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di Giansandro Merli

Il Manifesto, 12 novembre 2023

Ma il segretario del Pse Loefven attacca l’intesa Italia-Albania: “Per l’immigrazione serve una cornice progressista”. La destra se la prende con Schlein. Lei tiene il punto: “Viola la costituzione”. Se non è proprio un assist a Giorgia Meloni è sicuramente un passaggio che mette in fuorigioco gli avversari, che in questo caso sarebbero i suoi compagni di squadra. A margine del congresso del Partito socialista europeo (Pse) di Malaga, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che accordi come quelli tra Italia e Albania per l’esternalizzazione dei richiedenti asilo in paesi terzi “sono possibili e tutti noi li esamineremo molto attentamente”.

Una posizione isolata nell’incontro, tanto che il presidente del Pse Stefan Loefven sottolinea che “serve un framework progressista per le migrazioni” e “non il modo in cui il governo dell’estrema destra in Italia vuole esternalizzare le richieste di asilo in Albania”. Isolata, ma di peso. Per Scholz “le regole che sono state prese in considerazione lì sono possibili”. Anche perché “l’Albania sarà presto membro dell’Unione e stiamo quindi parlando di come risolvere insieme sfide e problemi nella famiglia europea”. In realtà nel Consiglio Ue di mercoledì scorso la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha raccomandato l’apertura dei negoziati con Ucraina e Moldavia, lasciando in lista d’attesa i Balcani. Tirana inclusa.

Un ulteriore segno che i socialdemocratici tedeschi si stanno ponendo seriamente il problema di piazzare fuori dai confini Ue chi cerca protezione. Le europee di giugno incombono e la Spd potrebbe voler scommettere su una limitazione dei diritti delle persone migranti per limitare la crescita delle destre estreme e moderate. Una strategia che nei 30 anni di migrazioni di massa verso il Vecchio Continente il centrosinistra ha sperimentato a varie latitudini. Ogni volta è stato un boomerang. Limitare i movimenti secondari, cioè quelli tra le frontiere interne, è una grande preoccupazione per la Germania, la meta principale dei flussi tra i 27 paesi membri (nel 2022 ha ricevuto da sola quasi il 25% delle 996mila richieste d’asilo complessive dell’Ue). La possibilità di autorizzare le procedure accelerate di frontiera anche in Stati terzi era stata dibattuta nel vertice europeo dei ministri di giustizia e interno dell’8 giugno scorso: l’Italia l’ha spuntata ed è finita nel Regolamento.

Negli ultimi giorni da Berlino erano già arrivati altri segnali preoccupanti, in particolare su una proposta di legge per sanzionare chi aiuta i migranti, prevedendo fino a cinque anni di carcere anche per i soccorsi in mare. Una misura che andrebbe contro il supporto, politico e finanziario, del governo tedesco alle Ong del Mediterraneo che però venerdì il ministero dell’Interno ha smentito. Tornando all’intesa italo-albanese le dichiarazioni di Scholz hanno fatto esultare la destra italiana. Per Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera di Forza Italia, il cancelliere ha dato “una lezione di stile e politica al Partito democratico”. Anche Tommaso Foti, presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, coglie la palla al balzo e guarda in casa dem: “Elly Schlein non ne azzecca mai una”. La segreteria del Pd, durante la riuscita manifestazione di piazza del Popolo, non ha dedicato particolare spazio alla vicenda, ma ha comunque tenuto il punto: “Quell’accordo viola la Costituzione”.

La premier Meloni ne ha nuovamente rivendicato il carattere “storico”, ma ancora siamo alla cronaca. E gli ostacoli di fronte all’effettiva realizzabilità del trasferimento di 36mila richiedenti asilo l’anno al di là dell’Adriatico restano tutti lì. E sono di natura logistica, economica e legale. Su questi piani si aspettano le prossime mosse del governo. Non sarebbe la prima volta che in tema d’immigrazione la leader di FdI, dopo aver annunciato svolte epocali, si trova costretta a decisi passi indietro. Per colpa di qualcun altro, ovviamente.