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di Davide Varì

Il Dubbio, 4 marzo 2024

C’è stato un tempo, un tempo non troppo lontano e magnifico, in cui l'Italia ha insegnato al mondo intero che il termine democrazia non era una parola vuota ma un impegno delle istituzioni e della comunità a non lasciare indietro nessuno. Un tempo in cui la parola “irrecuperabile” era bandita perché era ancora intatta la fiducia verso “l’uomo” e la sua capacità di cambiare. La comunità e le istituzioni erano infatti convinte che mutando le condizioni di vita sarebbe anche cambiato l'individuo.

Era l’Italia dei Basaglia, la cui legge ha dato dignità a decine di migliaia di persone e i cui studi hanno portato la psichiatria italiana al vertice della comunità scientifica mondiale. Ma era anche l’Italia dei Gozzini, l'uomo che ha trasformato il carcere da luogo di penitenza a luogo di possibile riscatto, reintegrazione e rigenerazione. Basaglia e Gozzini erano due uomini, due italiani, simbolo di un Paese che aveva fiducia in se stesso, che non aveva paura del futuro. Era un'Italia che scioglieva le catene, che apriva le gabbie fisiche e mentali e nello stesso tempo si apprestava a diventare la quinta potenza economica del mondo. Produceva cultura, quell’Italia, vinceva festival e vendeva milioni di libri: c’erano i partiti, c’erano gli intellettuali e soprattutto c’era uno scambio proficuo e incessante tra i due. Era un Paese, l’Italia, che non solo non aveva paura della libertà ma che aveva fatto di quella stessa libertà una religione laica.

Cosa è rimasto oggi di quella temperie, di quel coraggio? Poco o niente, temiamo, e il decreto Caivano, al di là di ogni sua implicazione politica, racconta un Paese chiuso, impaurito, sfiduciato verso i suoi stessi giovani che pure dovrebbero rappresentare la pietra angolare su cui edificare il futuro. E mentre prima gli 'incorreggibili' non esistevano, l'Italia oggi considera irredimibile la sua “peggio gioventù'. Quel decreto altro non fa che demolire il cosiddetto interesse superiore del minore, aderendo a uno slogan “buttiamo le chiavi delle prigioni” che ci riporta indietro di decenni. E così le nostre galere, luoghi criminogeni e insalubri, si riempiono di ragazzini ai quali, invece, dovremmo offrire una “via di fuga” dal destino già scritto da una sentenza che non lascia speranze. Per loro e per noi.