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di Andrea Cegna

Il Manifesto, 4 giugno 2023

Nel mirino c’è il controllo del territorio dello stato della rivoluzione zapatista. E il governo (locale e nazionale) resta a guardare. La violenza in Chiapas porta lo stato della rivolta zapatista ai livelli preoccupanti del nord del Messico. Pochi giorni fa il collettivo di appoggio all’Ezln, Llegó la Hora, ha denunciato che “il compagno zapatista Jorge López Santiz è in bilico tra la vita e la morte a causa di un attacco paramilitare dell’Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo (Orcao)”, la stessa organizzazione che da tempo attacca le comunità zapatiste.

Il Chiapas è sull’orlo di una guerra civile: paramilitari e assassini al soldo di vari gruppi criminali, che si contendono i territori per i propri profitti, e i gruppi di autodifesa, con la complicità attiva o passiva del governo statale di Rutilio Escandón Cadenas e del governo federale di Andrés Manuel López Obrador. Oltre alla denuncia è stata lanciata una giornata di mobilitazione mondiale per l’8 giugno. Due giorni dopo la denuncia, venerdì 2 giugno, nel municipio di Chenalhó, vicino ad Acteal, il gruppo civile criminale armato dei los ratones ha sparato contro gli oltre 150 sfollati della comunità di Santa Marta, ospitati in una bottega nel municipio zapatista di Polho, uccidendo almeno sette persone (tre sono gravi in ospedale).

È il risultato delle politiche contro l’Ezln: prima sono state costruite formazioni paramilitari, mai smantellate; ora queste, ancora armate, sono da mercenarie al servizio dell’interesse di turno come denunciano diversi centri per i diritti umani.

Per Llego la Hora “programmi governativi come “Sembrado Vida” (che si caratterizza per avere praticamente lo stesso budget del ministero federale dell’agricoltura) stanno incoraggiando lo scontro tra comunità storicamente espropriate delle loro terre e dei loro diritti, giacché vengono usati come meccanismi di controllo politico e come merce di scambio affinché le organizzazioni come la Orcao possano ottenere l’accesso ai presunti benefici che questi programmi forniscono”.

Solo contro le comunità zapatiste, negli ultimi quattro anni, sono poco meno di 20 gli episodi di aggressione registrati. Ma in tutto il Chiapas sono decine al giorno gli attacchi violenti che si contano, si denunciano e si registrano. Una situazione anomala per lo stato che fino al 2019 è stato alieno alla crescente violenza sistemica nel paese. Lo scontro contro gli zapatisti è uno degli elementi che raccontano di una quotidiana guerra per il controllo del territorio. A farne le spese sono le persone comuni, come nel resto del paese.