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di Giorgia Mecca

Corriere di Torino, 8 febbraio 2023

Giuseppe Culicchia presenta il suo nuovo libro in cui racconta la storia della madre di Walter Alasia, il cugino brigatista morto in uno scontro a fuoco. “Se mio figlio si fosse fatto prete, sarei andata a messa tutte le domeniche”. Sorride in ogni foto che le è stata scattata prima del 1976 Ada Tibaldi; allegra, solare, golosissima, finiva sempre il cibo avanzato nei piatti degli altri, ricordi di una fame antica ma anche voglia di prendere a morsi la vita, innamorata del suo Walter.

La Storia con la “s” maiuscola ha travolto prima uno poi l’altra, anzi, forse li ha travolti nello stesso momento, il 15 dicembre 1976 quando Walter Alasia, che avrà per sempre vent’anni, è stato ucciso dopo avere ucciso due poliziotti, Sergio Bazzega e Vittorio Padovani. Ada sarà costretta a sopportare il dolore più grande, sopravvivere alla morte di chi ha messo al mondo. La sua agonia durerà otto anni, la donna morirà a 52 anni di infarto. No, di crepacuore.

Dopo aver raccontato la storia di suo cugino, il brigatista Walter Alasia, in “Il tempo di vivere con te”, Giuseppe Culicchia torna a raccontare la sua famiglia, sua zia Ada, con il romanzo “La bambina che non doveva piangere” (Mondadori). Lo scrittore torinese, che in questi giorni è sulla bocca di tutti, tra chi lo vorrebbe a dirigere il Circolo dei Lettori e chi il Salone del Libro, preferisce non commentare le voci - “Non ho niente da dire, non è davvero il momento” - ma parlare di cose concrete, il suo passato, cosa succede quando la Storia travolge le storie.

“Il tempo di vivere con te” è il racconto di suo cugino Walter, dall’infanzia nelle campagne del Canavese alla morte a Sesto San Giovanni. Come mai ha deciso di ritornare su questa storia?

“Dopo essermi dedicato a Walter volevo dedicarmi anche a mia zia Ada, per raccontare una donna segnata al di là del bene e del male dall’amore per il proprio figlio. Ada è presente fin dal mio primo romanzo, Tutti giù per terra. Allora non avevo gli strumenti, ma per il personaggio della Zia Carlotta mi sono ispirato a lei”.

Ada è confidente e addirittura complice di suo figlio. Un giorno le capita di fare il palo a lui e Renato Curcio. Perché pensa che lo abbia fatto?

“È una scelta che non mi stupisce. Mia zia e mio cugino erano una cosa sola, li univa un legame che non ho mai più trovato in nessun altro. Sicuramente avevano gli stessi ideali, ma la scelta di Ada di coprire Walter è stata una scelta di amore, non di rivoluzione”.

Non le è mai capitato di pensare che se Ada lo avesse denunciato oggi sarebbero vivi entrambi?

“Io sono costretto ad accettare ciò che è successo, perché questo è stato. Certo, quando Walter è stato ucciso non aveva ancora fatto molto all’interno delle Brigate Rosse, forse non avrebbe fatto molto carcere. Ma le cose, come sappiamo, sono andate diversamente”.

Gad Lerner raccontando il funerale di suo cugino scrisse che Ada era distrutta e piena di dignità e che voleva dimostrare che suo figlio non era un mostro...

“Molte persone pensano che il dolore di chi stava dalla parte sbagliata non abbia il diritto di essere espresso. Io invece volevo raccontare la vita di una donna che è morta perché per otto anni non ha fatto altro che pensare alla notte in cui suo figlio è morto. A volte mi chiamava al telefono per chiedermi di fare la voce di Walter, poco prima

Nei ringraziamenti lei cita Giorgio Bazzega, il figlio del maresciallo ucciso da Alasia. Vi siete incontrati?

“Sì. Giorgio aveva due anni quando suo padre è stato ucciso, non ha avuto una vita facile. Mi ha confessato di avere odiato Walter quando era adolescente, oggi non più. Oggi si occupa di giustizia riparativa, il nostro incontro è stato emozionante. Credo che per entrambi sia stata la chiusura di un cerchio”.

Dopo ciò che è successo alla sua famiglia le è mai capitato di rifiutare la politica o addirittura odiare le ideologie che crea?

“Dipende dai periodi. Negli anni Settanta la politica era ovunque. Io ho maturato l’idea che non esistono mostri, esistono persone che commettono atti mostruosi. Caino è nostro fratello”.