, afferma al Riformista un importante parlamentare di Forza Italia che non ha però voglia di essere citato per evitare di alimentare polemiche in un momento molto delicato per il governo.

A distanza di quasi un anno dall’arrivo di Nordio a via Arenula, il bilancio riformatore del Guardasigilli non è certamente esaltante. “Ci sono stati tanti annunci ma pochi fatti. Ad esempio, prima dell’estate Nordio aveva dichiarato che avrebbe depositato un testo di riforma sulla separazione delle carriere, che è uno dei cavalli di battaglia da sempre di Forza Italia. Purtroppo, ad oggi il testo non è stato presentato e ciò non può non lasciarci indifferenti”, prosegue il parlamentare azzurro. Il timore, in altre parole, è che il ministro voglia `rallentare’ sulla riforma della giustizia, forse condizionato dalla premier che non ha intenzione di andare allo scontro con le toghe e quindi di mettersi contro l’Associazione nazionale magistrati che è contrarissima alla riforma della separazione delle carriere. Il problema è il referendum costituzione.

Anche se la riforma fosse votata dal Parlamento, difficilmente il voto raggiungerebbe i due terzi sia alla Camera che al Senato. Numeri che il governo Meloni non ha, dovendo così ricorrere al referendum costituzionale dove non è previsto il quorum. Dal momento che anche riforma del premierato prevedrà, per gli stessi motivi, un referendum costituzionale, i vertici di Fratelli d’Italia, prima della ripresa dei lavori parlamentari, avrebbero convinto la premier di non insistere sulla riforma della giustizia, suggerendo a Nordio di frenare e di dedicarsi ad interventi meno divisivi.

“La scelta politica è chiara: se Nordio ha cambiato idea dovrebbe dirlo chiaramente, anche per rispetto nei confronti di chi lo ha sempre sostenuto”, conclude il parlamentare forzista.

Che qualcosa non torni lo ha capito anche il presidente delle Camere penali, l’avvocato Gian Domenico Caiazza. “I segnali nell’ultimo periodo sono evidenti. Ci viene ripetuto che è un percorso lungo, ed è vero. Però bisognerebbe cominciarlo subito e non rinviarlo costantemente perché per approvare un testo di riforma costituzionale servono due anni”, ha affermato ieri Caiazza in una intervista al Foglio. Eppure, l’iniziativa dei magistrati in pensione di firmare un appello a Nordio contro la riforma delle carriere si era rivelata un flop. Dopo il clamore inziale, l’appello delle 500 toghe è sparito dai radar, non essendo seguito dai colleghi in servizio che si esprimeranno sull’iniziativa governativa il prossimo fine settimana in una assemblea a Roma.

Martedì, comunque, alla riapertura del Parlamento inizieranno le audizioni sul ddl Nordio sull’abuso d’ufficio e sulle intercettazioni. I primi ad essere ascoltati in Commissione giustizia al Senato saranno il presidente dell’Anac Giuseppe Busia, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, il presidente dell’Anci Antonio Decaro, ed il presidente dei penalisti Caiazza.