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di Massimo Basile

La Repubblica, 29 dicembre 2023

Ora arrivano non solo dal Sudamerica, ma anche da Africa e Asia. L’amministrazione Biden ha però confermato le restrizioni imposte da Trump. E la polizia del Texas potrà arrestare chi entra illegalmente. Scappano dalla guerra in Sudan e arrivano al confine tra Messico e Stati Uniti dopo aver evitato l’abbraccio mortale delle gang del Centramerica e dei cartelli della droga messicani. Quando attraversano il confine, camminando per ore nel deserto, a volte a piedi nudi, hanno due certezze: la fame e il freddo. Nient’altro. L’emergenza migranti ha raggiunto livelli record: ci sono fino a diecimila arresti al giorno, un numero che sovrasta quello degli agenti che pattugliano la frontiera. L’anno scorso erano stati circa 200mila al mese i migranti illegali fermati dalle pattuglie in Texas. A dicembre il totale potrebbe superare i 300mila. Arrivano dall’Africa, dall’Asia e, naturalmente, dal Sudamerica, spinti da violenza, disperazione e miseria.

Abdoul, 32 anni, è arrivato dall’Africa occidentale ed è stato respinto, dopo aver passato settimane in un carcere nella zona remota del Texas. “Ho passato molte ore senza dormire - confessa all’agenzia Ap - seduto per terra”. Abdoul è un attivista politico scappato dalla Mauritania. Izzedin, 32 anni, arriva dal Sudan e si è accampato in Arizona, dove i volontari forniscono coperte e caffè. “Siamo venuti fino a qui - confessa - in cerca di protezione”. Nessuno indica il cognome per paura di rappresaglie verso i familiari rimasti a casa. Izzeddin parla di persone uccise nel suo Paese, stuprate. Il figlio di 7 anni di Mariela Amaya non capisce perché ha passato il Natale all’aperto, mangiando mortadella e pomodori. “La gente - spiega - non capisce che affrontiamo tutto questo per avere una vita migliore”.

Da marzo il Texas permetterà anche alla polizia locale di arrestare i migranti entrati illegalmente. I giudici avranno potere di espellerli con procedura abbreviata. È una sfida alla Casa Bianca, ma anche conseguenza del clima che si respira in America: i migranti sono emergenza umanitaria e minaccia elettorale. Per questo nel passaggio da Donald Trump a Joe Biden, la storia non sembra cambiata: l’attuale amministrazione americana ha confermato le restrizioni adottate da quella precedente, finendo per scontentare la stessa base democratica. Richiedere asilo è molto difficile, chi viene intercettato è rispedito indietro in attesa che il suo caso venga affrontato da una corte, ma è chiaro che ricacciare indietro le persone vuol dire chiudere loro la porta. In teoria può arrivare il via libera da un giudice e non avere nessuno a cui comunicare la decisione.

Anche sul fronte opposto, quello dei controlli, si vive un fallimento, seppure di natura diversa. Le pattuglie che perlustrano centinaia di chilometri di confine non hanno mezzi sufficienti. “È un disastro umanitario”, confessa al New York Times il comandante Scott Carmon. A maggio Biden aveva parlato di flusso in calo, ma negli ultimi mesi i numeri sono tornati a crescere, campanello d’allarme per i Democratici in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Nel 2021 avevano raggiunto il confine sud del Texas in 1,2 milioni. L’anno scorso, in un milione e mezzo. “In termini di migranti al giorno - spiegano gli analisti americani - il mese di dicembre di quest’anno ha una media mai vista”.

Il governatore repubblicano del Texas, Greg Abbott, da mesi invia i migranti nelle “città santuario”, a guida democratica, per metterle in ginocchio. New York, dopo mesi di accoglienza, sta cedendo in queste ore. Il sindaco Eric Adams ha dichiarato che non verranno accettati nuovi arrivi, perché non c’è più posto. Abbott non si ferma: la scorsa settimana ne ha mandati altri 120 a Chicago. Lungo il Rio Grande, una delle direttrici della migrazione, sono arrivati membri della Guardia Nazionale della Florida. I Repubblicani stanno condividendo la “solidarietà delle manette”, in contrasto con quella “dell’accoglienza” delle amministrazioni progressiste.

Il segretario di Stato Antony Blinken è andato in Messico per discutere con le autorità locali l’incremento della migrazione. Il presidente Andrés Manuel López Obrador ha accettato di accogliere i migranti arrivati da Venezuela, Nicaragua e Cuba e respinti alla frontiera. Il governo messicano sostiene di aver intercettato, nei primi undici mesi dell’anno, 680mila persone dirette in Texas. Numeri che oscurano le vite reali delle persone che dietro quei numeri si nascondono. Soprattutto i bambini: molti, non accompagnati, arrivano dalle zone rurali del Centramerica, travolte dalla crisi economica legata alla pandemia, come il Guatemala, dove il lavoro è scomparso e il prezzo del pane decuplicato.

Dieci anni fa arrivavano per essere uniti ai loro genitori, già sistemati negli Stati Uniti, adesso non hanno ufficialmente chi li manda e chi li aspetta, ma a loro spetta il compito di sopravvivere, trovare lavoro e aiutare chi è rimasto a casa. Migliaia, quando riescono a superare il confine stretti nei carri bestiame zeppi di migranti, finiscono per alimentare la manovalanza minorile nelle fabbriche e nei mattatoi dell’America rurale, la stessa che ama Trump per la sua guerra ai migranti, e poi fa soldi sfruttandoli in nero.