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di Fabrizio Bertè

La Repubblica, 3 maggio 2022

La storia di solitudine e di miseria sociale di un pregiudicato di 38 anni. Un ex detenuto, per ben due volte, nella notte tra venerdì e sabato, ha “bussato” con insistenza alle porte della casa circondariale di Gazzi, a Messina, chiedendo di poter tornare dietro le sbarre, perché “spaventato” dal mondo esterno. Un uomo libero, di 38 anni, che non aveva alcuna pena da scontare, e non doveva neanche costituirsi. “Una storia tristissima. E purtroppo non è stato l’unico caso”, dicono dalla casa circondariale di Messina. L’uomo, in passato, era stato arrestato. Dopo alcuni mesi di detenzione era stato scarcerato.

Ma solo in carcere - ha riferito - si sentiva compreso, curato e sostenuto, sia moralmente, che fisicamente. “Una terribile storia di miseria sociale - sottolinea l’associazione Antigone, da sempre in prima linea per la tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale - di una persona che trova conforto in un universo privativo della libertà. Perché proprio lì, in carcere, vengono soddisfatti bisogni primari, quali il diritto all’alimentazione, che fuori, purtroppo, non sempre vengono soddisfatti”. L’episodio si è verificato nella tarda serata di venerdì, la prima volta intorno alle 23.30, quando l’uomo si è presentato a Gazzi chiedendo di essere arrestato. In un primo momento, all’agente di guardia è sembrato che si trattasse di una persona che aveva intenzione di costituirsi, ma quando ha capito che non era così, ha risposto molto educatamente, ma quasi sorpreso, che non era possibile accettare la sua richiesta.

L’uomo, però, non si è arreso: ha spiegato all’agente che voleva tornare subito in carcere, perché fuori non poteva neanche permettersi di mangiare, non aveva un posto dove vivere, non aveva nessun punto di riferimento. E ha ribadito che in carcere era stato trattato sempre benissimo.

È poi tornato qualche ora dopo, verso l’una e mezza di notte, chiedendo di essere accettato, dicendo che fuori non ce l’avrebbe fatta, e chiedendo anche di chiamare la direttrice del carcere, Angela Sciavicco. Alla fine, suo malgrado, l’uomo è andato via, rassegnato, e in preda alla disperazione. L’episodio è stato comunque segnalato ai carabinieri.

“Purtroppo - ribadiscono dalla casa circondariale di Gazzi - frequentemente, abbiamo assistito a questi episodi. Con tantissime persone, che, una volta libere, preferirebbero privarsi della libertà conquistata per tornare in carcere. Per paura del mondo esterno, ma soprattutto per mancanza di punti di riferimento, e più in generale per paura della vita. Una vicenda tristissima, una sconfitta della società”.