sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Flavia Amabile

La Stampa, 16 aprile 2023

Nel 2022 sono stati 10 mila i permessi rilasciati. Ora, se la norma sarà cancellata, perderanno ogni forma di protezione. Per la Lega e Fratelli d’Italia la protezione speciale è “l’unicum”, “l’anomalia”, il grande privilegio da eliminare. Con un emendamento al decreto legge Cutro, la maggioranza ha trovato un accordo per far sparire questo permesso temporaneo che - sempre secondo Lega e Fratelli d’Italia - ha creato una sorta di sanatoria, un’ancora di salvezza indiscriminata per chi è irregolare. Cancellarlo vuol dire uniformare la legislazione italiana a quella del resto d’Europa, assicurano. Affermazioni che vengono liquidate come “populismo” e “demagogia” da parte degli addetti ai lavori. Cancellare questa forma di protezione dalle norme ordinarie - rispondono - è del tutto inutile: chi ne ha diritto si vedrà comunque assicurata la tutela da parte dell’Italia.

I requisiti per il permesso - Il permesso di soggiorno per protezione speciale è stato introdotto nel 2018 quando ministro dell’Interno era Matteo Salvini che decise di abolire la protezione umanitaria, ed è stato ampliato nel 2020 quando al Viminale c’era Luciana Lamorgese. Viene rilasciato, sulla base di alcuni presupposti previsti dalle norme, ai cittadini stranieri che non ottengono dalla Commissione territoriale lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria . Oppure i cittadini stranieri possono chiedere il permesso direttamente alla Questura.

Il permesso ha la durata di due anni e lo può ottenere chi rischia di essere espulso o respinto verso uno Stato dove sarebbe oggetto di “persecuzione per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali”. Oppure lo ottiene chi rischia di essere mandato in un altro Stato dove non sarebbe tutelato dalla persecuzione.

Si ottiene la protezione speciale anche quando, in caso di espulsione, lo straniero “rischi di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti o di violazioni sistematiche e gravi di diritti umani”. L’ultimo presupposto è il caso in cui l’espulsione rappresenti “una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare”. L’amministrazione, quindi, dovrà tenere di conto dei vincoli familiari dell’interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale e dell’esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il Paese di origine.

Diecimila tutelati nel 2022 - Dice Nazzarena Zorzella, avvocata dell’Asgi, l’associazione di studi giuridici sull’immigrazione: “Non è vero che la protezione speciale sia un’anomalia italiana. Sono 24 su 27 Paesi Ue a riconoscere questo tipo di protezione. Ogni Stato ha la facoltà di introdurre delle deroghe rispetto alle regole esistenti per ottenere permessi di soggiorno per motivi di carattere umanitario. Nel 2022 sono stati 10 mila i permessi di protezione speciale rilasciati. Sono il 21 per cento rispetto al totale delle forme di protezione, la forma di tutela più diffusa. Sono persone che lavorano, sono impiegati nel settore della metallurgia, dell’alimentare, della logistica, sono risorse che danno il loro contributo all’economia italiana. In caso di abrogazione della protezione, rischierebbero di tornare in una condizione di irregolarità. Si finisce per tornare ancora una volta indietro di anni e di non gestire mai razionalmente una realtà di cui l’Italia ha bisogno”.

Una cancellazione inutile - Antonello Ciervo, anche lui avvocato dell’Asgi: “Non è con una legge dello Stato che si può abrogare quello che prevedono la Costituzione, la Corte europea dei diritti dell’uomo e la Corte di Giustizia”. Se la protezione speciale sarà abrogata si avrà - per chi ne aveva diritto - la caduta in un buco nero delle garanzie ai cittadini stranieri, un aumento del contenzioso giudiziario, dell’inefficienza della pubblica amministrazione. La realtà non si può abolire. La si può mettere sotto il tappeto ma dopo un po’ anche il tappeto non potrà più nascondere tutta questa polvere e la situazione esploderà. L’Italia non è in grado di espellere tutte le persone presenti sul territorio che non avranno più la protezione. Si avranno persone che non potranno integrarsi più socialmente, che faranno ricorso ingolfando i tribunali, che ricominceranno a lavorare in nero e diventeranno degli strumenti ricattabili nelle mani della criminalità organizzata. Vuol dire creare un contesto di illegalità che aumenterà in modo esponenziale”.