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di Leonardo Martinelli

La Repubblica, 26 luglio 2022

Aumentano le partenze per il disastro dell’economia e la mancanza di controlli sulle spiagge: gli agenti sono impegnati nei seggi per il referendum costituzionale.

È uno degli effetti secondari del referendum, che potrebbe determinare il ritorno della Tunisia alla dittatura: troppo prese dal controllo dei seggi, le forze dell'ordine disertano le spiagge, dove un mare appiattito dalla calura di luglio si offre a chi vuole salire sui barconi verso l'Italia.

“Si segnala un forte aumento delle partenze, che continueranno massicce anche i prossimi giorni”, sottolinea Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes). Ma poi, se il presidente Kais Saied riuscirà (come appare scontato) a imporre la sua nuova costituzione, sottoposta al referendum di ieri (i risultati non sono ancora noti ma il sì è dato vincente), aprendo la strada a un “iperpresidenzialismo” in odore di regime autoritario, il nuovo uomo forte di Tunisi avrà la forza di frenare il flusso migratorio attraverso il Mediterraneo? Tale eventualità appare altamente improbabile.

Oltre 20mila i tunisini sbarcati sulle coste italiane - Eletto nel 2019, Saied sospese le attività del Parlamento esattamente un anno fa, in attesa della nuova costituzione. “E negli ultimi dodici mesi sono più di 20mila i tunisini sbarcati sulle coste italiane - continua Ben Amor. Nell'intero 2021 erano stati 15mila e quasi 13mila l'anno precedente. Con lui (e dopo il suo colpo di mano del 25 luglio 2021) la migrazione clandestina è aumentata”.

Ben Amor non nega che tanti giovani lo sostengano e siano andati a votare sì per la sua costituzione. “Ma è solo un voto di protesta - continua - perché lui si pone contro la classe politica, giudicata corrotta e incompetente, che ha monopolizzato il Paese dal 2011, dopo l'avvento della democrazia. Saied, però, non dà una speranza reale a questi giovani”. Per farlo dovrebbe migliorare la situazione economica e sociale, “ma lui non ha un progetto in questo senso. Ne ha solo uno di potere per sé stesso”.

Il salario medio sotto i 300 dollari - E così sono i frutti del disastro dell'economia negli ultimi undici anni a spingere i tunisini a sfidare la morte sulle onde del Mediterraneo. Il salario medio è appena sotto i 300 dollari (è anche quello di un ingegnere informatico al momento dell'assunzione), assolutamente insufficiente per una vita dignitosa, con un'inflazione annua oltre l'8%. La disoccupazione giovanile sfiora il 40 per cento. “Ad appoggiare Saied è soprattutto una parte della popolazione dal livello educativo modesto e dalle aspirazioni molto forti - sottolinea l'economista Ezzedine Saidane. Pensano che la nuova costituzione risolverà tutti i loro problemi, che porterà più soldi e occupazione.

Ma non sarà così, perché Saied non ha un reale progetto economico. La delusione in un futuro non troppo lontano potrebbe essere forte e accelerare addirittura la migrazione clandestina”. Tanto più che la situazione è degenerata prima con il Covid (da allora i turisti stranieri sono rarissimi) e poi con la guerra in Ucraina, che da sola rappresentava la metà delle forniture di grano tenero, per il quale il Paese non è autosufficiente.

La Tunisia a rischio default - Intanto la Tunisia, con un debito pubblico che ha superato il 100% del Pil, è a rischio default. “Allo Stato manca liquidità - continua Saidane - e questo ha provocato carenze di prodotti alimentari di base, come quelli derivati dal grano, lo zucchero, gli olii vegetali. Due settimane fa si è dovuto attingere alle riserve strategiche degli idrocarburi”.

Saied sta negoziando un nuovo prestito con il Fondo monetario internazionale, ma le trattative stagnano e la cifra promessa è già stata ridimensionata dai quattro miliardi di dollari richiesti da Tunisi a due. E l'Fmi, per sganciarli, pretende riforme, tagli alle sovvenzioni pubbliche e nuovi sacrifici ai tunisini. Ancora prospettive negative per le classi sociali più deboli, che alimentano le fughe disperate in mare.