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di Giansandro Merli

Il Manifesto, 22 dicembre 2023

La maggioranza avrebbe voluto eliminare anche le audizioni nelle commissioni competenti. Oggi Tajani vola in Albania per incontrare Rama e visitare il porto di Shengjin. Con 161 voti favorevoli e 110 contrari la Camera dei deputati ha approvato ieri la dichiarazione d’urgenza presentata dal governo per l’esame del disegno di legge necessario a ratificare il protocollo Roma-Tirana. L’accordo prevede la realizzazione di tre centri di trattenimento dei migranti al di là dell’Adriatico.

Incassato il parere positivo, che dimezza a un mese il tempo a disposizione delle commissioni, la maggioranza ha tentato un’ulteriore forzatura per accelerare ancora con un calendario senza audizioni. Nelle commissioni Affari costituzionali ed Esteri, riunite congiuntamente, ha però trovato il rifiuto netto delle opposizioni. Alla fine le audizioni si terranno tra l’8 e l’11 gennaio prossimi, di conseguenza il termine per la presentazione degli emendamenti, inizialmente previsto per il 9 del mese, è stato rimandato di 48 ore. Le votazioni degli emendamenti dovrebbero svolgersi tra il 16 e il 17 gennaio. L’obiettivo è conferire il mandato per l’aula ai relatori già il giorno seguente per votare entro un mese a partire da oggi.

“Il ddl di ratifica è la surrettizia integrazione della legge Bossi-Fini con l’esternalizzazione del servizio dell’esame delle richieste di asilo. Un’operazione folle che costerà milioni e milioni dei contribuenti italiani solo per foraggiare le manie propagandistiche del Governo”, dichiara il deputato e segretario di +Europa Riccardo Magi. L’aspetto paradossale è che mentre l’esecutivo Meloni corre limitando la discussione parlamentare, dall’altro lato del mare è tutto in stand by perché la Corte costituzionale ha ammesso il ricorso delle opposizioni. L’udienza pubblica è prevista il 18 gennaio prossimo, la decisione dovrà arrivare entro il 6 marzo.

“La destra vuole ratificare il protocollo in tutta fretta perché spera che prima delle elezioni europee una nave militare italiana sbarchi in Albania qualche migrante. È una gigantesca sceneggiata. Siamo di fronte all’ennesima truffa”, afferma Nicola Fratoianni, deputato e segretario di Sinistra italiana.

La procedura d’urgenza, soprattutto in queste condizioni, rappresenta l’ennesimo capitolo dello svuotamento delle funzioni parlamentari da parte di questo governo, che nonostante possa contare su un’ampia maggioranza in entrambe le camere continua a legiferare a colpi di fiducia e decreti. Il leader 5S Giuseppe Conte parla di “protocollo ridicolo” che “non verrà realizzato perché costerà 650 milioni in 5 anni. Meloni non lo farà per non correre il rischio di procurare un grave danno erariale”.

Intanto oggi il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani è atteso in Albania. Visiterà il nucleo di frontiera marittima della guardia di finanza (Nufrom), che ha una base a Durazzo e opera nel paese delle aquile da 26 anni. All’inizio per fermare le migrazioni irregolari, poi per contrastare i traffici illeciti. Tajani, soprattutto, incontrerà il primo ministro albanese Edi Rama e il titolare degli Esteri Igli Hasani. Sul tavolo, ovviamente, avrà priorità il dossier relativo al protocollo. “Il rapporto con Tirana è d’importanza strategica per l’Italia e intendiamo rendere la nostra cooperazione in materia migratoria un modello di riferimento”, ha detto il vicepremier italiano, che però nei giorni scorsi aveva smentito di essere al lavoro per replicare nell’immediato il progetto albanese in altri lidi. Tajani si recherà anche nel porto di Shengjin, dove dovrebbe sorgere l’hotspot per la prima identificazione dei migranti. La prima tappa verso i centri di trattenimento previsti nell’entroterra, nella ex base militare di Gjader.