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di Francesca Basso

Corriere della Sera, 30 giugno 2023

Morawiecki: serve l’unanimità. L’Ungheria: è una grande battaglia. Dal summit sostegno a Kiev. Borrell: Putin debole è più pericoloso. La discussione sull’immigrazione aggiornata a venerdì mattina. Polonia e Ungheria ci hanno provato fino all’ultimo, nella prima giornata del Consiglio europeo, a rimettere in discussione l’accordo sulla migrazione raggiunto l’8 giugno scorso a Lussemburgo dai ministri dell’Interno a maggioranza qualificata. “Sarà una lunga notte”, aveva twittato Balázs Orbán, direttore politico del premier ungherese Viktor Orbán, contestando il “testo pro-immigrazione”. Varsavia e Budapest hanno bloccato le conclusioni e chiesto di togliere il punto migrazione. Si è tentato a lungo di emendare il testo. Le discussioni sono proseguite fino all’1.10 del mattino quando i leader Ue hanno deciso di non adottare le conclusioni per la parte che riguarda la migrazione e rimandare il confronto su questo tema a venerdì mattina, insieme alla discussione sul tipo di relazioni da tenere con la Cina, l’economia e le relazioni esterne. Hanno adottato invece le conclusioni su Ucraina, sicurezza e difesa.

La premier Giorgia Meloni, al suo arrivo al summit, aveva detto che “le conclusioni del Consiglio europeo sono un’ottima base di partenza, ci sono le posizioni dell’Italia”, così come i 12 miliardi in più per la migrazione nel bilancio Ue “sono un ottimo punto di partenza soprattutto se quelle risorse si concentrano sul Mediterraneo”. E il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è detto “molto felice dell’accordo”. Il premier polacco Mateusz Morawiecki, che ha sottolineato l’”ottimo rapporto” con Meloni, ha invece chiesto che sulla migrazione si decida all’unanimità, come si era impegnato a fare il Consiglio europeo in passato. La premier, invece, guarda avanti: “Siamo davvero riusciti a cambiare il punto di vista, anche col contributo di altre nazioni - ha detto - dall’annosa divisione tra Paesi di primo approdo e Paesi di movimenti secondari a un approccio unico che risolve i problemi di tutti: la dimensione esterna”. Morawiecki ha presentato il suo piano “per le frontiere sicure”, che è un “no” a tutto inclusa l’imposizione di sanzioni per chi non accetta di aiutare i Paesi di primo ingresso. Varsavia ha ricordato di avere accolto oltre tre milioni di rifugiati e ha lamentato lo “scarso sostegno”. Il vicepremier Antonio Tajani nel suo intervento al pre-summit dei popolari ha sottolineato che “il Ppe è stato fondamentale per raggiungere l’accordo politico sul nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo”.

Sul sostegno all’Ucraina l’Ue è stata compatta. Il Consiglio europeo è stato preceduto da una colazione con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Le conseguenze della rivolta del gruppo Wagner sono state al centro del confronto. La Polonia e i Baltici hanno manifestato preoccupazione per la Bielorussia ora che sta ospitando Prigozhin e per la retorica nucleare. L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell ha detto che “un Putin più debole rappresenta un pericolo maggiore” mentre il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in videocollegamento, ha replicato che “la debolezza della Russia la renderà sicura per gli altri e la sua sconfitta risolverà il problema di questa guerra”.

Quanto al Mes, ieri il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, intervenendo alla commissione Problemi economici del Parlamento Ue, ha spiegato di “rispettare e capire il punto di vista del governo italiano” che non vuole farne uso ma ha invitato Roma alla ratifica per permettere che le nuove funzioni “possano essere disponibili per altri governi dell’Eurozona”. Intanto ieri la commissione Esteri della Camera ha dato il via libera al ddl di ratifica del Mes con la decisione del governo di rimettersi alla posizione delle opposizioni.