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di Errico Novi

Il Dubbio, 18 luglio 2023

Domani si commemora Paolo Borsellino, la strage che lo assassinò con la scorta. Giorgia Meloni ci sarà. “Ricordate come ho cominciato a fare politica?”, aveva chiesto con tono retorico domenica, subito dopo aver “frenato” il guardasigilli Carlo Nordio sul concorso esterno. Ora, dopo le fibrillazioni scatenate dal ministro e dalla sua frase sul “reato non reato”, l’approccio sulla criminalità organizzata è la faglia che può riallontanare, forse in modo irrimediabile, il ministro della Giustizia e Fratelli d’Italia.

Può sembrare una conclusione prematura ma ci sono segni che vano interpretati. A cominciare dalla lunga nota diffusa ieri dalla premier a Consiglio dei ministri in corso, con la quale si annuncia una stretta sui reati di mafia, per “rimediare” a una “recente sentenza della Cassazione”. È insolito che il capo del governo faccia circolare, su una questione giuridica, dichiarazioni così ampie e dettagliate introdotte dalla formula semiufficiale “a quanto si apprende”. È ancora più insolito che una misura in materia penale venga sì presentata come iniziatica assunta “d’intesa col ministro della Giustizia”, senza però che il ministro stesso ne avesse mai lontanamente fatto cenno.

Certo, si tratta di una mossa dal peso e significato innanzitutto mediatici: in vista della commemorazione di via d’Amelio, a Meloni serve uno scudo preventivo che la protegga da eventuali contestazioni. Ma dopo le frasi di Nordio sul concorso esterno, e nonostante il loro carattere assai più accademico che progettuale, è forte il rischio che l’esigenza di mostrarsi duri sulla mafia spinga il governo e il suo vertice a ulteriori iniziative “autonome” da via Arenula, fino a indebolire il guardasigilli anche rispetto ai dossier dei quali è diretto titolare, come il ddl penale tuttora al vaglio del Colle.

Meloni cita, nella nota semiufficiale, la sentenza 34895 emessa dalla Suprema corte nel 2022. E spiega: “Si rende necessaria e urgente l’adozione da parte del governo di una norma di interpretazione autentica, che chiarisca una volta per tutte cosa debba intendersi per ‘ reati di criminalità organizzata’ ed eviti che gravi reati vadano impuniti per effetto dell’interpretazione di recente avanzata dalla Cassazione. L’intenzione, d’intesa col ministro della Giustizia”, puntualizza la presidente del Consiglio, “è di inserire questa norma in un decreto legge di prossima approvazione”. Nello specifico, gli ermellini avevano sancito, riguardo la possibilità di avvalersi delle intercettazioni, che, come ricorda la nota di Palazzo Chigi, “possono farsi rientrare nella nozione di delitti di ‘ criminalità organizzata’ solo fattispecie associative, comuni e non”. Con la conseguenza che “devono escludersi dal regime per essi previsti i reati di per sé non associativi, come un omicidio, ‘ per quanto commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416- bis c. p. ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dal suddetto articolo”. Secondo Meloni, la sentenza afferma “principi di carattere generale”, che “si prestano a ricadute molto pesanti per il nostro sistema e per la pubblica sicurezza”.

Sulla giustizia, insomma, l’azione del governo, anziché partire dal ministro competente, pare concepita per smorzare le “pericolose” riflessioni di quest’ultimo. E che gli strumenti per contrastare la mafia rappresentino un nodo critico nei rapporti fa la premier, il suo partito e via Arenula, è suggerito anche da un altro episodio. Dopo le commemorazioni di via D’Amelio previste per domani ci sarà venerdì prossimo, sempre a Palermo, un evento organizzato direttamente da FdI: un convegno dal titolo “Parlare di mafia”, che trae ispirazione da una frase di Borsellino, al quale interverranno il primo consigliere giuridico di Meloni, ossia il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti, il presidente dei senatori forzisti Lucio Malan e, con un videomessaggio, la stessa presidente del Consiglio. Non ci sarà Nordio. Del guardasigilli non è previsto neppure un intervento a distanza. Come se sull’argomento la visione del ministro fosse troppo eccentrica.

È assolutamente plausibile che altri impegni avrebbero comunque impedito al titolare della Giustizia di essere nel capoluogo siciliano il prossimo 21 luglio. Ma c’è una sequenza di fatti che complicano di nuovo la relazione fra Nordio e il partito di maggioranza relativa, in particolare sul terreno dell’antimafia. Col rischio di consegnare sempre più l’ex procuratore aggiunto di Venezia al ruolo di guardasigilli “adottato” non dall’intera coalizione ma da un singolo partito di governo, Forza Italia, da enclaves centriste come Noi Moderati e Udc, che continuano a difenderlo su tutto, concorso esterno incluso, e dal Terzo Polo.

Basta mettere a confronto altre dichiarazioni di ieri. Da una parte il meloniano Foti che, nel presentare il convegno di venerdì, scandisce: “Come abbiamo detto in tutte le lingue e in tutte le salse, non c’è alcuna previsione di modificare la legislazione antimafia se non in modo più punitivo di quanto oggi non già sia”. Non è esattamente quello che Nordio pensa del codice antimafia, e lascia ipotizzare, in materia, iniziative parlamentari non condivise con via Arenula.

Dall’altra parte, nelle ore segnate dalla lettera di Marina Berlusconi sul Giornale, con il garantismo di FI scosso da un’emozione identitaria, non si possono trascurare né le frasi pro- Nordio di Antonio Tajani (riportate anche nell’intervista pubblicata su questo numero del Dubbio) né quelle del vicepresidente azzurro della Camera Giorgio Mulè, secondo il quale “tutta l’antimafia andrebbe revisionata”. Obiettivo opposto a quello dichiarato dal capogruppo di FdI Foti ma assai in sintonia con la visione di Nordio.

A completare il quadro si può citare Raffaella Paita, coordinatrice di Italia viva e presidente del Terzo polo al Senato, che a proposito della lettera di Marina Berlusconi ribadisce: “È il momento di riformare davvero la giustizia, senza timidezze: Italia viva andrà avanti, ci assumeremo la piena responsabilità e ci metteremo il coraggio che ad altri sembra mancare”.

E l’altra primissima linea di Iv Ettore Rosato rincara: “Nel programma del Terzo Polo ci sono le cose che sta dicendo Nordio da inizio legislatura”. Chiarissimo: è il disegno di uno scacchiere in cui Nordio finisce arruolato in un campo del quale né Meloni, né FdI né la Lega farebbero parte.