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di Frank Cimini

L’Unità, 19 agosto 2023

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari annuncia che sarà costituito un fondo per le vittime dei reati da alimentare con una piccola parte degli stipendi dei detenuti che lavorano. “Credo che sia un bel segnale che chi con i propri comportamenti ha offeso la collettività violando la legge contribuisca risarcire in qualche modo chi da quel comportamento è rimasto offeso” aggiunge Ostellari dopo aver premesso che i fatti questi giorni, ovvero i tre suicidi “ci impongono una riflessione sul futuro del sistema carcerario che a mio avviso non può prescindere da due parole chiave, regole e diritti”.

Insomma a fronte di reclusi che scelgono di togliersi la vita perché non reggono un sistema penitenziario e condizioni di detenzione a dir poco inique a pagare il conto deve essere la popolazione carceraria che lavora. Siamo a una sorta di pizzo di Stato sugli ultimi, nella Repubblica del vittimario anche se Ostellari bontà sua ammette che il 98 per cento dei reclusi che lavorano poi una volta fuori non rientra nel circuito criminale.

E di conseguenza, stando al ragionamento “dell’illuminato” sottosegretario alla Giustizia questi detenuti devono pagare un prezzo ulteriore accettando di buon grado la decurtazione del salario. Vale a dire di essere ulteriormente sfruttati. E devono dire grazie a chi li sfrutta a cominciare dalle imprese che assumendo detenuti hanno diritto a forti sgravi fiscali.

“Più lavoro, più attività di rieducazione, ma niente sconti per chi crea disordini e mette in pericolo l’incolumità del personale e del resto della popolazione detenuta” continua il ragionamento. Non conta niente invece il fatto che spesso gli agenti di polizia penitenziaria accusati di aver picchiato e torturato i reclusi nel corso delle rivolte o anche in assenza di eventi di questo tipo dopo un po’ di tempo vengono reintegrati in servizio e rimessi addirittura nella stessa struttura dove avevano operato in precedenza.

“Chi si comporta bene” avrà diritto a sei telefonate al mese invece di quattro è la proposta che dovrebbe già passare nella prossima riunione del consiglio dei ministri Da un lato il bastone, dall’altro la carota. E la giustizia a doppia velocità, due pesi e due misure.

Le responsabilità di un sistema che funziona male e crea ulteriori ingiustizie viene scaricato quasi interamente sui detenuti. Di provvedimenti di amnistia di sanzioni diverse dal carcere non se ne parla a meno di non considerare credibile la proposta di Nordio relativa all’utilizzo delle caserme peraltro di difficile se non impossibile fattibilità nell’immediato.